Etiopia tra fame e guerriglia e Mengistu è il terzo flagello

INTERNO/ESTERO INTERNO/ESTERO Etiopia tra fame e guerriglia e Mengistu è il terzo flagello Il governo riceve da L'Italia — si è letto giorni (a sui giornali — importa carne dall'Etiopia, uno dei Paesi africani attualmente più colpiti dal flagello della siccità e dalla fame. La carne bovina che dovebbe nutrire le affamate popolazioni del Tigre, del Wollo, del Gondar, dell'Eritrea finisce — si è scritto — sulle nostre tavole di supernutriti. Una delle tante contraddizioni, imputabili all'ormai cronica incapacità dei governi africani di investire molto e utilmente in agricoltura, come ha riconosciuto un altissimo funzionario africano dell'Onu, Edem Kodjo. che in un suo recente libro (Et démain l'Afrique. ed Stock, 1985) osserva: «Bisogna chiederci se i nostri popoli e il nostro continente non siano stati colpiti, innanzitutto, da incapacità-. La retorica terzomondista, tanto di moda anche da noi, non dovrebbe dimenticarlo. In Etiopia, tuttavia, ci sono altri motivi, specificamente politici ed ideologici: qual Paese è governato da militari comunisti; è il più stretto e fedele alleato di Mosca nell'ambito del cosiddetto afrocomunismo (Angola, Mozambico. Benin, Congo-Brazzaville). Quando nel 73 l'Etiopia fu colpita dal medesimo flagello (300 mila morti) si dette la colpa alle strutture «feudali» mantenute in vita dall'antico nemico di Mussolini, il presunto discendente del mitico re Salomone, il «Re dei re.. Hailé Salassió. Oggi, regna ad Addis Abeba un altro negus, è rosso, si chiama Mengistu Hailé Mariam. colonnello che si professa marxleninista. La fame dell'Etiopia ha, perciò, connotati particolari: ci aiuteranno a scoprirlo, ora. un po' di storia di quel paese, i tatti degli ultimi mesi e due testimonianze preziose (del «medico senza frontiere» Rony Broman e del giornalista francese Georges Gref), apparse recentemente su «Russkaja Mysl» (7 giugno) l'informatissimo settimanale russo che esce a Parisi Un po' di Gloria — Dopo un anno terribile di siccità e fame (circa 300 mila morti), il 12 settembre 1974, un colpo di stato militare rovescia l'imperatore d'Etiopia, il «Re dei re» Hailé Selassié: i militari vogliono avviare II Paese verso il progresso economico, sociale e civile, strappandolo al sottosviluppo e alle strutture feudali in cui era stato imprigionato per secoli. L'organismo militare supremo è Il Derg (Comitato provvisorio amministrativo e militare) inizialmente capeggiato dal generale Andom. ucciso dai suoi compagni di complotto due mesi dopo. Seguono tre anni di violentissime lotte interne al Derg e tra quest'ultimo e formazioni politiche e movimenti nazionalisti, delusi nelle loro aspettative, dal nuovo regime militare (i marx-leninisti del Partito etiopico rivoluzionario del popolo, liquidati tisicamente nel '76-77; i nazionalisti eritrei, in guerra con Addis Abeba dal 1961) Nel febbraio 77 un nuovo sanguinoso putsch conduce alla presidenza del Derg un ufficiale abile e spietato: Mengistu Hallo Mariam (un anno di stage in Usa). L'Urss riconosce immediatamente il nuovo leader che nel maggio dello stesso anno viene accolto a Mosca da Brezhnev con tutti gli onori. Un anno dopo l'Etiopia si lega all Urss con un patto di cooperazione economica, politica e militare. Mengistu si dichiara ora apertamente marxista-leninista e attorno a lui inizia un vero e proprio culto della personalità, accompagnato da spietate repressioni contro oppositori ed eventuali rivali. L'aiuto militare dell'Urss e di Cuba permette a Mengistu di battere la Somalia nella guerra dell'Ogaden (febbraio 7B) e di sostenere fino ad oggi la durissima guerriglia condotta in Eritrea dall'Esercito popolare di liberazione eritreo (Eple, marxista). Nel settembre dell'84 il Derg si scioglie, politicamente, nel nuovo Partito etiopico del lavoro: Wep, 35 mila membri, marxista-leninista, unico. Il capo dello Stato, Mengistu, ne diventa il segretario generale e nomina il Comitato centrale (135 membri, per lo più militari e funzionari del governo). Cresce l'influenza sovietica, che suscita malessere in seno alle forze armate (all'interno delle quali avvengono periodiche epurazioni: 60 arresti nell'aprile scorso). Viene costituita una potente polizia politica (con il decisivo contributo di bulgari e tedeschi orientali). Nel marzo 64, il governo etiopico, attraverso una sua organizzazione, la Rrc (Comitato di soccorso e riabilitazione) è costretto a rivolgersi alla Comunità internazionale: il Paese è colpito da una siccità senza precedenti, che investo le regioni del Nord (Tigre, Wollo e Gondar, Eritrea) e interessa una parte cospicua della popolazione (intorno ai 6-7 milioni: la cifra è controversa). Al momento i morti Mosca massicci aiuti pol sono circa 400 mila, secondo stime di organizzazioni internazionali. Il governo di Addis Abeba non pubblica dati in proposito. Un po' sull'economia — La popolazione (32-33 milioni di abitanti) vive per I85 per cento di agricoltura, settore cui il Paese deve il 90 per cento delle sue entrate in valuta. Nel 75 venne promulgata una riforma agraria: i contadini furono liberati dagli obblighi e dalle prestazioni feudali. Nell'84 al suo Congresso costitutivo, il Wep (partito etiopico del lavoro) ha stabilito che entro il '93 tutti i contadini dovranno far parte di «cooperative di produttori», sul modello dei kolchozy sovietici. Scarso è lo sviluppo industriale (tessile). Alcuni fatti e cifre — La siccità infuria da tempo nel Nord dell'Etiopia. Nell'83-'84 le precipitazioni piovose sono state inferiori del 60100 per cento alla media degli anni precedenti, secondo dati governativi. Mai erano stati colpiti territori cosi ampi. La produzione dei cereali è scesa del 25-30 per cento, percentuale pari al consumo annuale di 6,5-8 milioni di persone. Gli aiuti internazionali sono cominciati ad affluire solo dopo il marzo '84. Sono state denunciate insufficienze negli stoccaggi e nei trasporti degli aiuti alimentari ai centri di raccolta e ai villaggi colpiti dalla fame. Le derrate arrivano soprattutto dagli Usa e dai Paesi europei (compresi quelli dell'Est: ma di questi ultimi non si conosce l'ammontare). Le cifre divergono. Secondo l'organismo governativo RRC, ogni mese, da dicembre a maggio di quest'anno, sono state distribuite 77 mila tonnellate di prodotti alimentari; secondo organizzazioni internazionali (Onu, Medici Senza Frontiere) la distribuzione si aggirerebbe intorno alle 40-47 mila tonnellate. Ci si chiede quale destinazione prendano le altre 30 mila (delle città? delle regioni dove non c'è guerriglia? oppure dell'esercito?). Le vittime della carestia s'aggirerebbero sulle 400-500 mila. Mancano stime e dati ufficiali. Fame e guerriglia avrebbero spinto fuori dall'Etiopia circa due milioni di persone (rifugiate nel Kenya. Sudan, Somalia, Gibuti). Un fatto inquietante è avvenuto alla fine di aprile: il campo di raccolta di Ibnet (nel Tigre: 50 mila rifugiati) è stato fatto evacuare con metodi brutali da funzionari del Wep e dall'esercito che ha bruciato installazioni igienicc-sanitarie e alloggi di fortuna. Una parte dei rifugiati sarebbe stata avviata al Sud; un'altra, più consistente, sarebbe stata fatta rientrare nei territori del Nord. Le organizzazioni che lavoravano nel campo non erano state preavvisate. Dapprima smentita dalle autorità, la notizia è stata successivamente confermata da Addis Abeba che ha parlato di «errore» provocato da dirigenti locali. Testimonianze — Il dottor Rony Broman (Medici Senza Frontiere) e il giornalista Georges Gref hanno operato nei campi di raccolta dei profughi di Korem e Kobbo. nel Nord, lungo l'asse stradale Addis Abeba-Asmara. Anch'essi hanno denunciato la difficoltà, se non l'impossibilità per gli occidentali venuti a portare il loro aiuto attraverso le organizzazioni internazionali (Onu, Cri) e umanitarie (prevalentemente religiose), di rendersi conto della situazione fuori dei campi e di controllare la destinazione dei gener alimentari inviati dai Paesi occidentali ad Addis Abeba e ad Assab. I due testimoni hanno individuato cause specificamente politiche che hanno aggravato le conseguenze del flagello naturale. A Russkaja Mysl hanno dichiarato che nelle città «manca una parte cipazione emotiva al disastro. La gente vive come prima. Riempie ristoranti, va allo stadio. A dille renza del 73, all'epoca del Negus, non c'è mobilitazione delle popolazioni urbane a favore della gente delle campagne colpite dalla siccità. Ogni forma di solidarietà della società civile è roppressa: tutto è monopolizzalo dal governo, dal partito (Wep). dall'esercito. La gente dice: «La siccità è un problema delle autorità: anche di questo si occupino loro. La relazione tra città e campagna è stata distrutta: tra i due mondi c'è una sorta di cortina di ferro. La gente non fa niente, non raccoglie fondi per gli affamati, ritenendo che questo sia compito esclusivo del governo. Inoltre l'informazione sulle proporzioni della catastrole è stata data con grande ritardo dalla stampa locale. E' proibita la vendita di giornali occidentali, gli unici che hanno parlato della siccità e della fame nel Paese. La chiusura agli stranieri, tipica dei regimi comunisti, ha impedito che la situazione delle località colpite venisse accuratamente esaminata sul posto dagli esperti delle organizzazioni soccorritrici: era una condizione indispensabile per dare agli aiuti la massima efficacia. In Etiopia, a differenza di altri Paesi africani, non è stato possibile. Fino al marzo '84, l'Etiopia era stata chiusa agli aiuti stranieri. Poi c'è la guerriglia, in Eritrea e nel Tigre. Essa impegna uomini giovani, strappati al lavoro agricolo. Assorbe mezzi di trasporto che servirebbero a far arrivare più rapidamente gli aiuti alimentari nelle regioni dove si muore di fame. Nel 73, all'epoca dalla carestia, la guerra civile non aveva ancora le attuali dimensioni. Le popolazioni colpite dalla fame sono concentrate nelle regioni del nord (Tigre, Wollo, Eritrea, Gondar): là è in corso la itici e militari - Trasferi guerriglia. Si assiste, perciò, a un fenomeno particolare. Le autorità trasferiscono al Sud intere popolazioni dei villaggi del Nord: con la promessa di terre fertili e, al tempo slesso, con la minaccia della sospensione di qualsiasi aiuto. Oppure, gli uomini dell'esercito e del Wep, a mano armata, obbligano la gente dei villaggi a "trasferirsi". Da più parti si avanza l'ipotesi che questi trasferimenti siano disposti dal governo per togliere alla guerriglia il sostegno popolare. Vere e proprie deportazioni, in luoghi dove niente sembra sia stato preparato per accogliere i nuovi arrivati (cibo, alloggiamenti, assistenza medica), i quali sono spesso fatli segno a manifestazioni di ostilità da parte delle popolazioni locali, di lingua, abitudini, cultura, etnie diverse. Infine, il programma di collettivizzazione ha ristretto il libero mercato agricolo e spinto negli anni passati contadini a produrre sempre minori eccedenze e a limitarsi a una produzione di sussistenza (anche per non consegnare il prodotto all'ammasso per Addis Abeba. Siccità e car Mentre si prep Anno 117 - N Nelle Marche, a Porto S. Giorgio