Il fantastico mito Patek Philippe conquistò perfino il gelido Lenin

Il fantastico mito Patek Philippe conquistò perfino il gelido Lenin Il fantastico mito Patek Philippe conquistò perfino il gelido Lenin escono ogni anno non più di dieci-dodlclmlla esemplari. Una produzione di élite anche per 1 prezzi, ma abbordabile ad una fascia relativamente ampia di persone. C'è la clientela fedele, le famiglie Industriali di solida tradizione, 1 grossi nomi della medicina e della politica internazionale; ma accanto ad essi si stanno facendo strada le classi emergenti delle nuove tecnologie avanzate. Non a caso oggi a scoprire 1 Patek Philippe non sono più gli arabi ben forniti di petrodollari, ma i manager dell'elettronica, dell'informatica, delle produzioni chimiche e biologiche. E' una fascia completamente nuova, che la Patek Philippe sta facendo emergere con azioni promozionali mirate, di prestigio, come i concerti (ma guai a parlare di sponsorizzazione) e 11 golf. Naturale che con questo tipo di clientela il meccani- stava però già facendo una. reputazione a livello internazionale. I due fondatori (come ricorda la bibbia degli appassionati di orologi di lusso, «Le Ore d'oro» di Franco Nenclni e Giampiero Negretti, edito da Wrist) avevano un obiettivo: fare 1 migliori orologi al mondo. Cosi 1 Patek Philippe sono diventati il segno distintivo di una classe che ama le cose esclusive e raffinate. Tutti i pezzi che compongono gli orologi vengono costruiti e montati a mano da artigiani specializzati, al macchinari si fa ricorso soltanto con 11 controllo costante e diretto dell'uomo (anche se in alcune lavorazioni è stato introdotto l'utilizzo del laser per ottenere la massima precisione nel taglio dei particolari). Se si punta alla qualità è ben difficile ottenere nello stesso tempo la quantità: cosi dalla Patek Philippe come pure lo aveva acquistato il cantore del suo impero. Kipling. Ma 1 Patek Philippe sono pure finiti nel taschino (o al polso) di compositori come Wagner e Ciaikoswskl, del trasvolatore dell'Atlantico David Lindberg o di Kalashnikov. I nomi di tutti 1 compratori (famosi e no) sono scritti su grossi libri, alcuni con la carta ormai ingiallita, a partire dall'anno di fondazione della Patek Philippe, 11 1839. Fin da quell'anno per ogni orologio viene scritto dove, quando e a chi è stato venduto, quanto tempo è stato impiegato per produrre i pezzi più importanti e chi li ha montati. Ancora oggi la tradizione viene rispettata per quelli che vengono considerati i Rolls Royce dell'orologeria mondiale. E come la Rolls Royce, la Patek Philippe nacque dall'accordo di un finanziere e di un tecnico. Ad associarsi furono il coli¬ QUANDO Vladimir Il'ic Uljanov, meglio noto come Lenin, si trovava in esilio in Svizzera, spesso si forniva di sigari da Davldoff, nel notissimo negozio di Olnevra. quasi di fronte al lago. E fu cosi che quando scoppiò la rivoluzione russa, Lenin se ne andò senza pagare il conto del sigari comprati a credito (e ancora oggi Davldoff conserva con un pizzico di snobismo il libro contabile con la cifra che attende di essere pagata). Lenin però non si dimenticò, una volta giunto al potere, del negozio di orologi Patek Philippe, al numero 41 di rue du Rhòne, cosi vicino a quello di Davidoff e divenne uno del numerosi clienti illustri della marca ginevrina. Il leader sovietico, quanto a gusti raffinati in fatto di orologi era infatti In buona compagnia: prima di lui ne aveva acquistato uno la regina Vittoria. li 1° Patek Philippe da polso te Antoine de Patek, nobile polacco esule in Svizzera e Adrlen Philippe, giovane orologiaio francese che si

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