Torna a crescere il clan dell'orso bruno europeo

Torna a crescere il clan dell'orso bruno europeo Torna a crescere il clan dell'orso bruno europeo Ma in Italia la sit Dal prossimo numero di «Airone», il mensile dedicato alla natura edito da Giorgio Mondadori, anticipiamo un interessante articolo che documenta l'attuale diffusione dell'orso bruno in Europa. L5 ORSO bruno euro; peo, ridotto In tutta la parte occidentale a pochi nuclei superstiti, sta forse lentamente riguadagnando terreno. La sottospecie Ursus arctos arctos era diffusa un tempo in tutta l'Europa, esclusa l'Islanda e le isole mediterranee; oggi sopravvive in quantità relativamente consistenti solo nella fascia orientale (dall'Unione Sovietica fino alla Turchia). Per il resto, le popolazioni rimaste si contano sulle dita di una mano: in Scandinavia e Finlandia, sui Pirenei, nel Trentino e in Abruzzo. Ora gli orsi orientali sembrano tendere, perlomeno In alcuni punti, a espandersi verso Ovest, a vantaggio del nuclei superstiti. E' ciò che succede soprattutto in Finlandia dove si assiste a una immigrazione piuttosto costante di individui giovani provenienti dalla Cardia, cioè dai confini con l'Unione Soviètica, dove gli orsi in sovrannumero si muovono alla ricerca di nuovi territori. In Finlandia si parla oggi di oltre 350 esemplari. Anche dalla penisola scandinava le notizie sono relativamente buone: tra il 1910 e il 1930 la popolazione della Norvegia aveva toccato minimi storici di poche decine di sopravvissuti; nel '77 si aggirava di nuovo intorno al centinaio di individui, una cifra che potrebbe essere attualmente raddoppiata. Qualche cosa di simile, ma in proporzioni molto, molto minori avviene anche in Italia: nella zona più orientale, attorno a Tarvisio, nel Friuli, viene sporadicamente segnalata qual- ( che traccia di orso: dal '72 a uazione è ancora oggi molto difficile oggi ne sarebbero comparsi due, forse tre provenienti dalla vicina popolazione jugoslava in fase di espansione; qualcuno si sarebbe fatto vedere anche in Austria. Un tentativo di nuova colonizzazione? Potrebbe darsi, se non fosse che questi «pionieri» possono essere liberamente abbattuti prima del confine poiché in quella regione jugoslava la specie non è protetta. Poco più di un centinaio di chilometri a Ovest si trova il piccolo gruppo degli orsi del Trentino: una quindicina di individui, un numero al limite del minimo ritenuto necessario alla sopravvivenza di una popolazione (che era stata data addirittura per scomparsa nel '69, ma che da vari anni è tornata stabile). Nessun orso morto trovato dal 1972 a oggi e un incremento medio di tre piccoli ogni due anni sono il bilancio tutto sommato positivo dell'Ufficio parchi della Provincia. Diversamente però stanno le cose nel due insediamenti più meridionali dell'orso nell'Europa occidentale. Nei Pirenei, l'Ursus arctos pyrenaicus, presente ancora In ristrette zone, corre grave pericolo di estinzione. Sul versante francese si contano due nuclei, nella valle d'Aspe e d'Ossau e nell'Arlège; su quello spagnolo sopravvive un gruppo nella Cordlllera Cantabrica. La presenza umana sempre più Incalzante, probabilmente la mancanza di provvedimenti adeguati e il bracconaggio sono responsabili della riduzione della popolazione a non più di poche decine di individui in tutto. E infine, l'orso bruno marsleano per cui già più volte è stato lanciato l'allarme. Come sta adesso? Forse nessuno lo sa esattamente. Due sole sono le condizioni certe: la prima è che il suo • areale si sta sempre più allargando al di fuori della zona del Parco Nazionale d'Abruzzo. Per quale motivo? Dice Hans Hot li. ricer¬ catore svizzero, ritenuto uno dei maggiori esperti dell'orso europeo. «Questa dispersione potrebbe significare un aumento della popolazione, come in Russia, oppure, al contrarlo, potrebbe voler dire che gli orsi si stanno allontanando dalla zona del parco. Di fatto, al momento attuale, non lo sappiamo». Ma Franco Zunino, ex tecnico del Parco, ora ricercatore in proprio, non ha dubbi: «Gli orsi stanno letteralmente scappando. SI pensi solo che il 30 aprile di quest'anno non era ancora stata vista, per quanto mi consta, una sola traccia d'orso nel territorio del parco, mentre piovono segnalazioni dall'esterno dove prima la specie non era mal stata avvistata. Un esemplare è stato segnalato addirittura sul Gran Sasso». Il secondo dato di fatto è che, oltre a quelli già segnalati un anno fa, altri orsi sono stati trovati morti: 5 in base ai dati ufficiali, 7 secondo Zunino, per un totale di 19 dal 1981 a oggi. Dunque, quanti ne sono rimasti? Una risposta univoca non esiste. Secondo Roth, sono almeno 60-80 e quelli persi potranno essere rimpiazzati da una popolazione la cui densità è comunque da considerarsi alta rispetto a quelle nordiche. Secondo Zunino, non possono essere più di una cinquantina, di cui al massimo 18 si trovano ancora all'interno del parco. Ma se la situazione è veramente preoccupante, quali ne sono le cause? Ir'abolizione della pastorla e la competizione alimentare con il numero innaturalmente alto di cinghiali secondo Fabio Osti, esperto di orsi nel Trentino; in primo luogo 11 turismo selvaggio, secondo Zunino. Qualche rimedio? Se non il ripristino del pascolo del bestiame, almeno il taglio dell'erba, per assicurare la ricrescita di una delle fonti alimentari del plantigrado, Maddalena Jahoda Importa

Persone citate: Cardia, Franco Zunino, Giorgio Mondadori, Hans Hot, Maddalena Jahoda, Roth