Troppi «incidenti» a Palmi 4 difensori sotto inchiesta di Enzo Laganà
Troppi «incidenti» a Palmi 4 difensori sotto inchiesta Difensori di fiducia di alcuni imputati di mafia Troppi «incidenti» a Palmi 4 difensori sotto inchiesta DAL NOSTRO CORRISPONDENTE REGGIO CALABRIA — Ogni giorno un colpo di scena attorno al processo alla mafia che si sta celebrando davanti alla Corte di assise di Palmi. Quello di ieri, comunque, era già nell'aria da giorni e anche se la procura generale di Reggio non ha lasciato trapelare nulla di ufficiale, trincerandosi dietro il segreto istruttorio, si è appreso che quattro penalisti del foro di Palmi sono stati raggiunti da altrettante comunicazioni giudiziarie per minacce gravi. I nomi rilanciali dall'agenzia di stampa Italia sono quelli di Marco Masseo. componente il consiglio dell'Ordine e già presidente dell'amministrazione provinciale di Reggio negli Anni Sessanta, difensore di Peppino Piromalli, Mario e Francesco Vigna, Marcella Belcastro. Tutti e quattro hanno però smentito recisamente di avere ricevuto alcuna comunicazione giudiziaria e qualcuno (l'avvocatessa Belcastro) ha minacciato querele per quelle che sono state definite -chiacchiere propagate nel Palazzo di giustizia di Palmi-. -Il mio passato e il mio presente — ha dichiarato l'avvocato Mario Vigna — sono cristallini, tanto che per molti anni ho svolto ancìie le funzioni di vlcepretore onorario qui a Palmi-. E' un dato di fatto che l'In dagine ha preso le mosse dallo strano andamento del processo che i magistrati della Corte di assise — nonostante la fermezza e il coraggio dimostrati — stentano a condurre in porto per una serie di ostacoli che in questi sei mesi (l'inizio risale al 22 dicembre) si stanno frapponendo da più parti. E non sempre si è fatto ricorso — come è stato pubblicamente detto — a procedure ortodosse o previste dal codice. Accanto ai tentativi di ricusazione del presidente, dalle richieste di legittima suspicione, tutti respinti anche dalla Cassazione, si sono provocati alcuni -incidenti- procedurali fin troppo plateali. L'ultimo, che ha portato poi allo sciopero degli avvocati e ad una paralisi del processo, tanto che il ministro di Grazia e Giustizia Martinazzoli ha minacciato di adottare provvedimenti legislativi per la sospensione dei termini di custodia preventiva, si è verificato nell'udienza del 13 giugno. Quel giorno l'avvocato Francesco Vigna ha provocato il pentito Pino Scriva mettendo in dubbip la legittimità del figlio. Alla reazione di Scriva è seguita quella degli imputati che hanno preso lo spunto per ricusare i propri difensori. Si è passato poi allo sciopero degli avvocati, proclamato il 19 dopo che il presidente dell'Ordine, avvocato Napoli, cosi come altri penalisti che avevano assunto la difesa d'ufficio, avevano ricevuto varie minacce. Nella seduta del 24 la Corte censurava le decisioni della classe forense con un'ordinanza, scrivendo fra l'altro: «.../ due attentati autorizzano ogni ragionevole dubbio sulla libertà di scelta del pro¬ ponente della proclamazione dello sciopero- (che era l'avvocato Masseo). Copia dell'ordinanza finiva, oltre che sui tavoli del ministro, dell'Antimafia, del Consiglio superiore della magistratura e del Consiglio nazionale forense, anche su quello del sostituto procuratore generale di Reggio, dottor Guido Neri, che ha ora in mano l'indagine. Accanto a questa inchiesta, un'altra è portata avanti dai magistrati di Messina per alcune ritrattazioni epistolari inviate al giornale locale lo scorso anno e che sarebbero state imposte nel carcere di Rebibbia al pentito Pino Scriva. In un clima che diventa ogni giorno più «caldo», oggi si terrà a Palmi l'assemblea degli avvocati che dovrà decidere sull'azione di sciopero e che già è stata sconfessata nella prima udienza di lunedi scorso da ben ventuno iscritti, tra cui lo stesso presidente dell'Ordine, avvocato Napoli. Enzo Laganà
Persone citate: Francesco Vigna, Guido Neri, Marcella Belcastro, Mario Vigna, Martinazzoli, Peppino Piromalli, Pino Scriva, Scriva
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