Spine Cee in eredità al Granduca di Renato Proni

Spine Cee in eredità al Granduca Spine Cee in eredità al Granduca Presidenza lussemburghese per il «dopo-Milano» - Le incognite di Londra, Copenaghen e Atene sul futuro comunitario DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES — La Commissione europea si è riunita ieri per analizzare l'esito del Consiglio europeo di Milano, soprattutto in rapporto alla decisione di tenere una conferenza intergovernativa sulla riforma dei trattati di Roma. Contemporaneamente, il Granducato .del Lussemburgo (350 mila abitanti) ha assunto fino alla fine dell'anno la presidenza della Cee (quasi 300 milioni di persone). Al momento, il futuro comunitario è denso di incognite ma una cosa è chiara: con 11 voto sulla conferenza intergovernativa che ha contrapposto sette Paesi favorevoli a tre contrari, si apre nella Cee una fase nuova, di verifica e forse anche di confronto, dagli sbocchi Imprevedibili. Oli obiettivi della conferenza intergovernativa sono noti: aggiornare 11 trattato istitutivo della Comunità per abolire, o limitare severamente, .11 diritto di veto di ciascun Paese nelle decisioni del Consiglio del ministri, accrescere 1 poteri del Par-i lamento europeo e magari della Commissione della Cee, creare su basi legali un segretariato influente sulla cooperazione In politica estera. L'aggiornamento del trattati è il fine degli «idealisti» che reclamano l'unione europea ma è anche la premessa legale essenziale perché l'obiettivo principale del Paesi cosiddetti «pragmatici», 11 grande mercato Interno, sia realizzato. C'è consenso, qui a Bruxelles, che prima di arrivare a una bozza di conclusione sul futuro delle Istituzioni comunitarie, si dovrà proseguire per parecchi mesi l'opera di chiarificazione tra i dieci governi. Per esemplo, non è detto che la Francia e la Germania, alla conferenza Intergovernativa, accetteranno per intero il dise-, gno di unione politica più avanzato: per ora, a Milano, hanno soltanto approvato la procedura relativa senza impegnarsi sulla sostanza. Anche Parigi e Bonn, Infatti, hanno le loro riserve sui «balzi nel. buio». La risolutezza con cui il presidènte del Consiglio Bettino Craxi e il ministro degli Esteri Giulio Andreot- tl hanno forzato la votazione di sabato al Castello Sforzesco solleva quindi più problemi di quanti ne abbia risolti, fatta salva la virtù della chiarezza. C'è, evidentemente, un controsenso logico nel volere, per decisione a maggioranza, una conferenza intergovernativa alla quale, per legge, le decisioni dovranno essere adottate all'unanimità. E' molto probabile, dunque, che il Regno Unito, la Danimarca e la Grecia, I tre Paesi messi in umiliante minoranza a Milano, si preparino a sabotare la conferenza, o a limitarne al massimo l'iniziativa. Se ciò avverrà, questa conferenza non produrrà alcun risultato di rilievo, lasciando le cose come prima, ma con lancinanti recriminazioni reciproche. Al contrarlo, si dice qui, se 1 sette Paesi — l'Italia in testa — che si sono espressi a favore della conferenza intergovernativa dovessero decidere di progredire sul serio a livello politico e Istituzionale senza gli altri tre, nascerebbe l'«Europa a due velocità», con l'effetto pratico di emarginare 11 Regno Unito, la Grecia e la Danimarca dalla unione europea e forse anche dalla Cee come oggi è concepita. I movimenti europeisti accetterebbero questa soluzione piuttosto che la paralisi. Ma le scelte non possono essere cosi radicali: o tutto in sette o niente per dieci. SI può — forse — partire dal .presupposto che l'Europa non può fare a meno del Regno Unito (e ancor di più è vero l'opposto). Ora, Londra non è statica ma ha già compiuto passi in avanti, proponendo il mercato comune unico e non rifiutando a priori le restrizioni all'uso del veto, anche se insiste che l'ultimo baluardo della sovranità britannica deve restare il Parlamento di Westminster. Allora, non si può escludere che alla conferenza Intergovernativa si arrivi a un accordo •minimalista», accettabile a tutti, che renda possibile il progresso politico, Istituzionale ed economico della Cee, anche se più lento rispetto alle aspettative dell'Italia e del Benelux. Si ha l'impressione che questa soluzione non sarebbe invisa anche a Parigi e a Bonn. L'alternativa sarebbe 11 rischio di una secessione «de facto» dalla Cee di alcuni Paesi o comunque una situazione di caos nelle Istituzioni comunitarie e nelle sue attività. Renato Proni

Persone citate: Bettino Craxi, Giulio Andreot