E' la fantasia il vero mare dello scrittore

E' la fantasia il vero mare dello scrittore E' la fantasia il vero mare dello scrittore tratti dell'Oceano Indiano, sia che ci si trovi, invece, nell'Atlantico, sia che si parli dei Caraibl, sia che si navighino 1 mari della Malesia, il frutto di altri libri, nascono da letture e dall'immaginazione, e non dall'esperienza diretta; come già, del resto, era capitato con un altro viaggiatore e descrittore di oceani e coste remote, quale fu Daniello Bartoll, ben poco mossosi dalla sua scrivania di scrittore. Se qualche viaggio per mare In più è compiuto da " scrittori del Novecento, si tratta pur sempre di Imprese limitate ai mari di casa, che non possono di per sé offrire grandi occasioni per novità di eventi, eccezionalità di situazioni, -vicende marinare straordinarie; e allora si offrono piuttosto come simboli puri dello spirito di avventura in sé, dell'uscita dal confini consuèti dell'esistenza, dell'allontanamento dal quotidiano, della liberazione dai legami di convenzioni, convenienze, abitudini, per una continua reinvenzlone della propria vita. E' quanto Saba mirabilmente dice in una poesia abbastanza tarda, che è come un testamento spirituale, ricreando il mito di Ulisse che ritorna In mare, fuggendo dal porti e dalle rotte consuete, guidato nell'avventura dal disperato amore della vita. Ma è 11 senso anche della presenza marina, nel D'Annunzio di Maia e della rievocazione del viaggio per mare verso la Grecia: il mare è lo spazio da superare per ritrovare le origini elleniche della bellezza e dell'arte, ma è anche l'immagine dell'avventura al di là del limiti della ci¬ •Il mare nella letteratura italiana del Novecento» è (1 tenta di un convegno che si svolgerà oggi pomeriggio a Sestrl Levante, nel Grand Hotel dei Castelli, In occasione del Primo Premio letterario e giornalistico Tigullio. All'incontro, introdotto da Carlo Bo, parteciperà tra gli altri Giorgio Bàrberi Squarotti. A lui abbiamo chiesto quanto conta la presenza del mare nell'opera del nostri scrittori, narratori e poeti. QUANDO. In letteratura, si parla di mare (o di colline o di montagne: le cose, nella sostanza, non cambiano), bisogna sempre guardarsi dal rischio di prendere onde e tempeste descritte o contemplate o evocate In. versi e In prosa come se fossero quelle stesse in cui ci si bagna sulle spiagge delle vacanze o che si possono incontrare quando un poco più avventurosamente ci si spinga in crociere o anche soltanto nel più modesto attraversamento del nostri mari verso le isole o la Grecia. La letteratura italiana (si suole dire) è alquanto povera di vicende di mare: quella contemporanea è appena un poco meno scarsa; di fronte a Melville o a Conrad, ci troviamo nella condizione di pigmei davanti a giganti. Il fatto è che 1 nostri mari letterari sono sempre più sognati o immaginati che reali, a cominciare da un esemplare e modello fantastico quale è stato (e un poco è ancora) Salgari. Vastità oceaniche, furiose Moo^empjfste, navigazioni su moderni piroscafi o su imbarcazioni a vela più o meno precarie sono, nelle opere salgarlane, sia che si viltà, quella in cui si può misurare la grandezza dell'uomo. E, sia pure senza la componente, fondamentale per D'Annunzio, del mare come tramite necessario verso la realtà sacra delle origini, lo stesso valore di luogo della piena esplicazione dello spirito d'avventura ha il mare in uno scrittore cosi tentato dalle imitazioni dannunziane quale è Comlsso (soprattutto nel libro che si Intitola Al vento dell'Adriatico). Non d'avventure, ma di ancestralità è pur sempre simbolo 11 mare montaliano, che raccoglie in Ossi di seppia, nella serie Mediterranee, l'omaggio al mare come origine e modello della vita e specchio per l'anima divisa e Incerta. *-r-©.'»ltoA..parte, il mare letterario italiano è quasi sempre un mare visto dalla costa o, almeno, bene attaccato alla terra, onde autentiche, naufragi e, soprattutto, il senso della presenza del mare nel profondo della vita del personaggi, condizione della • loro esistenza, personaggio esso stesso, ora subdolo ora nemico, ora custode Insonne della casa del pe- ' scatorl. Poi, c'è Vianl, autore In particolare di opere come Angio uomo d'acqua e / Bava, che ne fanno 11 massimo narratore del mare della nostra letteratura del Novecento, per 11 senso profondo della tragicità della vita marinara, sia negli oceani sia anche nei mari di'casa: perché 11 mare è 11 luogo della prova per l'uomo, dove si rivelano coraggio e viltà, timore e dignità. (E in ambito viareggino analogo a quello i:ì dèterlitOid&Vlaài. è ptfre" W- d*riccl^1Ììffinanzo.'di Toblno L'angelo del Liponard, che, però, del mare rappresenta un aspetto al¬ spesso é soltanto 11 luogo di villeggiatura, come per l'Agostino del romanzo omonimo di Moravia, che è un mare v(sto dalla prospettiva del cittadino In •vacanza, o per 1 protagonisti de L'onda dell'incrociatore di Quarantotti Cambini. Con una differenza: lo scrittore triestino rap. presenta si un mare di città e di porto, ma come la condizione necessaria e totale di esperienza, sentimenti, azioni, vita dei ragazzi che egli sceglie come protagonisti. Né diversa è la condizione degli altri giovani che Quarantotti Cambini descrive nell'altro romanzo, La calda vita. L'alto mare aperto è appannaggio di pochi altri j. scrittori: il Verga, anzltuti t^'tìeVlMaUvofljMàAie «i iiPglffltpiEl 'marimsSIo pur sempre quelli che si possono vedere dalla costa, ma ci sono tempeste

Luoghi citati: Grecia, Malesia