Lo sfortunato comò in attesa del gemello

antlquarlo^^^^^—= antlquarlo^^^^^—= Lo sfortunato comò in attesa del gemello simo che il fruttivendolo possedeva e aveva venduto? Meritava la pena di indagare. La bottega del restaura-1 tore, al fondo di un cortile In un quartiere popolare, era costituita da un vano solo, poco ampio, con una parete perduta In vetrata. L'artigiano, per tener libero un po' di spazio per il lavoro, accatastava uno sull'altro i mobili da restaurare lungo la parete più lunga. Il comò Settecento fini al terzo posto in alto. «Mentre il comò aspetta il suo turno lei cerchi di comperare l'altro, se c'è», disse l'artigiano. L'informazione era esatta: 11 fruttivendolo aveva veramente un comò Settecento identico a quello: le misure In centimetri corrispondevano esattamente, pure 1 legni usati erano gli stessi. Non v'era dubbio che entrambi erano nati insieme, opera della stessa mano. Il Lasagni, trovò dai coniugi fruttivendoli buona disposizione alla vendita del mobile. Era l'unico pezzo antico di quell'alloggio: i padroni di casa l'avevano ricevuto in eredità anni prima, lo tenevano nella loro camera da letto, ma non legava con gli altri mobili, moderni. Ora, davanti all'occasione di disfarsene, cercavano l'affare. La loro IN antiquariato gli oggetti In coppia sono sempre protagonisti ambiti: i candelieri, le consolle, 1 vasi, 1 comò. Il valore di una unità, nel caso del gemellaggio, non si limita al raddoppio, può anche quadruplicare. L'incremento del prezzo è direttamente proporzionale alla qualità, al pregi. : Queste nozioni elementari erano ben note a Gildo Lasagni, sebbene fosse alle sue prime manifestazioni hobbistiche d'antiquariato. Un giorno gli capitò di comperare da un rigattiere, a prezzo discreto, un cassettone Settecento, lastronato e panciuto, di origine ligure. Un buon pezzo, anche se piuttosto malandato; ma sarebbe tornato all'antica bellezza nelle mani di un buon restauratore. Il Lasagni ne conosceva uno bravissimo e gli portò 11 comò. Il falegname, appena lo vide, espresse 11 proprio apprezzamento e chiese al cliente se lo avesse comperato dal fruttivendolo in capo alla strada. «No, da un rigattiere». «Strano, giurerei che è lo stesso». S'apriva per Lasagni un fascinoso quesito: esisteva un altro esemplare del suo comò o questo era il mede¬ Comò in palissandro e <<bois de violette»; '700 lombardo richiesta era questa: una somma corrispondente al valore di un comò nuovo e un cassettone, pure nuovo, da mettere al posto di quello che andava via. Lasagni, euforico per la scoperta del gemello, non esitò ad accettare. .Andò in un negozio di mobili, scelse un cassettone di prezzo contenuto e consegnò l'indirizzo al quale portarlo. L'indomani si recò dai fruttivendoli convinto di poter prelevare il suo Settecento. I coniugi chiusero bottega lasciando sulla porta 11 bi¬ glietto «torno subito» e accompagnarono il Lasagni .|i'e) lprq appartamento., Con un. sorriso stentato gii' dissero che il comò non li soddisfaceva. Spiegava la donna: «Vede, non lega con i nostri mobili: è di acero mentre il mobilio nostro è di noce». Un contrattempo spiacevole, ma il Lasagni era ancora animato da buon entusiasmo. Chiese qualche giorno di tempo per rimediare. L'indomani domandò al negozio di mobili se potevano ritirare 11 comò e sostituirlo, ma gli risposero che non prendevano roba usata. Lasagni mandò un trasportatore con un camioncino e fece trasportare il cassettone a casa propria, lo sistemò provvisoriamente nello studio. E si mise a girare per altri negozi. Quando gli parve di avere trovato 11 comò adatto telefonò al coniugi fruttivendoli Invitandoli ad andare a vedere se 11 soddisfaceva. ■ -v ■ ■ ■

Persone citate: Gildo Lasagni, Lasagni