Hinault ha battuto un merita l'applauso

SPORT SPORT Nella cronotappa con la quale si è concluso a Lucca il Giro d'Italia non è avvenuto il miracolo come un anno fa a Verona: il trentino ha strappato soltanto 7 secondi al bretone, tutti e due ormai ultratrentenni hanno dimostrato che il ciclismo diventerà poca cosa senza di loro, se non si affacceranno in fretta altri campioni (che per ora non si vedono) mL Hinault ha battuto un merita l'applauso de a buon diritto, a 31 anni ha vinto il suo terzo Giro d'Italia Anno 117 - Numero 138 - L dicono* m L mL Da sinistra Van der Velde (1° nella classifica a punti), Navarro (miglior scalatore), Volpi (miglior | g za paura di danneggiare la patria. Il francese è stato grande, perfetto, simpatico. E' riuscito a dire cose dure sul nostro pubblico, ed a formulare ipotesi pesantissime, come quelle di attentati In corsa alla regolarità della vicenda sportiva e anche alla sua persona, senza apparire mai né pavido, né blufflsta, né inventore, né irritante. Non ha sbagliato una pedalata e ha approfittato dell'errore di Moser a Maddalonl, una sola ruota lenticolare. Non ha usato tutte le forze ma intanto non ha mal dato l'impressione di fare della supertattlea al risparmio. Ha vinto una sola frazione, e a cronometro, ma ha colpito Moser a Valgardena e non l'ha mai perso di vista nelle salite. E' riuscito a gestire LeMond, dando l'impressione di essere suo padre ma facendogli anche fare lo sguattero (la tappa dell'Abetone). E' stato disponibile con la stampa, cortese con tutti. Ieri ad un chilometro e mezzo dalla fine gli hanno tirato addosso un po' di puntine da disegno. Il gesto del solito idiota, anche lui è riuscito a considerarlo come tale, Davvero il nobilissimo «torto» di Hinault e di Moser è soltanto quello di aver distrutto tutto 11 resto del ciclismo: un ciclismo che ha una sola fortuna, quella di essere dominato da due che sono vecchietti. Bene o male, quando 1 due saranno usciti di scena, qualcosa s'Inventerà: qualcosa e qualcuno. La Francia comunque ha già Fignon. Però la lezione di ciclismo, di sport, di vita, di onestà bellica impartita dai due durante il Giro d'Italia 1985 dovrà essere ricordata. suoi sistemi d'allenamento. Quest'anno molti lo hanno Imitato, qualcuno l'ha superato: le ruote lentlcolarl di Hinault pesano un chilo in meno di quelle di Moser, e presto il francese ne avrà di ancora, più leggere (l'anno scorso, Fignon usò ruote tradizionali). Nonostante la perdita di un vantaggio e l'accumulo dell'età, In un fisico già pesante, non certo per corse a tappe, Moser In questo 68° Giro d'Italia ha fino all'ultimo autorizzato pensieri anche di suo successo finale. Ha vinto nell'ultimo giorno, a cronometro, 7 secondi' su Hinault, con fatica superiore a quella che gli occorse nel 1984, sempre ultimo giorno, per togliere la maglia rosa a Fignon. E' arrivato in classifica dietro {108") ad un fuoriclasse che si è ripulito 1 tendini del ginocchio con un'operazione rischiosa, e coraggiosa, e ha preceduto (di l'47") lo statunitense LeMond, al quale molti hanno, frettolosamente, già intestato il futuro. Hinault e Moser sono stati superiori a tutti, e anche superiori ad un Giro d'Italia bruttino, reso valido soltanto dalla loro sfida. Il fatto che questo Giro esprime una condanna pesante a tanto ciclismo giovane, soprattutto Italiano, mica deve riguardarli. Essere grandi non è mal una colpa, e poi nel loro caso si tratta di grandezza assoluta. Ecco, proprio questo è 11 messaggio speciale del due: una grandezza assoluta, l'idea «palpabile» di un loro grande ciclismo indipendentemente dalla scenografia povera, dalla sceneggiatura sovente squallida, dal fatto che ognuno dei due potesse appoggiarsi soltanto all'altro per costruire qualcosa di valido, di grosso. Vi invitiamo ad un gioco: provare ad Immaginare questo Olro d'Italia senza Hinault e Moser In gara; o con Hinault e non Moser, Moser e non Hinault. La condanna a tutti, a tutto 11 resto, sarà 11 tema della seconda parte della stagione: specie se il Tour, disertato da Moser nonostante le promesse (però più del suo sponsor che sue) vedrà — è un pronostico preciso — Hinault disinvolto controllore e dominatore. Restando al Giro, il ringraziamento ai due è doveroso. E siccome abbiamo detto tutto il bene possibile di Moser, adesso possiamo tranquillamente «spostarci» su Hinault, sen- dal nostro Inviato GIAN PAOLO ORMEZZANO LUCCA — li francese Bernard Hinault ha vinto un Giro d'Italia che l'italiano Francesco Moser, primo sull'ultimo traguardo, assolutamente non ha perduto. Si perde una cosa che si ha, si detiene, si possiede, e Moser, 34 anni il 18 prossimo venturo, non poteva assolutamente essere ritenuto a priori padrone della corsa, come Invece il francese, 31 anni il prossimo 14 novembre, due Girl d'Italia già vinti su due disputati (1980 e 1982), quattro Tour de France, il corpo e la testa adattissimi alle corse a tappe. Hinault ha gestito una superiorità naturale, adattandola al percorso disegnato decisamente più per Moser che per lui. Moser ha Inventato un sé stesso umile, metodico, tenace, molto diverso da quello dello scorso anno,' Inventato In Messico per il record dell'ora e •sistemato» meravigliosamente addosso alla Milano-Sanremo e ad un Giro d'Italia (senza Hinault, con Fignon) che in un certo senso fu un omaggio, ora conscio ora Inconscio, alla sua nuova grandezza. Vogliamo dire che arrivare secondo quest'anno è stato per Moser più faticoso e in un certo senso più glorioso che arrivare primo un anno fa, e non solo per l'anagrafe più pesante. Nel 1984 erano tutti (anche Fignon, almeno per un bel po' di tappe) come ipnotizzati da lui, soggiogati dalla sua tecnologia, dalla sua bioingegneria, dalla sua biochimica, dai