Tra le Ande e Il Mae Ligure è nata una scrittrice inglese di Nico Orengo

Lisa St. Aubin ci parla del suo romanzo «La tigre» Lisa St. Aubin ci parla del suo romanzo «La tigre» A.lÌXD L J lUF$ Tra le Ande e il Mar Ligure è nata una scrittrice inglese r T l SESTRI LEVANTE — E' alta, è biondissima. Veste di bianco con 1 gradi da sergente capovolti sulle maniche. Sulla testa ha un cappello di paglia morbido. Ma non è una cantante rock. E' una scrittrice, un -Graham Greene» di trentun anni alla quale «le avventure vanno incontro». Si chiama Lisa St. Aubin de Téran, è inglese, ma ha vissuto un po' dappertutto, tra Venezuela, Stati Uniti, Francia e Italia. Ha una casa tutta vittoriana nel Norfolk e una in pietra affogata fra gli ulivi di Sestri. Perché l'Italia «é una nostalgia collettiva, un amore letterario*. George Macbeth, poeta, per oltre vent'anni responsabile alla BBC dell'informazione culturale della poesia contemporanea, le aveva detto: •Sposami e andremo in Italia*. Lisa St. Aubin de Téran in Italia voleva ritornarci. C'era già stata, fra Bologna e Milano. Con Milano per qualche tempo aveva addirittura stretto un rapporto •pendolare». Insieme al primo marito, un venezuelano ricco e ribelle che le ha lasciato un po' di cognome: de Téran, e una figlia, erano andati avanti e indietro da Victoria Station, via Parigi - Modane, su Milano Centrale. Ne è venuto fuori un romanzo e una separazione. Il romanzo si chiama: •L'accelerato per Milano*, un grande successo in Inghilterra, una sceneggiatura per il regista Colin G. Regg, un film forse con la Loren e Mastroianni, un contratto editoriale con la De Agostini. La separazione con il ricco e ribelle de Téran ha voluto dire per Lisa l'incontro con Macbeth, la poesia, la letteratura, l'Italia del Golfo dei Poeti. Ma anche la nostalgia. La nostalgia del Venezuela dove aveva vissuto per sette anni, fra «le piane», pianure dove -il sole non tramontava mai», e la vita era un'eco d'Europa dentro giornate umide, cai-" JA.ilÌXD L *J , : lUF\$ J ì\ ' ' A i M L de, lei costretta ad un ruolo di «signora» nella miseria «contadina, medievale». Da questa nostalgia, da questi ricordi le è nato un romanzo: «La tigre-, che esce in questi giorni dalla De Agostini, nella traduzione di Ettore Capriolo (pag. 324, lire 13.000). Sotto 11 grande albero di canfora, del parco di Villa Balbi, Lisa St. Aubin spiega il titolo: 'In Venezuela chiamano Tigre un puma. Ma tigre vuol anche dire avere la tisi, come io ho avuto da bambina. E infine tigre è Mista Schmutter*. La Schmutter è la protagonista di questo forte romanzo: una prussiana di ferro che oltre Oceano guida uomini e natura nelle sue piantagioni, imponendo ordine al caos e provando un sentimento umano solo per Lisa St. Aubin il piccolo nipote: Luclen, il futuro erede, l'architetto bizzarro, grande giocatore alla roulette, che cercherà la sua terra d'origine in un viaggio verso la follia di Hitler. •Conosco bene il Venezuela — dice la scrittrice — ma non è un romanzo autobiografico. Ho vissuto anni nelle piantagioni di canna da zucchero. E' una storia vera, l'ho sentita raccontare alla fattoria da un vecchio tedesco. Mi è rimasta sepolta dentro per anni e poi è venuta fuori, ma quando ormai ero lontana da quel mondo, già in Inghilterra, dove avevo pubblicato il primo libro: I guardiani della casa». - Scriveva già da molti anni, piccoli racconti. Ma è stato George Macbeth- a dirle di provare il romanzo: •Non posso immaginare situazione migliore della mia — dice —: avere un poeta, un critico in casa a cui fare immediato riferimento*. Il successo, le traduzioni, i premi, tra i quali un «W. S. Maugham», sono arrivati subito. Quante copie vende di un romanzo? Ride, dice: •Non lo so, ma dai diritti che mi mandano gli agenti letterari penso siano molti*. Preferisce parlare di letteratura, dire che *la poesia aiuta il romanzo. Bisogna scrivere con l'orecchio. Ho letto tanto l'SOO e il 900 francese e inglese. Cerco di scrivere con uno stile facile, che non sveli lo sforzo che c'è sotto. Ma piace far ridere e piangere i lettori. Che è poi ciò che faceva Chaplin. Penso che anche la poesia debba avere un grande pubblico. Ma devono essere gli stessi poeti a crederlo. Non devono pensare a pochi lettori, altrimenti ne avranno ancora meno*. E sarà un poema narrativo il suo prossimo libro, *Il posto alto*: un coro di contadini che racconta, Immaginando, la vita dei grandi proprietari terrieri andini. •Racconterò — dice — di quando in Venezuela la vita umana non contava proprio nulla e pochi latifondisti avevano in mano il destino di molti. Non è tanto tempo fa: è il Medioevo di ieri*. Oggi Lisa St. Aubin passa metà dell'anno nella sua casa nel Norfolk, fra un giardino di rose antiche e piante medicinali, e sei mesi qui, a Sestri. Dice: «JVon conoscevo la Liguria. Pensavo alle luci del Mediterraneo. Ci sono arrivata d'inverno. E' stato un trauma: freddo, buio, melanconico, tutto chiuso. La gente ci guardava, me e mio marito. Ci pensava turisti. Si chiedevano, e ce lo facevano capire, perché non andassimo via. Ma noi siamo restati, e a poco a poco la bellezza si è fatta conoscere, e c'è stata sempre più luce. Adesso non vorremmo andare più via*. Nico Orengo