Nel circo dell'ironia Jannacci fa lo chansonier

Nel circo dell'ironia Nel circo dell'ironia Jannacci fa lo chansonnier chio dilagavano canzoni disperate, tutte tese a «scoprire che il mondo sta male» e se qualcuno gli faceva notare che questa non è poi una grande scoperta o che continuando così, si rischiava un affliggente patetismo, Enzo non diceva niente ma era chiaro dalla faccia che si incupiva ancora di più, irritandosi contro quel maledetto destino di dover far ridere. DICE Enzo Jannacci che -l'importante è esagerare- e infatti la sua carriera di -uno che canta dentro nei dischi- sembra non conoscere mezze misure. Agli esordi, quando l'amico Gaber componeva insieme a Simonetta il primo rock surreale e «di testa», Jannacci cantava un rock del tutto «fuori di testa» esasperando i falsetti, gli starnazzamene l'assurdo nei testi e nell'interpretazione, tanto da essere giudicato «non idoneo» dalla Rai. Celentano creava una fonetica insensata e centrava il suo personaggio sul molleggio e lo scatenamento gestuale? Jannacci popolava ogni sua performance di scatti nervosi, si muoveva si, ma rigido sulla spina dorsale. Sia nel linguaggio che nella fisicità insomma, Jannacci conduceva la provocazione ai confini della follia ed è proprio questo che ha fatto di lui il padre fondatore della «schlzo-muslc». Poi con il tempo Enzo è diventato uno chansonnier impegnato, ma non ha mai imboccato la strada della canzone ideologica ed edificante perché troppo posseduto dall'ironia e anche da un devastante senso tragico. Forse nessuno come lui nella storia della canzone italiana ha saputo farci ridere e nel contempo metterci a disagio. Ma anno dopo anno le sue esagerazioni vocali hanno lasciato 11 po-. sto a uno stile musicale sempre più asciutto, fitto di parlati, di toni bassi e spezzati, di strozzature e di tremuli «alla francese». Un classico tema depressivo nelle canzoni di Jannacci? Il mare. Quando salta fuori il mare potete star certi che si parla di quelle spiagge alla Ferrerl, popolate non di bagnanti ma di gente che attende un tragico quanto prevedibile destino. Era già successo con Gli zingari e recentemente con Quando morì l'amico. In questo nuovo album accade con II volatore di aquiloni e con Oriente, brano nel quale i toni strazianti raggiungono e oltrepassano il culmine: -Oriente, dove c'è un lago geloso di un mare che soffoca t pesci che non si parlano mai per cui non si dicono mai niente-. Ma per fortuna il resto dell'album segue altri percorsi e il tema del dolore trova modo di liberare ironia (L'importante è esagerare), amore (Orchestra) e quella tenerezza per il mondo del circo, delle giostre e del baracconi che è sempre stata tra le corde migliori dell'Enzo •francese» (Sergej). E poi c'è una canzone che è un vero capolavoro e resterà un grande classico del repertorio di Jannacci: Son s'eioppàa. Qui si miscelano realismo e assurdo quotidiano, discorso e grido, comicità e commozione, sfogo e pudore. Qui riesce la difficile impresa di unire i contrari e di esprimere tanto (e non «troppo») in una canzone sola. Restano da segnalare gli eccellenti arrangiamenti di Maurizio Bassi e l'impeccabile resa sonora che segnalano questo album come uno del migliori della carriera di Enzo Jannacci sotto 11 profilo produttivo. Gianfranco Manfredi Enzo Jannacci: «L'importante», DDD. Pecca Anni Venti al primi esperimenti del decennio successivo con un organico più numeroso; di Benny Goodman i delicati e attraenti «anni formativi» che vanno dal 1927 al 1934; di Joe Venuti 1 capolavori realizzati in simbiosi con l'amico Eddie Lang, che il violinista rimpianse per il resto della sua lunga vita. Ma anche nelle due compilations s'incontrano pepite preziose. Pescando pressoché a caso segnaliamo Shine, un delizioso bozzetto di Bing Crosby, che negli anni giovanili non disdegnò affatto il Jazz, con il trio vocale del Mills Brothers; un raro esemplo di un Duke Ellington quasi commerciale e però meraviglioso (Baby con la cantante Adelaide Hall); High tension della poderosa e dimenticata orchestra di Luis Russell. L'elenco potrebbe continuare a lungo. * * Agrigento - Efebo d'oro — Questa sera si conclude la manifestazione narrativa-clnematografica che quest'anno premia per il cinema André Delvaux, quale regista del film 'Benvenuta» tratto dal romanzo mia confessione anonima- di Sucanne Lilar, e per la televisione Marco Tullio Giordana, regista della trasposizione, per il piccolo schermo, del romanzo -Notti e nebbie» di Carlo Castellane tu.

Luoghi citati: Agrigento