Figli di Abramo andate per il mondo e scrivete il dolore

Figli di Abramo andate per il mondo e scrivete il dolore Figli di Abramo andate per il mondo e scrivete il dolore NELLE grandi saghe familiari moderne, per cui scomodare i nomi di Zola o di Mann o di Galsivorthy, nessuna ha mai avuto lontanamente le ambizioni almeno temporali di Marek Halter, ebreo polacco, scrittore e pittore a Parigi dal '50, autore di questo romanzo Abraham, che tanto successo sta riscuotendo. La sua famiglia di tipografi risale ragguardevolmente al Rinascimento. Ma Halter con la fantasia la rilancia all'inizio della Diaspora, e immagina un suo capostipite Abramo — come il patriarca — ch'era scriba quando nel 70 i Romani di Tito assalirono Gerusalemme e s'impadronirono del Tempio. La sua drammatica 'fuga in Egitto- segna l'inizio della vicenda ed è come un elemento simbolico di tutto il pellegrinare, il fuggire, il costruire e il lasciare, nascere e perdersi e morire degli Halter per i propri duemila anni. Vicenda emblematica di tutto un popolo, personalizzata in decine di figure die si tramandano in ogni angolo dell'Europa e dell'Africa la professione di scrivano e poi di stampatore, al centro di altre numerose occupazioni obbligate di uomini e donne, dal cammelliere al mercante, dal guerriero al sacerdote: e si paesano uno dopo l'altro la consegna di annotare su un rotolo i nomi dei membri e le peripezie della famiglia. Una lunga ventata d< spasimi attraversa nei sotterranei o nelle periferie della storia la continuità di una stirpe e di un popolo ostinati, anche contro il proprio volere: raramente ribelli, sempre aggrappati piuttosto al proprio destino, ben presto non più di popolo eletto ma di distinzione etnica e religiosa: come una vena colorata die attraversi ora più ora meno affiorante, ora più ora meno perspicua, ora più ora meno tenace, ma sema mai confondersi con le acque del mare. Uscito dall'immensa carneficina della Città Santa, fra le prime profanazioni e le prime carestie, fra i primi confronti della resistema attiva o passiva, del collaborazionismo o del suicidio collettivo, Abramo esula coi figli nel cosmopolitismo confuso della metropoli straniera di Alessandria. Comincia la rera nuova storia degli Ebrei sema patria, e ovunque estranei. La rivolta di Alessandria del 114, l'arrivo di là nella capitale Roma, i ritorni in Palestina ed Egitto, il trasferimento nell'Ippona di Agostino assediata dai Vandali, la persecuzione dei Bizantini, l'entrata in scene oppressioni dello zarismo, due guerre mondiali, le pene del ghetto e un miracoloso scampo, oggi ancora continua. • Perché, come pensava un altro Abraham nella Varsavia occupata minacciosamente dai nazisti, «non c'è ragione che tutto questo si fermi, tanto questa catena sembra a prova del tempo». Forse proprio perché tesa ma mai immersa nel l'ortice della storia — e così sublime ma infinitamente malinconica; perché i suoi anelli, come dice l'autore, non sono mai • eroi della storiar,: ne sono solo '.talvolta gli anonimi attori, ma sempre i testimoni-; e i giudici. Le grandi bordate dei popoli infedeli e delle civiltà mondane, i terremoti dei secoli, i trionfi e i crolli delle nazioni e delle culture anche nel libro si riflettono dentro uno specchio familiare solo come barlumi lontani, anche se rombanti intorno a questi matrimoni difficili, a queste figliolanze inquiete, a questi giovani inventivi, a questi padri e madri tristi, dai costanti nomi biblici, con poche punte di personalità più forti e geniali lungo una peregrinazione a tappe così provvisorie da annullare ogni possibilità e senso di costruzione, e imporre come costante anche del più ostinato l'incertezza ignara e disponibile ad ogni futuro. Il libro di Halter, ottimista e nient'affatto mesto nonostante tutto ciò, a forti colori, con inventiva quasi sempre capace di variare sull'inevitabile riperltività di un arazzo tanto vasto, e in certe sezioni particolarmente riuscito — all'esordio, per esempio, e nel mezzo e nelle ultime pagine, di contenuto Uri-, smo —, dà questo senso al lettore, e lo fa riflettere. Carlo Carena Marek Halter «Abraham», traduzione dal francese di Giancarlo Secco, Spirali, 731 pagine, 20.000 lire. Lo scialle della Morante — Einaudi ristampa 'Lo scialle andaluso- (pp. 213, L. 14.000): racconti, dal 1935 al 1951, dell'autrice della 'Storia.. Homo faber — E' il titolo del Toniamo di Max Frisch ristampato da Feltrinelli (pp. 175, L. 14.000). Il protagonista è un ingegnere, lucido e razionale campione della civiltà tecnologica, che il destino irrazionale fa innamorare di una figlia, che non aveva mai savuto nemmeno di avere. Tornare al presente. Nel romanzo di Anya Seton •Fuochi sotto la cenere-, un'anonima studentessa vive una seconda vita alla fine del '700. Un giovane insegnante esperto di parapsicologia la aiuta a tornare nella realtà e a recuperare un equilibrio mai raggiunto prima (Rizzoli, pp. 200, L. 14.000). degli Arabi e il passaggio in Spagna nell'VIII secolo; poi da Toledo a Narbona assalita dai Franchi, c/l'interventi dell'Inquisitone, gli insediamenti a Troves e a Strasburgo. A Strasburgo l'incontro di Gobrivl figlio di Aaron con lo scontroso Hans Gcnsfleisch detto Gutenberg, nel momento in cui scopre la stampa, a metà Quattrocento. Gli scribi diventano ora tipografi e s'impiantano a Soncino sotto gli Sforza, ma per muovere poi nuovamente dapprima verso l'Oriente, a Salonicco e Costantinopoli, quindi verso il Nord, in Olanda, Francia e finalmente Polonia, ove la vicenda degli Halter, superate ancora le