Uomo e animale non devono essere cane e gatto

Uomo e animale non devono essere cane e gatto Uomo e animale non devono essere cane e gatto su cui esercitare gli antichi strumenti della speculazione morale. Ora lo stesso Singer, su un numero recente della NYR, frova modo di recensire una dozzina di libri che trattano del medesimo argomento, uno dei quali — Perché gli animali di Mary Midgley, psicologa inglese — rlfrotJiamo in ima tempestiva versione italiana. Ad esso il nostro lettore può utilmente affiancarne un secondo — I diritti degli animali (Il Mulino, pp. 249, L. 20.000), a cura della giurista Silvana Castignone — che raccoglie buon numero di saggi dei maggiori esponenti del di- ' battito sui diritti degli animali, come Regan, Sprigge, Feinberg, e ancora Springer. Lo specismo umano è stato sostenuto per secoli dalla convinzione che tra l'animale e l'uomo esista una discontinuità assoluta. Gli animali, sì è sempre creduto, non hanno coscienza né capacità di sentire; non imparano nulla — al più possono essere condizionati a comportamenti stereotipi — e non posseggono alcuna forma di linguaggio; conducono una vita del tutto priva di organizzazione. Uscita finalmente dal chiuso dei laboratori, la ricerca etologica e sociobiologica ha fatto giustizia di gran parte di queste idee ricevute, schiudendo in tal modo la porta al dubbio che considerare come deimeri oggetti degli esseri senzienti e coscienti, ancorché non-umani, sia alquanto discutibile sotto il profilo etico. Oltre che da una maggior diffusione dei risultati delle ricerche, la barriera psicologica e culturale che l'uomo ha eretto avverso le altre specie potrebbe venire erosa, argomenta la Midgley, da un deliberato recupero delle emozioni, dei sentimenti che siamo in grado di provare nei confronti di animali. Quando si critica Va-: trocità di certi esperimenti su animali, molti ricercatori obiettano che in un campo del genere non si dovrebbe cedere alle emozioni. Ma è precisamente nella capacità di provare sentimenti, simpatia, affetto per esseri di altre specie che gli uomini dovrebbero cercare le basi per aprir¬ si al senso che il mondo del vivente non si è evoluto soltanto per soddisfare i nostri bisogni. Peraltro, allo scopo di .guadagnare agli animali 11 biglietto di ingresso nel mondo morale. — sono ancora parole di Mary Midgley — una trasformazione del modo soggettivo di guardare agli animali non è detto sia sufficiente"^" necessario integrarla con una discussione filosoficamente agguerrita delle ragioni in base alle quali si può sostenere che anche gli animali hanno dei diritti, quasi tutti rozzamente violati dal modo in cui li trattiamo, se si fa eccezione per il cane o il gatto di casa. I saggi raccolti da Silvana Castignone, introdotti da un suo luci. dissimo testo, ruotano quindi attorno al problema di quale possa essere il contenuto specifico di tali diritti — essendo infatti «ovvio che ad essi non competono gran parte del diritti attribuibili agli esseri umani», come la libertà di culto o il diritto all'istruzione superiore — e a quale fondamentale principio etico debbano richiamarsi. Sin dagli inizi del movimento volto a far riconoscere i diritti degli animali, si è dibattuto se un tale principio possa limitarsi all'impegno da parte umana di non causare sofferenza ai nonumani, o non debba includere, anche per questi, il diritto alla vita. Adottare l'uno o l'altro principio, o ambedue — poiché il primo non segue necessariamente dal secondo, né vale il contrario — suscita complessi problemi di ordine sia etico che logico, ed ha implicazioni di grande rilievo per molti tipi di comportamento individuale e collettivo. La profondità analitica e lo spessore morale dei saggi presentati dalla Castignone provano che siamo di fronte a una tappa significativa nello sviluppo di una genui-. na bioetica, d'una coscienza umana non esclusivamente antropocentrica. . „ ... Luciano Gallino Mary Midgley: «Perché gli animali. Una visione più "umana" dei nostri rapporti con le altre specie», Feltrinelli, pp. 173, L. 20.000. Illustrazione di \\ ili Baniet Saggio di Preti che per mancanza di altri protagonisti. Cosi, fra beghe private, scandali, sogni di grandezza, rischia di passare in secondo piano la realtà di unj Paese arretrato, alla ricerca di stabilità e di un posto in Europa. Ma Preti non dimentica quell'Italia dimenticata. Le lotte sociali, l'emigrazione, l'arretratezza del Mezzogiorno, le frustrazioni degli intellettuali. I sintomi di una crisi che cova sotto le apparenze di un mondo felice (almeno per qualcuno). sbarco a Marsala di Garibaldi coi Mille in fiammeggianti camicie rosse. Dotto cultore di cose siciliane, narratore di stile agile, Quatrlgllo con Mille anni in Sicilia (Ediprlnt, pp. 207. L. 20.000), riesce a raccontare tutta, ma proprio tutta, la storia siciliana fin nel dettagli, soffermandosi su personaggi di grande rilievo, come Federico II" e la sua corte sfarzosa, e su figure minime, anche dì briganti, o di aristocratici blasé. E ciò senza cadere nel tranello del precis d'htstoire per le scuole. Con estrema abilità, scegliendo 1 momenti più clamorosi della storia di quest'Isola che, ancor prima del periodo preso in esame da Quatrlgllo, fu centro di grande e raffinata civiltà greca, romana, cartaginese, Quatrlgllo ha composto un volume di lettura avvincente, In cut nulla è celato per malintesa sicilianità; pregi e difetti di una popolazione che sempre ha avuto la vocazione di essere «una nazione» (anche nella pur larga autonomia di cui gode si sente allo stretto) sono descritti senza reticenze, in stile fluente, che invita alla lettura. f. r. Un'inchiesta e i consigli dello psichiatra

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