La triste odissea dei 33 profughi turchi Anche l'Italia li rimanda alla frontiera

Sono stati accompagnati su un treno scortato da agenti da Ventimiglia a Trieste Sono stati accompagnati su un treno scortato da agenti da Ventimiglia a Trieste La triste odissea dei 33 profughi turchi Anche l'Italia li rimanda alla frontiera Appartenenti alla Francia, ma Parig DAL NOSTRO INVIATO VENTIMIGLIA — Verso quale destino conduce il «treno turco»? Ci troviamo forse dinanzi a un giallo che esclude ogni Intervento, anche sul plano umanitario? Se lo sono domandato coloro che alla stazione di Ventimiglia, alle 18,35 di sabato, hanno assistito alla scena, che evocava angosciose sequenze di un film: bimbi aggrappati alle madri, piangenti, fatti salire a bordo del treno Express n. 563. i Cosi finivano le ore trascorte a Ventimiglia da 33 turchi, del quali 23 bambini, da 1 a 12 anni, e 10 adulti, fra cui 6 donne, 2 in stato interessante. Erano partiti il 29 maggio da Mislm Kagl. in una regione turca presso il confine iracheno, a 35 chilometri dalla Siria, zona spesso coinvolta in azioni belliche e rappresa¬ La barbara esecu minoranza religiosa i ha respinto la loro ri glie. Appartenenti a un'esigua minoranza religiosa, quella dei cristiano-caldei, avevano cercato di sottrarsi a continue persecuzioni raggiungendo altri turchi che hanno trovato scampo in Francia, nella zona di Parigi. Qui vi sarebbero ora oltre 2500 loro correligionari. Noleggiato un autobus e spendendo cosi gran parte dei loro risparmi, i fuggiaschi avevano ripercorso a ritroso l'itinerario del favoloso «Orient-Express». ^traversando la Jugoslavia fino a Trieste. In treno erano quindi giunti a Ventimiglia e poi al confine francese, certi ormai della libertà. Dopo ore di attesa, la richiesta di asilo politico venne respinta da Parigi. I turchi, rinviati in Italia, trovarono ospitalità presso la Croce Rossa di Ven¬ zione nel supercarc dei cristiano-caldei, richiesta - Nel gruppo timiglia. Del loro romanzesco viaggio, questa è stata la sola parentesi serena. .Appena sono giunti, mi hanno avvertito e sono corso in sede», dice l'avv. Giuliano Giuliani, presidente della Croce Rossa. .1 visi spauriti di quei bimbi avrebbero colpito il cuore di tutti. Ciò die poi è accaduto, cosi in fretta, ci ha amareggiati. Abbiamo fatto quanto potevamo per assisterli, in collaborazione con gli ornici della Croce Rossa francese, subito arrivati. Questi profughi avevano due interpreti, poiché da soli non riuscivano a farsi capire Ci hanno spiegato che se /ossero tornati in Turchia, sarebbe successo loro qualche cosa di orribile, forse la fine. Mentre stavamo dando loro da mangiare, sono giunti funzionari e agenti della questura. Dovevano ere del Cerialdo il 10 speravano di ricevere asilo politico in anche 23 bambini tra uno e dodici anni condurli immediatamente alla stazione. Abbiamo telefonato a Imperia, in prefettura, a Roma, anche alla sede centrale della Croce Rossa. Invano-. Due furgoncini giunti dalla caserma Bligny hanno prelevato il gruppo. I turchi si sono staccati con dolore e paura dalle tavole preparate per loro e hanno dovuto lasciare il cibo nei piatti. Forse, si può pensare, una visita medica non sarebbe stata inopportuna prima di un viaggio con tante ore da trascorrere in un vagone che. secondo alcune testimonianze, avrebbe avuto le porte di accesso bloccate non appena i 33 turchi sono stati a bordo. Almeno quattro agenti in borghese hanno preso posto con loro per la sorveglianza nel percorso tra Ventimiglia e Trieste. Quando sono giun- 0 dicembre dell'81 ti i funzionari di polizia per prelevarli, i fuggiaschi hanno presentato istanze di asilo politico, come ha spiegato l'avv. Giuliani, ma è stato inutile. C'erano ordini che non consentivano dilazioni di tempo. Si è parlato di turchi spesso impiegati oltreconfine nel «lavoro nero», ma una simile spiegazione non reggerebbe per quei bambini cosi piccoli. Mentre s'intrecciavano le telefonate perché qualcuno intervenisse a fermare la partenza del profughi, pareva, nell'afosa vigilia elettorale, che i turchi fossero un problema che si preferiva ignorare, ma di cui occorreva liberarsi al più presto, senza pubblicità. Chi ha dato disposizione di rispedirli a Trieste, località dalla quale erano entrati in Italia? Perché tanta fretta, visto che un tetto lo avevano trovato? Cercare le competenze di questo o quel ministero era impossibile; al telefono tutti si dicevano impegnati per le elezioni. Cosi sono partiti, dopo un'ultima occhiata alla gente, sotto la pensilina. Dove sono finiti frattanto i due interpreti che non hanno preso il treno insieme agli altri? Rientrati in Francia? Alla stazione vi sono la polizia ferroviaria e quella di frontiera. I viaggiatori in transito hanno osservato il gruppo senza poter intuire che cosa accadeva. A un agente in servizio abbiamo domandato che cosa avesse visto. Ha detto: «Era prima delle sette e cominciato il turno. Credo fossero nomadi, forse zingari. Li hanno spediti a Trieste. Qui non c'è stato nessun incidente, tutto normale: Alla Croce Rossa continuano a sperare in un intervento che trattenga i turchi a Trieste. .Confidiamo ancora. Guai se, contro la loro volontà, fossero costretti a rientrare nella terra che hanno lasciato alle spalle». Renzo Rossotti carsità di acqua

Persone citate: Giuliani, Giuliano Giuliani, Renzo Rossotti