Per Strawinski la sinfonia era un'altra cosa di Giorgio Pestelli

Per Strawinski Per Strawinski la sinfonia era un'altra cosa FRA tutte le composizioni di Stravinski in cui ricorre il nome illustre di .Sinfonia» è sintomatico che solo le Sinfonie di strumenti a fiato e la Sinfonia di salmi, due lavori che nulla hanno da fare con la tradizione sinfonica, siano due riuscite perfette; 1 generi musicali, come quelli letterari, hanno un loro destino e. più di quelli. condizionamenti materiali, complessi codici tecnici. Che il genere sinfonico nel senso di Bruckner e Mahler fosse ormai un pezzo da museo, Stravinski lo dimostrò con la giovanile Sinfonia In mi bemolle (1907). solida partitura dove è difficile trovare una battuta che riveli il futuro autore di Petruska o delle Noces. Altro è il discorso sulla Sinfonia in Do e sulla Sinfonia in tre movimenti che Léonard Bernstein ha appena inciso in questo disco con l'Orchestra Filarmonica d'Israele: nate fra il 1939 e il '45 sulla frontiera tra il periodo europeo e quello americano, sembrano con più determinazione misurarsi con la forma sinfonica, almeno nell'accezione di sinfonia settecentesca e attraverso lo schermo del distacco ironico: eppure, anche qui. malgrado la cornice esteriore, di sinfonico c'è proprio poco, a cominciare dal timbro corrosivo del pianoforte fino all'autonomia e all'infinità di particolari refrattari all'organizzazione complessiva. Per la Sinfonia in Do si è Igor Strawinsky in un disegno di Picasso spesso parlato di ritorno alla forma sonata, di sinfonismo alla Haydn, di .neoclassicismo*; sarà il particolare andamento impresso da Bernstein, la cura affettuosa con cui smussa gli angoli ritmici più pronunciati, ma qui non viene in mente l'ideale sonoro spoglio e oggettivo del neoclassicismo; tanto meno la .musica al quadrato-. Le etichette perdono i loro contorni e viene in primo piano uno Stravinski in discorso diretto, senza schermi storici; la nervosità dei violini, la voce chioccia e afflitta dell'oboe, il rilievo quasi tematico del ritmi in contrattempo, i mesti corali di fagotti e corni, danno nuove fattezze alla Sinfonia in Do. Se si sente uno schermo è semmai quello famigliare di Ciaikovski, e infatti mai mi è sembrato di cogliere tante analogie con bacio della fata, nato un decennio prima della Sinfonia: non c'è più molto di Settecento, di ricostruzione classica, ma una pagina di brio acerbo, di patos intenso anche se mascherato dall'istinto cameristico. La Sinfonia in tre movimenti, malgrado l'altissimo credito che gode presso quasi tutta la critica, mi pare opera assai più incerta sul piano del valori poetici: aspre impennate sultipo di Oedipus rex, poliritmie memori della Sagra della primavera, nostalgie pergolesiane nell'Andante, sono tutti momenti di grande pregnanza rappresentativa; ma come si legano, che senso hanno? troppe saldature • ,tano scoperte e non è cerio il riferimento all'esperienza sinfonica tradizionale che può orientare l'ascoltatore. Il disco resta in ogni caso un testimonio prezioso di Bernstein interprete di Stravinski; è augurabile che seguano registrazioni della Sagra e della Sinfonia di salmi, due lavori di cui Bernstein dà letture personalissime, assai diverse dalle realizzazioni più conosciute. Giorgio Pestelli Igor Stravinski: «Sinfonia in Do; Sinfonia in tre movimenti», Israel Phllharmonic Orchestra, direttore Léonard Bernstein, Deutsche Granimophon. Due incisioni storiche

Luoghi citati: Israele