La supervocale «I» chiave del linguaggio di Lorenzo Pinna

La supervocale «I» chiave del linguaggio La supervocale «I» chiave del linguaggio solo due volte. Altre vocali, come la «e», sono state confuse anche 500 volte. Per questa ragione sia il professor Lieberman che 11 professor Nearey, ritengono che la «1» sia il suono di riferimento che permette di confrontare un suono In entrata dal mondo esterno con un modello «neurologico, interno al nostro cervello. E' da questo confronto che è possibile «normalizzare» e comprendere ogni successivo suono in entrata. Se l'ipotesi del professor Lieberman è corretta, sarà possibile in futuro costruire robot iti grado di normalizzare, cioè di capire, ogni voce umana senza giganteschi archivi di Impronte sonore. Un programma per una simile macchina è slato parzialmente già scritto consente a un robot che abbia in archivio solo la «U di ogni possibile Interlocutore di decifrare anche altre parole (ovviamente comprese nel programma). Bisogna di nuovo sottolineare che gli uomini non hanno in archivio alcuna «i« di possibili interlocutori e che quindi il meccanismo neurologico più raffinato dì quanto per il momento possiamo immaginare o sclvere nei programmi per i computer. Il professor Lieberman i Ipotizza inoltre che la «1» sìa apparsa relativamente tardi nel corso dell'evoluzlo-, ne umana. Solo la nostra specie. l'Homo sapiens sapiens, sarebbe stata dotata dell'apparato normalizzatore basato sulla supervocale. Secondo questa Ipotesi gli antenati più lontani dell'uomo, in maniera simile al robot, avrebbero avuto gravi difficoltà nel comunicare verbalmente. E gli ingegneri che oggi stanno lavorando alle macchine che riconoscono la voce umana devono affrontare un problema risolto dall'evoluzione naturale almeno 50.000 anni perché compensiamo in modo automatico le differenze fra le due immagini. Iti altre parole "normalizziamo" l'immagine. Analoghi apparati normalizzatori sono in funzione per il linguaggio». Possiamo aggiungere, per confermare questo paragone, che gli attuali robot dotati di visione incorrono in difficoltà slmili a quelli che capiscono le parole: un cambiamento di posizione o di orientamento impedisce il riconoscimento di un oggetto. QUANDO ascoltiamo parlare una persona (nella nostra lingua naturalmente) non ha molta importanza se la voce è bassa come quella di un uomo adulto o alta come quella di un bambino piccolo: noi riusciamo ugualmente a decifrare i suoni emessi, per esempio una «a*, sebbene le frequenze siano molto differenti. Questo fatto, che ci appare assolutamente banale, è in realtà un fenomeno molto difficile da spiegare: lo sanno bene gli ingegneri che tentano di costruire macchine In grado di riconoscere la voce umana. Nonostante gli straordinari progressi degli ultimi tempi, queste macchine elettroniche (ne esiste una anche allo CSELT di Torino) possono capire un vocabolario abbastanza ristretto (qualche centinaio di parole) e solo se questo viene pronunciato da interlocutori la cui «impronta» sonora sia già stata archiviata nel circuiti di silicio. Se però alla persona, già conosciuta dalla macchina, capita di prendere un raffreddore, la sua voce, leggermente mutata, non sarà più capita. Paradossalmente, per costruire una macchina capace di riconoscere tutte le persone parlanti una certa lingua, dovremmo inserire nel suo archivio elettronico tutte le loro impronte sonore. E' facile constatare invece come due italiani, al loro primo incontro, si Intendano benissimo anche se le loro frequenze vocali sono molto differenti. Il professor Liebermann della Brown University di Providence (Usa) spiega cosi questa sintonizzazione automatica: «Il procedimento non è molto diverso dal modo in cui correggiamo le immagini che vengono prodotte sulla retina. Riconosciamo lo zio Giuseppe, per esemplo, sia a uno che a dieci metri di distanza. ppo alto: dipende da un ormone Le notevoli differenze nelle concentrazioni polliniche delle due stazioni di rilevamento può essere Imputata alle condizioni meteorologiche, caratterizzate in alcuni giorni da temporali localizzati diversamente sul territorio. Le graminee presentano completa fioritura della maggior parte del generi e specie estive. Ter le urtlcacee è prevedibile un ulteriore aumento. A) A cura del Dipartimento di Biologia ivgctate dell'Università di Torino e della Serione di Allergologia dell'Ospedale MaurUriano di Torino. B) A cura della Sezione di Allergologia detl'Osiìedale S. Luigi Gonzaga. Vssl 34 Orbas-*d«io. Alcuni studi sperimentali sembrano indicare che il procedimento «normalizzante» delle voci si basi su un suono di riferimento. Questo suono è la vocale «i». che viene definita una «supervocale». La «i» risulta infatti, da studi condotti dal professor Nearey, 11 suono meno ambiguo del nostro alfabeto. Su diecimila prove di ascolto, la «i. è stata scambiata con Uri suoni 6 7/6 8/6 9 6 10 6 BABAEABAB 10? 37 103 18 101 4 99 5 101 79 33 77 18 71 3 51 5 Cj 14 6 18 3 15 1 1? 1 12 5 — 4161 12 — 6 — — — — — — — > Lorenzo Pinna .,. bj-j —

Persone citate: Brown, Lieberman, Liebermann, Luigi Gonzaga

Luoghi citati: Providence, Torino, Usa