Agca torna a parlare di Antonov «Voleva che uccidessi Walesa»

Agca torna a parlare di Antonov «Voleva che uccidessi Walesa» Smentisce se stesso e conferma i dettagli della «pista bulgara» Agca torna a parlare di Antonov «Voleva che uccidessi Walesa» DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — I numeri da circo sono veramente finiti oppure Mehmet Ali Agca va solo prendendo tempo per preparare qualche altro colpo a sensazione? La domanda è legittima, visto clic, ,<jta un paio di udienze li «'lupo grigio» che si era proclamato «Messia» ed in procinto di rivelarci la data esatta del giorno del giudizio sembra aver messo la testa a posto: risponde con precisione a tutte le domande del pubblico ministero Antonio Marini; ricostruisce nel dettagli ogni particolare della cosiddetta «pista bulgara», non si irrita più per 1 frequenti richiami alla sincerità del presidente Severino Santiaplcht. Si permette, anzi, di fare il moralista. «Pentirsi significa letteralmente riconoscere i propri errori — ha detto ieri ad un certo punto — ma non rammaricarsi di un passato negativo. Significa correggersi, progredire, agire sempre secondo l'Indicazione divina del dieci comandamenti: Immediata la battuta, in risposta, del presidente della Corte. «Per un musulmano è a dir poco strano parlare del decalogo divino..., e poi uno di quei comandamenti è di non dire mai menzogne!-. L'esperienza di queste ventidue udienze, comunque, insegna che dei comportamenti di Mehmet Ali Agca è meglio non tener conto. Importante, invece, è che Ieri, per la prima volta e per iniziativa del rappresentante della pubblica accusa, si è parlato a lun¬ go del caso Antonov, sinora neppure sfiorato, nonostante costituisca uno degli aspetti più delicati del processo. Punto per punto, Agca ha confermato le sue accuse, contro il funzionario della .Balkan Air», come al solito Impassibile nella sua «gabbia», quasi che quanto avveniva nell'aula non lo riguardasse. E intanto, sulla pedana, il terrorista ribadiva che SergheJ Antonov fumava si- garl «Avana», comprava bottiglie «mignon» per la sua collezione, si stancava quando doveva camminare troppo a lungo, come avvenne quella volta, in occasione di una passeggiata dalle parti di piazza Colonna nel dicembre del 1980. E Antonov c'era anche nel gennaio successivo, quando, con l'addetto milita-1 re YelioVassllev, nella casa di Todor Ayvazov, in via Gallani 36, si discusse come far fuori Lech Walesa, in quei giorni in visita a Roma. Benché lo stesso giudice Ilario Martella nella sentenza di rinvio a giudizio abbia escluso qualsiasi valore a queste rivelazioni del terrorista, Agca le ha riproposte integralmente. Quell'attentato fu annullato all'ultimo momento perché Vassllev seppe dal suo misterioso informatore che i servizi segreti italiani erano al corrente di tutto. Ma c'è la storia di Rossitza Antonova che non quadra. Perché Agca prima sostenne d'averla conosciuta nella casa di via Pola e poi ritrattò? E perché ciò avvenne subito dopo che, da Sofia, 1 bulgari avevano dimostrato che, a quell'epoca, la moglie del funzionarlo delle linee aeree era nella capitale bui gara e non a Roma? Agca ha ammesso che, quella volta, come d'altronde gli è capitato in tante occasioni, disse il falsp. Ma ha sostenuto d'essere stato quasi obbligato a farlo Sorprendendo tutti, Agca ha detto che cercò di «confondere l'andamento dell'inchiesta- e di 'alleggerire la posizione dei bulgari-, accreditando le voci che lo davano per matto, solo perché doveva proteggere la vita di Emanuela Orlandi. Lui sapeva che la giovane figlia del funzionario del Vaticano misteriosamente scomparsa All'Inizio dell'estate di due anni fà era rieile mani.del complice Orai Celik e dei servizi segreti bulgari. Loro l'avrebbero potuta uccidere se lui non avesse attenuato un po' il suo' violento 'j'accuse-. La storia, messa cosi, è assai contorta e probabilmente, il confronto tra le date del sequestro della Orlandi e del «ripensamenti» di Agca rischia di smontarla, Il presidente della Corte si è ripromesso, comunque, di controllare tutto.

Luoghi citati: Roma, Sofia