Vittoriano senza Dio ecco chi era il padre della Woolf

Ritratto di un intellettuale: Leslie Stephen Ritratto di un intellettuale: Leslie Stephen Vittoriano senza Dio ecco chi era il padre della Woolf influenza Intellettuale di Lesile Stephen su Virginia Woolf. Ma su questo tema purtroppo Lord Annan non si sofferma molto, cosi come dedica solo pochi accenni alla eredità critica di Stephen. Annan ci ricorda la battaglia «per le sue spoglie» combattuta negli Anni Trenta e cita in proposito la conferenza tenuta a Cambridge dal critico Desmond MacCarthy, un coetaneo di Virginia che aveva frequentato da giovane casa Stephen e faceva parte del gruppo di Bloomsbury, nella quale Sir Leslie era stato definito «11 meno estetico dei critici»; e gli contrappone la polemica risposta di Q. D. Leavls che sulle pagine della rivista Scrutiny ne difendeva l'eredità indicandolo addirittura come un pioniere del metodo seguito anche dal marito F. R. Lea vis. Più tardi René Wellek si è schierato, nella sua storia della critica, con i detrattori suggerendo che Stephen «non ha più nulla da dire nel nostro tempo». L'ex direttore del Times Literarv Supplement John Cross, ricostruendo le vicende degli «uomini di lettere» inglesi dall'800 fino ai nostri giorni (The Rise and Fall of the Man of Letters, Weidenfeld & Nicolson, Londra 1969), gli ha riconosciuto invece molti meriti come storico delle idee e come pioniere dello «studio sociologico della letteratura». Lord Annan accentua oggi il suo giudizio positivo aggiungendo ai meriti già indicati di Stephen quello di aver compreso per primo la importanza del romanzo settecentesco (anticipando fra l'altro molte delle tesi di Ian Watt) e di aver saputo cogliere il rapporto stretto e funzionale esistente fra la letteratura e il suo pubblico, oltre che con l'ambiente di cui essa è parziale espressione. Da questo punto di vista le ultime conferenze di Stephen (lette da un amico mentre era già gravemente ammalato) rappresentano quasi il suo testamento intellettuale laddove si domanda «se il pensiero filosofico e la letteratura di immaginazione non siano altro che un sottoprodotto dell'evoluzione sociale, e la letteratura non sia soltanto una funzione particolare dell'intero organismo sociale'. Lesile Stephen si chiedeva, alla fine della sua vita, se la letteratura non fosse altro che «un tipo di menzogna' e se 'l'arte in genere non sia un lusso a cui non abbiamo diritto di indulgere mentre delitti e malattie imperversano nel mondo: Queste cose circolano oggi di nuovo fra noi e recentemente Paul Zumthor non esitava a definire la critica letteraria un parassito proprio come Stephen aveva scritto nelle sue ultime conferenze. E' probabile, quindi, che egli abbia ancora qualcosa da dirci e il ritratto che ne ha tracciato Noel Annan ne II vittoriano senza Dio forse spingerà qualcuno a perlust.are di nuovo l'opera dimenticata e indebitamente sepolta del «padre della Woolf». La storia sociale, la sociologia della letteratura, la storiografia letteraria o la critica della ricezione potrebbero ancora trovare conforto nelle idee di chi un secolo fa osava mettere in discussione la centralità universale della letteratura indicandocela piuttosto come 'espressione della classe che, in ogni momento dato, costituisce l'organo letterario della società-, e contestava a Matthew Arnold che si debba ricercare nella poesia «la critica della vita: «. PAPA' è spirato in pace, con tutti noi accanto. So che era la cosa che più desiderava... Ma non so come faremo senza di lui. Per tanti anni siamo stati quasi sempre insieme, ed ora sento la sua mancanza ogni istante: Cosi scriveva Virginia Woolf ad un'amica 11 23 febbraio 1904, e mandandole poi del libri aggiungeva: -Ad ogni pagina mi pare di udire la voce di papà*. La morte patriarcale di Leslie Stephen, degna delle descrizioni di Philippe Arlès, segnava la fine di una esistenza e di una carriera che aveva lasciato la sua impronta non solo nella vita dei suol figli ma anche nella cultura della società vittoriana. Di Lesile Stephen è giunta fino a noi essenzialmente l'immagine contraddittoria che, in varie circostanze. Virginia ci ha trasmesso di lui: attraverso 11 personaggio Hilbery di Notte e giorno o quello di Mr Ramsey in Gita al faro, e più tardi nel ritratto intellettuale scritto per il Times nel centenario della sua nascita, o nelle mimmagini del passato- rievocate durante la guerra dove riappare la figura del padre-tiranno .conscio del proprio fallimento come filosofo e come scrittore: sempre bisognoso di una donna che 'Offrisse comprensione, che adulasse e consolasse*. Ma era solo questo l'uomo che nel 1862, a trent'annl, aveva rinnegato clamorosamente la fede cristiana rinunciando contemporaneamente alla carriera ecclesiastica e accademica di Cambridge? L'uomo che a 40 anni era stato nominato direttore del Cornhill Magazine, il giornale fondato da Thackeray, «ed aveva incominciato a pubblicare quegli articoli che lo qualificavano come il primo critico letterario inglese della nuova forma d'arte chiamata romanzo'? Nel 1882, inoltre, dopo la tragica morte della prima moglie ed il suo secondo matrimonio, Stephen era diventato il direttore di quel Dizionario Biografico Nazionale, un monumento di 63 volumi e 30 mila voci, che tra l'altro gli aveva procurato anche il titolo di baronetto. Ma Stephen apparteneva piuttosto — secondo una formula del nipote — a quella •aristocrazia intellettuale» che è stata una delle espressioni più caratteristiche della società vittoriana. Agnostico intransigente, biografo colto e sottile (ognuna delle 378 biografie scritte per il Dizionario è a suo modo esemplare), critico e storico delle idee, e persino pioniere dell'alpinismo. Lesile Stephen merita molto più dei rapidi accenni nelle storie letterarie o nelle biografie della Woolf. In quella scritta da Phyllis Rose nel 1978, e tradotta anche in italiano (Virginia Woolf, Editori Riuniti, 1980), si afferma fugacemente che, negli anni drammatici di Cambridge, Stephen sarebbe stato colpito da «dubbi religiosi»; ma il suo ultimo biografo Noel Annan sottolinea l'importanza di questa crisi: 'Anche se sarebbe stato l'ultimo a pretendere che la secolarizzazione della vita pubblica fosse stata resa possibile da intellettuali come lui, egli avrebbe tuttavia considerato come la cosa più importante della sua vita l'aver dimostrato che era possibile non credere nel Cristianesimo e condurre lo stesso una esistenza virtuosa-. In Leslie Stephen: the Godlcss Victorian (Random House, New York 1984, 25 dollari), Noel Annan ci spiega tutto questo, e molto di più. Nel 1906, dando alle stampe La vita e le lettere di Leslie Stephen, lo storico P. W. Maitland si era schermito affermando che Virginia Woolf e Leslie Stephen glese nei XVIII secolo (1902), riassunta un anno dopo in quattro conferenze apparse postume come Letteratura e società inglese nel diciottesimo secolo. E' proprio qui che giustamente Noel Annan coglie il nucleo centrale e più originale del suo pensiero individuandolo come il precursore di una storia delle idee basata sul presupposto — allora contestato — che non sono queste «a cambiare la società, ma i mutamenti della società a cambiare le idee degli uomini'. Al tempo stesso Stephen respingeva il concetto di Zeitgeist (Spirito del tempo) come una «illusione» sottolineando invece come •classi diverse abbiano diversi modi di pensare' ricollegandosi indirettamente, come suggerisce Annan, al pensiero di Marx. Infine ci viene ricordato il ruolo che, nel tracciare la storia intellettuale di un'epoca, egli attribuiva ai fattori economici (i suoi idoli erano Adam Smith e David Hume), oltre alla sua rivalutazione dell'età augustea come progenitrice di quell'agnosticismo che Stephen ha avuto il merito di rivalutare anche nel linguaggio corrente. Nella ricostruzione di tutti gli aspetti della vita privata e del pensiero di Leslie Stephen, Lord Annan mette in evidenza e analizza tutti i fermenti intellettuali che hanno nutrito la società inglese del secolo scorso e contribuisce cosi a rafforzare la nuova visione del vittorianesimo anticipata mezzo secolo fa dagli studi esemplari di G. M. Young. Avremmo preferito, piuttosto, che egli ci risparmiasse le sue ricorrenti frecciate alle «strutture» o alle «mentoHtós», al positivismo o al femminismo, e gli accenni polemici ai piccoli Marx, alla scuola di Francoforte, Habermas, Foucault o la sua scuola dadaista di filosofi (sic). Le idee personali e le idiosincrasie di Lord Annan non tolgono merito, comunque, allo scrupolo con cui ha svolto in questo caso il suo compito. Si deve essergli grati, fra l'altro, per averci indicato un certo numero di tesi inedite di dottorato e di scritti — in prevalenza americani — in cui si affronta finalmente il problema della l'amico scomparso era «troppo grande» per un certo tipo di rievocazione, ed a lui «troppo caro, per un certo tipo di biografia. Si augurava, cosi, che un giorno qualcuno fosse finalmente capace di •illustrare la sua vita attraverso i suoi libri, i suoi libri attraverso la sua vita, ed il tutto attraverso il suo ambiente-. Lord Annan ha accettato la sfida del suo predecessore e, dopo avere abbozzato un ritratto di Stephen nel 1951 illustrandone 'il pensiero e il carattere in rapporto ai suoi tempi-, oggi si è avvalso dei nuovi documenti disponibili per trasformare quel saggio in un vasto affresco biografico-critico che si allarga anche alla situazione culturale di tutta un'epoca della quale Stephen fu certamente un protagonista bene attento al presente, anche se .ti suo cuòre apparteneva al passato' come ha suggerito John Gross. Il passato per Stephen era soprattutto il Settecento al quale ha dedicato la sua opera più importante, la Storia del pensiero in- w . / pa») ( Virginia , vista da Levine (Copyright N.Y. Review . ot Books Opera Mundi / e per l'Italia «La Stampa») ( Incontro con Piero Scanziani fondatore della casa editrice «Elvetica» Gianfranco Corsini

Luoghi citati: Cambridge, Francoforte, Italia, Londra, New York, Virginia