Allo studente non far sapere

Parliamone ■a Parliamone Illustrazione di Diniiter Eneù Allo studente non far sapere DI solito, chi compra un libro (romanzo, raccolta di poesie, saggio, manuale, eccetera) stabilisce attraverso il libraio un rapporto o con un autore o con un titolo e con l'editore a cui si deve la pubblicazione di quell'autore e di quel titolo. Compie in un certo senso una scelta, e, se sbaglia, i cocci, per cosi dire, sono suoi. Di solito? Ecco un'ennesima dimostrazione che non conviene mai essere drastici nelle affermazioni. I libri scolastici, a esempio, non sono mai scelti da chi li acquista né da chi li leggerà, insomma né dai genitori che debbono pagarli né dagli studenti che debbono dedurne le loro linee di condotta culturali per la vita. I libri scolastici sono scelti da una categorìa intermedia di cui si sa sempre meno e che ho l'impressione sappia sempre meno di se stessa: gli insegnanti. Leggo in questo periodo, per improvvisa curiosità, molti libri scolastici e, di testo in testo, il mio stupore a proposito della composizione e consistenza della categoria insegnanti va aumentando sino a darmi la vertigine dell'inquietudine. Tanto per cominciare, debbo dire che nella maggioranza dei casi i libri scolastici scelti dalla categoria sono indubbiamente molto belli per quantità di citazioni e per qualità di illustrazioni, per puntiglio di aggiornamento sui nomi che contano e per spericolatezza aimpaginazione, ma, altrettanto indubbiamente, sono molto difficili e spesso incomprensibili. I genitori, che sono gli acquirenti coatti di questi testi scolastici, provano mai a leggali? E, leggendoli, non sono sfiorati dalla supposizione che, ove i loro figli comprendessero e imparassero simili lezioni, aescerebbero assolutamente alieni da loro? E non patiscono allora il sospetto che tutta l'apparentemcnte copiosa, informata, attualissima istruzione che i testi scolastici offrono possa non essere altro che una deliberata voluttà di illudere, quando non addirittura una spregiudicata volontà di ingannare? Inutilmente, i testi scolastici ci ripetono che un ruolo fondamentale nell'universo umano è sostenuto dalla comunicazione linguistica, e cioè dal processo di trasmissione di informazione per mezzo dei segni linguistici formati da' suoni che corrispondono a concelti. Uno scambio, insomma, secondo lo schema (ma qui bisognerebbe fare uno di quei disegnini con le freccette, di cui i testi scolastici abbondano): mittente-messaggio di natura verbale-destinatario schema governato da un codice, ovvero da un sistema di regole che spiegano il valore dei segni e che è accettato, dunque condiviso, sia dalla fonte del segnale sia da colui che lo riceve. Inutilmente, i testi scolastici ci garantiscono che all'interno della comunicazione linguistica possiamo individuare uno spazio specifico rappresentato da una forma particolare di comunicazione verbale, la comunicazione letteraria che veicola messaggi estetici. Su questo «veicola» mi fermo. Viviamo in tempi in cui il massimo dell'attenzione non supera la durata di un videoclip e in cui non è veramente più il caso di parlar di ortografia nel senso di grafia corretta né di calligrafia nel senso, non dico, di bella grafia, ma neppure di grafia decifrabile. L'unico messaggio estetico riconosciuto è quello dell'estetista e la stilistica riguarda solo i sarti alla moda detti del madc in Italy. Lasciamo perdere... Oreste del Buono della «cucina», la rapidità: .Insieme scrivemmo, sulla traccia del testo di Bassani, La lunga notte del '43; a lui toccò il secondo tempo: si ripresentò con il lavoro finito dopo due giorni appena-. Con Giorgio Bassani e grazie a lui Pasolini aveva scritto nel 1954 la sua prima sceneggiatura, per La donna del fiume di Mario Soldati, starrlng Sophia Loren. Era seguita una collaborazione alla sceneggiatura de Le notti di Cabiria di Fellinl, poi il lavoro per i film di Mauro Bolognini: Marisa la civetta con Marisa Allaslo. Giovani mariti, La notte brava, Il bell'Antonio con Mastrolannl e Cardinale, La giornata balorda. Questo copione dei Promessi Sposi precedette di poco 11 debutto di Pasolini come regista di Accattone e una carriera di cineasta molto legata alla grande letteratura: la tragedia greca di Edipo e Medea, i Vangeli e le Mille e una notte, Boccaccio, Chaucer, Sade. Ma l'esercizio cine-manzoniano pare molto piti occasionale forse anche svogliato. .Arrivava a casa mia con quella sua aria ferina, gentile, disarmata e guardinga insieme: lavoravamo velocemente, con pochi accordi verbali, giusto per dividerci i "blocchi" sui quali scrivere-, ha rammentato Ennio De Concini presentando il testo per 11 catalogo di «Rosa Gabicce». SI erano conosciuti nel 1947, quando De Concini era giovane redattore e Pasolini collaboratore de La Fiera Letteraria. Avevano scambiato alcune lettere, che saranno contenute nel corposo Epistolario Inedito di Pasolini che la casa editrice Einaudi prevede di pubblicare nel primi mesi del 1986. Si erano poi ritrovati a Roma a lavorare insieme per il cinema: «Lui arrivava col tram da una casa lontana di cui pareva volesse far perdere le tracce, dove mi capitò di andare una sola volta per caso, neanche troppo bene accolto, come avessi violato un'intimità che non mi riguardava, non mi comprendeva... Lavoravamo insieme, poi ognuno riprendeva la sua vita. Eppure eravamo ami- ci"- Lietta Tornabuoni A pagina 2 >l inediti di Pasolini a 3)

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