Del Buono: che intrigo l'amore in camicia nera

Del Buono: che intrigo l' Del Buono: che intrigo l' l'amore in camicia nera Pertini e gli altri ifl i gi riflettori sui candidati al Quirinale collettiva e tirato per la giacca Freud, Fromm e magari, per i piti aggiornati, Cooper; chi, sulla trincea di un patetico formalismo giuridico, si ■è affannato a giustificare o a contestare le più vivaci e clamorose inizia, Uve per tintane; chi, infine, si è abbandonato al gusto del moralismo più semplificatore o dell'aneddotica caratteriale. Merito forse principale di queste ultime riflessioni sulla presidenza Pertini è la correzione di rotta, su una via più propriamente politica, dell'interpretazione di questo rapporto diretto Quirinale-opinione pubblica. Il libro di Baldassarre e Mezzanotte, giustamente incentrato sulla dialettica partiti-presidenza della Repubblica, spiega lo spazio di intervento perttnlano nella società civile italiana di questi anni con «i variabilissimi equilibri politici., caratterizzatt da gruppi di interessi 'trasversali' al partiti. Impegno costante •del capo dello Stato sarebbe stato perciò quello di rafforzare la debolezza governativa e istituzionale delle forze politiche con il 'Surplus di ■potere del Quirinale: come pudicamente lo chiamano. Anche il libro di Zanetti cerca di 'dare una motivazione più solida alla esperienza presidenziale di Perttnl, cosi troppo superficialmente definita con categorie prepolitiche, ricostruendo un Peranl-pensiero di 'Socialismo unitario: Una chiave certamente più utile per ripensare al significato complessivo, di lungo pe-, | riodo, dell'apparente estemporaneità [presidenziale. E una chiave più stgnificativa per giudicare l'opportu- ' ,nità di un Perttnl bis. Alla fine dello smilzo ma avvincente libro, Zanetti fa ammenda del suo veleno affettuosamente anttperttntano, riconoscendo che, sènza Perttnl, ci sentiremmo più soli nei prossimi sette anni. A ragione gli è stato osservato che spesso alla democrazia fa bene un po' di solitudine, come del» resto alla nostra vita. Ma il problema, purtroppo, non è quello di essere soli, ma quello di non essere male accompagnati. . Luis, la Spina SU Perttni ogni genere letterario si è esercitato, dalla memorialistica alla encomiastica, dal saggio storico-giuridico al libello (con prudenza). Ma, in occasione della fine del suo mandato presidenziale, l'inventiva commercial-culturale si è superata, arrivando al 'grande concorso per tutti i lettori; naturalmente 'Sotto il controllo della competente Intendenza di Finanza: L'occasione è certamente ghiotta: c'è un partita interessante, la presenza della Tv è assicurata, c'è il vecchio campione, il più beneamato della nostra Repubblica, ancora in campo, che promette l'ultimo gol detta sua lunghissima e sfolgorante carriera. E poi c'è uno stuolo di concorrenti agguerriti, che giocano duro e hanno allenatori furbissimi. Chi vincerà? Nessuno del libri che in questa estate presidenziale si disputa i favori del lettore risponde a questa domanda, né glielo si potrebbe legittimamente chiedere. Il piti disinvolto, quello del concorso, azzarda un excursus astrologico sui candidati di indubbio conforto, ma di incerta interpretazione. D'altra parte, se il vaticinio non è oscuro che vaticinio è? I risultati di questo sforzo editoriale sono comunque diversissimi, cosi come le intenzioni degli autori e il pubblico prescelto. Ci sono le 'invenzioni, editoriali, come quella.di Arturo Zampaglione per gli Editori Riuniti, «Caro Antonio» (134 pagine, 10.000 lire). Con un certo ardimento, bisogna ammetterlo, l'autore immagina che Pertini scriva una serie di lettere ad un fantomatico giovane amico Antonio (chissà se netto scegliere il nome l'autore ha richiamato quello del suo primo capoufficio stampa Qhirelli e del suo principale collaboratore Maccanlco) raccontandogli la propria vita. Il coraggioso ■autore dimostra una così accurata preparazione biografica e così tanta buona volontà che vorremmo sugge-1 rirgli, per il suo prossimo libro, una finzione letteraria meno complessa. Abbinato al concorso di cui si è detto è il libro di due giornalisti di collaudata abilità, Mimmo Scorano e dico di fare storia, ma perfino di abbozzare una ricostruzione attendibile delle ultime ore di Mussolini e Claretta. Ma sono proprio le incongruenze delle varie testimonianze, 11 contraddirsi del dati, a farci capire molte più cose ■di una semplice verità accertata una volta per tutte. Non era proprio necessario spendere qualche miliardo per produrre Io e il Duce quando bastano centocinquanta pagine (Ivi comprese ghiottissime note) per trasmettere il colore di un tempo e di una storia. .Il punto oscuro — scrive del Buono — non è la condotta di Claretta Petacci, ma la condotta di tanti uomini, e il perché di tutte le contraddizioni delle testimonianze ufficiali... Certo, la guerra è un gran casino, e lo sa bette quel personaggio di Stendhal, Fabrizio del Dongo, che durante la battaglia di Waterloo non capisce niente. Fabrizio del pongo era piaciuto molto a Benito Mussolini. Gli era piaciuto tanto quel protagonista incosciente che aveva firmato così qualche articolo per "Libro e Moschetto", il periodico del \Guf milanese. Proprio \così: Fabrizio del Dongo.. Ernesto Ferrerò Oreste del Buono, «Amori neri». Theorla, 166 pagine, 8000 lire. più o meno inattendibili.. Naturalmente, ha fatto molto di più: ha organizzato, filtrato, vagliato quei materiali sino ad organizzarli in un racconto da cui non ci si stacca fino all'epilogo. A del Buono non interessa l'intrigo amoroso in sé, ma quel che può rivelare del più generale contesto del fascismo e dell'Italia di quegli anni. Non c'è particolare significativo che sfugga al suo istinto di narratore: Claretta che andando ogni pomeriggio a Palazzo Venezia si compera i fiori da sé perché, povera favorita del regime, sa di non poterseli aspettare dal suo poco compito amante. La solitudine, l'eterna attesa di Claretta nelle tre inospitali stanze dell'appartamento Cybo. In un'ala del Pa¬ lazzo. I mugugni e i sarca-' sml di Bottai (.il regime si ' pompadourizza....). I fili tra 11 grottesco e il macabro che intessono la tragedia, specie quando precipita verso l'epilogo di Dongo: il Duce in fuga, avvolto in lunghe bende per tentare un Improbabile travestimento, gli intoppi burocratico-farseschi che precedono la fucilazione di Pavolini e dei gerarchi, Marcello Petacci che viene scambiato per Vittorio Mussolini, le quattro versioni che 11 cosiddetto colonnello Valerlo dà dell'esecuzione di Mussolini, Valerlo che arriva a Milano con 11 camion del morti di Dongo e viene scambiato per un fascista dal partigiani democristiani... Il trionfo della sgangheratezza. Difficile tentare, non Maurizio De Luca, >ll presidente prossimo venturo», (Longanesi, pagg. 171, L.15.000). Per seguire sul video o di persona, la battaglia per la presidenza è un ottimo baedeker, compresa l'appendice astrologica. Di maggior impegno, tra la storia, la politica e il diritto costituzionale,) è il saggio di Baldassarre e Mezzanotte, «Oli uomini del Quirinale», (Laterza, pagg. 329 L. 15.000). Infine {'«opero prima, di Livio Zanetti, elegante e spiritoso libro dagli affilatissiml coltelli nascosti in una prosa di garbo settecentesco. «Pertini si, Pertini no», (Feltrinelli, paggJ54, L.13.000). Tutti i libri su Pertini e in particolar modo questi ultimi sulla scadenza del suo (primo?) mandato al Quirinale, ruotano intorno «al» tema della sua presidenza: il rapporto diretto con l'opinione pubblica, il suo uso (o abuso?) di quello che, con bruttissima terminologia giuridica, ti chiama 'diritto di esternazione: Quel voler essere 'difensore civico della Naaione; come con efficace sintesi lo ha definito il suo braccio destro al Quirinale, il segretario generale della Presidenza, Antonio Afoceanico. .,, u„ C'è chi ha scomodato la psicologia Doris Duranti Valenti e la Fenda: la coppia del cinema fascista

Luoghi citati: Dongo, Italia, Milano, Venezia