Burgess si perde nella Roma degli antichi cristiani

Il nuovo romanzo uscito a Londra Il nuovo romanzo uscito a Londra Burgess si perde ll R gnella Roma degli antichi cristiani «in parte per suo proprio piacere., cosi ancne il soggetto pare scello solo in parte per suo proprio piacere. Il narratore è interessato alla depravazione morale dell'Impero. Egli ritiene che «la letteratura cessi di essere letteratura quando si rimette al giudizio morale, diventando cosi filosofia morale o un qualcosa di tremendamente noioso.. E qui sembra che il pensiero del narratore sia di fronte ad un'alternativa: o seguire la via della depravazione morale o cessare di essere un artista. Alternativa falsa. I Cristiani fanno il loro viaggio da Gerusalemme alla depravata Roma. Roma sembra distruggerli (con un piccolo aiuto anche dall'eruzione del Vesuvio), ed il narratore si lascia andare a considerazioni completamente pessimistiche su questo mondo e sul prossimo. Burgess ci dice che lui non condivide il pessimismo del narratore. Ma quanto deve essere stato esasperante per lui aver speso così tanto tempo per creare questo personaggio: e quanto esasperante è per noi. Se solo l'autore fosse stato più sincero e avesse detto: «Non aspettatevi grandi cose, questo è solo il prodotto minore di una serie televisiva», noi avremmo potuto ignorare il libro, tornarcene a casa e riprendere a leggiucchiare il volume di padre Augustinus Merk. tro il muro e perfino sul bordo della finestra e cionondimeno lei non era ancora soddisfatta, benché Gaio Siilo pensasse che lei dovesse diventare rauca per le urla di piacere. Di nuovo sul letto, lei raggiunse finalmente l'apice del godimento e la sua bella faccia assunse un'espressione cosi estatica che si può definire beata. Tutto questo è abbastanza disgustoso». guaggio. Io avrei anche potuto scrivere in latino o perfino in aramaico». Si può supporre da questo modo di raccontare ai lettori che Burgess avrebbe anche potuto scrivere un ottimo romanzo ma che abbia deciso, per ragioni linguistiche, che i racconti del narratore dovessero essere scritti in forma sciatta? Ma allora, ci domandiamo, a che serve il narratore? La storia oggetto del romanzo va dalla crocefissione di Cristo alla persecuzione dei primi Cristiani a Roma. E' intercalata da descrizioni di crudeltà dei vari imperatori da Tiberio a Domiziano, scene che Ù narratore si può supporre abbia conósciuto soltanto per sentito dire. In altre parole, il narratore non partecipa davvero alla storia, ma è, nella maggior parte dei casi, solo il vostro vecchio onnisciente narratore, né più, né meno. Non è lui che trae molti spunti dagli «Atti degli Apostoli» per la sua storia, è Burgess in persona, ma l'effetto di questa propensione è quello di farci notare quanto gli «Atti» siano meglio di questo romanzo. Se uno non è convinto dell'uso che Burgess fa del personaggio del narratore, o dei suoi giochi linguistici, resta tuttavia il soggetto potenzialmente interessante dei primi giorni della missione cristiana tra i Gentili. Ma di nuovo l'attenzione dell'autore non è completamente assorbita dall'argomento. Come il romanzo è scritto gelo custode - n.d.U. Toccala, fatti avanti, abbracciala, baciala, mostrale che sei una creatura in carne ed ossa.. Pietro prova, ma la ragazza urla di paura. La madre di lei osserva: «E' una brava ragazza, ma un po' sciocca. Il suo nome significa rosa, ma non profuma come una rosa». Io credo die l'ultima battuta contenga a bella posta un gioco di parole che ci rammenta che, benché l'immaginario narratore scriva durante il regno di Domiziano, l'autore reale ha letto Shakespeare. Sentite ancìie questa: «Pietro, sul pagliericcio della sua prigione, non aveva, benché'in prospettrfa fosse destinato a diventare santo, alcuna aureola». Un trucco di Burgess — che contribuisce, ad impedire i progressi del lettore — consiste nel mettere le frasi in un ordine un po' strano. Uno non deve mai fidarsi completamente del senso letterale della frase quando vi presta attenzione. Lo stile, in questo romanzo, è la cosa più importante anche se le persone semplici possono non capirlo. Ci sono anche molti brani in cui l'autore mostre la sua abilità neWirnilare la più trita pornografia. «Lei si aggrappò a lui con straordinaria voluttà L'ora seguente trascorse in una eccezionale varietà di abbracci e penetrazioni, lei prendeva e subiva l'iniziativa, a turno cavalla o cavaliere. Lasciarono 11 letto per 11 pavimento, lo fecero con¬ La costruzione del romanzo non dà alcuna garanzia. Nella seconda pagina il narratore ci avverte che: «Il greco che uso non è la lingua di Omero o Eschilo ma uno sciatto e sgrammaticato Sabir (una lingua franca del Mediterraneo - n.d.U senza la finezza di spirito dell'idioma degli ateniesi e che tende ad un linguaggio zuccherinoso che dà sui nervi. Questa proprietà non è del romanziere ma del lin¬ James Fenton Copyright «'The Times» i - '''talia «La Stampa» Le sorprese dell'antiquario sepolture e monumenti scomparsi o mai esistiti, però rimane sempre la singolarissima, e non del tutto incredibile, figura di un papa femmina. Potrebbe anche darsi che non abbia regnato, succedendo a Leone IV e precedendo Benedetto III, dall'853 all'855, come riferisce lo Scoto monaco Mariano. Ma non importa. L'enigma di Giovanna papessa di SJi.C. è ancora a lutt'oggi irrisolto. Ci si accontenti, per saperne appena un pochino di più e senza pretesa di far piena luce sul mistero, di leggere l'opera del Bianchì-Giovini, La Papessa Giovanna, riedito dalla Bottega dell'Antiquario di Roma intorno al 1940. Si treva da Borzi (Roma, via Pietro della Valle 1) a lire 12.000. Ma non si tralasci L'extraordinaire aventure de la Papesse Jeanne, della piacevole ' Renée Dunan, éd. de France, Paris 1929; né lo .storico romanzo romano.. La Papessa Giovanna, di Ernesto Mezzabotta, pubblicato sul finire del secolo scorso da quel Perlno, torinese trasferitosi a Roma con la Capitale, che non si peritava di inserire nel suo popolare catalogo i sorprendenti Amori di Dante raccontati da lui medesimo, nuovo titolo galante (e cumulativo) per gli originali Canzoniere e Vita nova. / due, sulla Papessa, sono in vendita Al Cardello (Roma, ina del Cardello 14-15), rispettivamente a 10.000 e a 20.000 lire. SCRIVEVA, verso il 1845, Aurelio Bianchi-Giovini, riportando il brano di un'antica scrittura medioevale: «Mori frattanto papa Leone IV; e il clero, la nobiltà e il popolo romano si congregò tosto a trattare dell'elezione del successore di quello. Vi aveva in quel tempo a Roma una copia grande d'uomini per virtù e dottrina insigni. Ma ciò non ostante, siccome Giovanna sorpassava in ogni cosa virtuosa di gran lunga tutti gli altri, cosi fu ella per universale consenso eletta pontefice e chiamata Giovanni Vili.. L'ottocentesco studioso, comasco per la nascita e Angelo Bianchi per l'anagrafe, ebbe a soffermarsi su alcuni testi che perentoriamente davano per certa l'esistenza, nel IX o X secolo, di una donna sul trono di San Pietro. Da quell'anticlericale che era, le affascinanti leggende di cui venne a conoscenza gli si offrirono come il cadere del cacio sui maccheroni. Assai lontano da intenzioni di tipo femministico — le suffragette di Miss Pankhurst non erano nemmeno in fasce —, l'impetuoso mangiapreti non si lasciò sfuggire l'occasione di scrivere sull'argomento. Appariva subito chiaro, sin dalle prime righe del suo Esame critico degli atti e documenti relativi alla favola della Papessa Giovanna, ch'egli non mirava a sostenere un presunto diritto delle signore a reggere il soglio pontificio, quanto piut-