Un piano presentato agli Usa per salvare gli ostaggi a Beirut di Tito Sansa

Sarebbe stato messo a punto da Algeria, Austria o Svizzera Sarebbe stato messo a punto da Algeria, Austria o Svizzera Un piano presentato agli Usa per salvare gli ostaggi a Beirut Prevederebbe, fra l'altro, l'immediata liberazione dei passeggeri del Boeing e, solo in un secondo tempo, la scarcerazione degli sciiti detenuti in Israele - Nessuna conferma ufficiale - Scetticismo nella capitale libanese DAL NOSTRO INVIATO sul piazzale. Presa sotto 11 fuoco, la motovedetta ha ripreso 11 largo. La speranza per gli ostaggi è contenuta in un piano in quattro punti che — secondo il quotidiano In lingua araba An Nahar (Il Giorno) — sarebbe stato presentato all'ambasciatore americano a Beirut, Reglnald Bartholhmew e da questi trasmesso a Washington. Il plano elaborato da uno del Paesi che mediano tra Amai e gli Stati Uniti (Algeria, Austria o Svizzera, ma quest'ultima ha smentito) prevede: 1) l'immediato rilascio degli ostaggi americani; 2) la condanna da parte degli Stati Uniti di ogni violazione del diritto internazionale (non solo la pirateria aerea ma anche la detenzlo- ne di sciiti libanesi nelle carceri Israeliane); 3) l'apertura entro una settimana di un negoziato tra il comitato internazionale della Croce Rossa e 11 governo di Tel Aviv per la liberazione del 764 libanesi (570 del quali sono sciiti) rinchiusi nel carcere di Atllt; 4) l'impegno da parte del governo libanese a garantire la sicurezza nell'aeroporto internazionale di Beirut affinché cessi di essere base del pirati. Se le informazioni di An Nahar verranno confermate (Il giornale scrive di averle avute da un diplomatico affidabile, ma tanto Washington quanto Amai smentiscono) la prossima mossa per uscire dalla crisi degli ostaggi spetterebbe al governo degli Stati Uniti. A Beirut tuttavia si nutrono forti dubbi sulla possibilità di un accordo sui quattro punti elencati. Per due motivi: 1) 11 presidente Reagan ha sempre rifiutato di accettare un nesso diretto tra la liberazione degli ostaggi americani e quella del prigionieri sciiti; 2) 11 ministro della Giustizia libanese e capo di Amai, Berrl, ha sempre detto (e lo ha ripetuto ancora ieri) che lo scambio dì prigionieri deve essere «simultaneo». Sempre ieri, pur senza dare un ultimatum, un portavoce di Amai ha ripetuto la minaccia che il movimento sciita rinuncerà alla sua opera di mediazione e di «salvataggio» se non si esce In breve tempo dal vicolo cieco. A Beirut non ci si illude (quale che sia la posizione assunta da Nabih Berri) sulla possibilità che qualsiasi programma di scambio dei prigionieri possa venire realizzato se non ci sarà simultaneità. Si fa notare che diversi degli ostaggi (chi dice dieci, chi una quindicina) sono non nelle mani di Amai ma in quelle degli Hezbollah, 1 soldati di Dio, che si ispirano all'ayatollah Khomeini e che tra 1 due movimenti sciiti da qualche tempo non corre buon .sangue. Difficilmente — si dice negli ambienti diplomatici — gli sclttl radicali di Hezbollah accetteranno un accordo che Berrl, interlocutore attendibile sul plano internazionale, riuscisse a stipulare con il governo di Washington. A tale proposito si rileva che mentre 11 porta¬ BEIRUT — Uno spiraglio di speranza si è aperto per I 40 americani dell'aereo della TWA prigionieri ormai da dieci giorni, proprio nel momento in cui all'orizzonte di Beirut si profila la minaccia della Sesta flotta americana. C'è addirittura chi afferma di aver visto le navi, delle quali si fanno pure i nomi (la portaerei Nimltz, l'incrociatore South Carolina, la portaelicotteri Saipan e altri) ma chi scrive si è recato sulla cornice a Ras Beirut e non ha visto proprio nulla. Di sicuro si sa solo che una motovedetta sconosciuta si è avvicinata alla costa presso il quartiere sciita di Usaj, quasi all'altezza dell'aeroporto dove 11 Boeing 727 è sempre fermo voce numero uno di Berrl, Akef Haldar, ha detto che Amai è in grado di liberare 1 prigionieri anche con la forza, un altro Influente portavoce, Ohassan Siblanl, ha ammesso che Amai non ha i mezzi per decidere sulla sorte degli ostaggi che sono detenuti da terzi. Quasi tutti 1 40 americani stanno bene. Soltanto il pilota, 11 copllota e l'ufficiale di rotta (da dieci giorni rinchiusi nel Boeing 727) hanno la dissenteria, accomunati In questo malanno ai loro guardiani. Oli altri è come se fossero In villeggiatura. Alcuni di loro — ha detto il portavoce di Amai, Akef Haldar — sono stati portati su una spiaggia a fare il bagno nel Mediterraneo e a prendere il sole. Di sera assistono alla proiezione di un film che mostra la corazzata americana New Jersey che cannoneggia (nel novembre 1983) le regioni musulmane del Libano. Vengono mostrati loro pure filmati di attacchi di partigiani sciiti contro l'armata del Libano del Sud (filo-israeliana) e le distruzioni causate l'8 marzo dalla esplosione di una vettura nel quartiere sciita di Bir el Abed, dove morirono 75 persone. La bomba (secondo rivelazioni di un quotidiano Usa) fu messa dalla Cia. La breve tregua d'armi cominciata venerdì a Beirut è stata rotta la scorsa notte da scambi di artiglieria che hanno colpito i quartieri lungo la linea verde. Tito Sansa

Persone citate: Abed, Akef Haldar, Khomeini, Nabih Berri