C'erano una volta i Beatles

Il celebre complesso di Liverpool vende la Rolls-Royce e altri cimeli. Ricordate la sua storia? Il celebre complesso di Liverpool vende la Rolls-Royce e altri cimeli. Ricordate la sua storia? C'erano una volta i Beatles*.* Conquistarono il mondo in due anni* Inventarono la canzone pop moderna Che cosa dicono di foro Pazzaglia, due scrittrici e due trititi musiteli Parlando del Beatlei alla confortevole distanza di quindici anni dal loro scioglimento, è Impossibile parlare solo di musica nel senso più stretto del termine. I Beatles sono stati gli autentici modemlzzatorl del pop-rock, ma non solo per I dischi realizzati e venduti In tutto II mondo In quantità Insuperate, ma anche e soprattutto per come hanno cambiato lo stato delle cose, le regole preesistenti, le dimensioni del fenome del rock'n'roll. La loro presenza coincide In qualche modo con un passaggio preciso e decisivo nell'ambito del mondo dell'Intrattenimento musicale: quello dall'era vagamente naif, In cui I modi ma anche la popolarità della «nuova musica» erano ancora Incerti, e non per tutti, all'era di massa, di diffusione totale. Quindi, In termini semplici, un po' Il passaggio fra l'era artigianale e quella Industriale della musica. Con tutto quello che I Beatles si Inventarono, o costrinsero altri a Inventarsi per stare al passo. Il mondo dello show-business non avrebbe potuto essere più lo stesso, dopo di loro. Vogliamo ricordare I tempi? Dopo il ritorno di Elvls del servizio militare, e la partenza a ruota per Hollywood, Il rock'n'roll era a un punto morto. Jerry Lee Lewis inguaiato con la legge e In disgrazia. Musica pop piuttosto melensa e anonima dominava le classifiche, la black music confinala a precise fasce d'ascolto. Dylan stava diventando un mito, ma suonava ancora la chitarra acustica. E tutti avevano I capelli corti. I Beatles conquistarono II mondo nel giro di due anni — dal '63 al '65 — creando le basi del pop contemporaneo. Non rinnegavano le loro radici di ragazzi di Liverpool cui erano arrivati gli echi di quello che si suonava In America, e l'assimilazione era cominciata prestissimo. A modo loro, avrebbero potuto chiamarsi loro «Culture Club», per la varietà delle fonti di Ispirazione: I bluesmen e I rock'n'rolls neri della prlm'ora, da Little Richard a Chuck Berry, e I contemporanei bianchi, da Presley a Buddy Holly a Roy Orblson. Arie tradizionali delle Isole britanniche, m| anche II pop americano di allora, levigato come si Intendeva 1M Brlll Building, dove lavoravano giovani autori come Carole King, Nell Sedaka. Le ballate soul di Smokey Robinson o II rythm'n'blues che poi sarebbe diventato Tamia Motown; Dylan stesso, e tutto II nascente folkrock americano. Pescavano ovunque e In qualsiasi cosa li Incuriosisse (senza starsela a menare troppo, come si conveniva al tempi), e filtravano tutto attraverso la propria sensibilità. E a tutto questo aggiungevano un talento straordinario nel saper creare delle melodie semplici, gioiose, cantabili e ballabili, assolutamente Irresistibili. Iniziarono plasmando II concetto di canzone pop moderna sintetizzando tutti gli elementi finora a disposizione. E negli anni — nove, per la prensione, nemmeno poi un'eternità — rimasero sempre «moderni»: son un certo gusto «classico», ton (misero mal di essere Innovaivi, di assorbire amplificando cose -vcll'arla, magari ancora indefinite o Inesplorate. Come la cultura del. le droghe (Lsd soprattutto) e la relativa pslchedella, di cui «Sgt Papperà» à emblematico. Una ricerca della spiritualità nel mondo materiale (la loro Infatuazione per l'Oriente e II Maharlshl). O II ritorno alla fisicità e crudezza del tuoni degli Inizi, proprio sul traguardo li naie («Lei it be», Inciso quasi In presa diretta, nel 1970). I primi tentativi di colonne sonore elettroni' che, da parte di George, o di colonne sonore per marce di pace, da parte di John. Trovata sin dall'Inizio un'Identità forte e precisa, I Beatlea fino all'ultimo usarono II loro splendi do eclettismo per arricchire In ogni maniera possibile II formato pop che essi stessi avevano ma glstralmente rldeflnlto. Basta guardare Indietro. «Mlchelle» negli anni è diventato il classico del' la pop-muzek di tutti I tempi, ma •Helter Skelter» à varo heavy metal anta lltteram. Molte delle loro canzoncine sono di pura marca demenziale (Lennon definiva •Obladl Obi ada - musica per vecchie zitelle), ma molti del loro testi sono giustamente entrali a far parte delle letteratura moderna. Pochi hanno usato la grande orchestra, o I nastri ritrattati (magari con semplici variazioni di velocità) meglio di loro, verso II '66' '67 («Eleanor Rigby» «Strawberry Fluido», «Sgt. Peppers»); ma canzoni acustiche, spoglie • vulnerabili come «Blackblrd» o «l'm so il red», sono del gioì oli ini, formalmente ed emotivamente. Giocavano con le stranezze di Kage e di Stockhausen («Revolution no. 9») e poi tirarono fuori queir «english mood» da là e vecchi merlotti per deliziosi giochi retro come «When l'm 64». Come dire, universali. Grandissimi rldlllnltorl di qualsiasi cosa esistesse In campo musicale. Del resto, solo I grandi artisti «di sin tesi» coloro che In maniera personale e originale riescono a sintetizzare umori • culture già esistenti • ben radicate nell'animo della gente, hanno questo prezioso crisma dell'universalità. In un grande collage di frammenti di realtà e di fantasia, I Beatles diedero a quasi tutto II mondo, nel preciso momento storico degli Anni 60, un senso di unità straordinario, contro ogni barriera di lingua o di ceto. Quando nell'estate del '67 usci «SgL Peppers», questo patchwork di canzoni diversissime divento II tralt d'union di un'Intera generazione, e più. Divento immediatamente la colonna sonora di un Intero pianeta, come se tutti fossero sintonizzati sulla atessa, enorme, rodio. I Beatles, e ogni cosa che facessero, erano già da anni più un «evento» che del musicisti molto bravi. Ma ci fu un momento In cui si Intrecciarono cosi strettamente con la atorla, la società, che ne diventarono Inevitabilmente, e per sempre, parte integrante. Grazie alla musica, ma alquanto al di là della musica slessa. Era la prima volta (Presley rimase a lungo più un fenomeno anglo-americano che mondiale), e fu uno shock per tutti, forse loro compresi. I Beatles al Inventarono le tournees mondiali, Il loro arrivo era un avvenimento nazionale, ma le amplificazioni che usavano dal vivo (senza nemmeno le spie sul palco) oggi non le userebbe un complessino di liscio. Negli studi di registrazione, sicuramente avevano più Idee e suoni nella testa di quanto I mezzi di allora potessero tradurre In realtà. Legarono Indissolubilmente II concetto di musicista con II formato dei «33 giri» come opera unica e non di compilation di 45 girl di successo, e le loro copertine rimangono delle affascinanti Idee grafiche del periodo pop. Furono ripresi dal più Importanti fotografi, e condizionarono Il look del tempi come nessun altro. Entrarono nel settore cinema con almeno due film memorabili: «Tutti per uno», forse Il primo film-clip, pieno di trovate, di autolronla; e «Yellow Submarine», un capolavoro di fantasia, di follia visionaria e poetica, nella miglior tradizione di «Alice nel paese delle meraviglie». Quali In un certo senso erano. Del curiosi e geniali ragazzi, miracolosamente bene assortiti, che facevano del senso di gruppo la loro vera forza. Perché I Beatles furono II primo vero «gruppo» della storia del rock, fatta, fino ad allora, di «cantanti». Carlo Massarinl n George Harrison, John Lennon, Ringo Starr e Paul McCartney al tempo del successo. Ora si torna a parlare dei Beatles perche il 29 giugno a Nw Yok dti ll't la RllR dt (600 ilii) dt ili dl f l di Lil George Harrison, John Lennon, Ringo Starr e Paul McCartney al tempo del successo. Ora si torna a parlare dei Beatles perche il 29 giugno a New York saranno venduti all'asta la Rolls-Royce dorata (600 milioni) e duecento cimeli del famoso complesso di Liverpool Io e Beatles. E' tempo di nostalgia o di Indifferenza? Di bilanci o di rimpianto? Enzo Biagi ricorda che Kruscev 11 considerava con disprezzo come -l'uomo di Neanderthal-, mentre lo psicologo Vance Packard scriveva: *Hanno incarnato una rivolta di giovani contro il mondo degli adulti, liberandoli da inibizioni inconsce-. Era la meta degli Anni Sessanta, nelle canzoni del Beatles c'era voglia di vivere e fiducia. In un sussulto di modestia, John Lennon confessò a un giornalista: -Siamo più popolari di Gesù Cristo-. DI 11 a qualche giorno gli rispose su un quotidiano 11 portavoce della Curia di Milano: -Calma, ragazzo, ne riparleremo fra duemila anni-. Tutti ebbero un rapporto col Beatles: chi per apprezzarli, chi per ignorarli. -Furo- no un fenomeno importante, pregnante — ricorda la scrittrice Fernanda Plvano — inventarono un tipo di musica non rivoluzionaria ma molto inserita nei problemi personali e esistenziali della gente. Non II ho mal incontrati né conosciuti, ma ricordo che quando andai a Londra non potei fare a meno di visitare il loro negozio, 'The appiè-, la Mela, un grande locale, un sotterraneo, e sulla facciata, un enorme arcobaleno. Un'insegna dai colori sgargianti in quella Londra grigia: arrivavi in questa città fumosa, malinconica e ti trovavi davanti a quella luce che ti colpiva. Una cosa bellissima. Era il locale dove si potevano comprare le cose più strane e intelligenti dt Londra, perché i Beatles, in Europa, erano in anticipo su tutto: sui figli dei fiori e su tutte quelle tematiche che negli anni successivi avrebbero portato sulle piazze milioni di piovani.. I Beatles dettavano la moda: pettinatura, vestiti, occhiali. Ne parlò nel '65 Pier Paolo Pasolini in una poesia dedicata a Nlnetto Davoli: • Ecco che entra nella platea un ossesso con gli occhi dolci i e ridarelli / vestito come t Beatles-. Ma 1 legami più veri sono stati lasciati dalle canzoni. Riccardo Pazzaglla, protagonista della trasmissione dì Arbore, «Quelli della notte-, (esce In questi giorni il suo libro, «Il brodo primordiale.) dice di avere con 1 Beatles un rapporto solo, intimo, indimenticabile: Yesterday. • Una canzone di cut conoscevo solo il titolo e non le parole, ma questo mi bastava, perché in quella musica ci puoi mettere quello che vuoi. Una musica che definirei descrittiva, che mi suscitava emozioni profonde e io riempivo di pensieri. Mi evocava ricordi e momenti vissuti, avevo trovato una -napoletanità- in quella musica e ci mettevo dentro immagini e espressioni napoletane. Una forza di evocazione e magia che non ho trovato In altre canzoni del Beatles-. Canzoni che sono l'emblema di un'epoca, e che riuscendo a entrare nel vissuto di ciascuno restano legate ai ricordi più personali. Dice la scrittrice Francesca Sanvitale: «Per me i Beatles sono il naturale sottofondo degli Anni Sessanta, però diventano un ricordo preciso della mia esistenza fino al 1975: sono il punto di riferimento di tutta l'infanzia, fino al 1012 anni, di mio figlio. Io, mio figlio e i Beatles: è stato un rapporto a tre. Lui era solo, senza amici, bastava un disco e tutto tornava alla normalità. Era stanco, nervoso, non aveva voglia di fare t computerà il momento del Beatles. Gli piacevano, lo alutavano, vedeva in loro altri ragazzi che scherzavano e si divertivano cantando. Perché t Beatles sono più che l'allegria: sono la libertà, Itmmaglnazione, la simpatia e anche la giovinezza. Erano ragazzi: hanno scritto le loro canzoni più belle sotto i trent'anni-. Tutti innamorati dei Beatles? Non proprio. Ci sono anche gli Indifferenti. Fra musicologi e critici musicali, per esemplo, i Beatles non vantano grandissimi estimatori. Piero Buscaroli, responsabile della collana musicale di Mondadori e autore di un recentissimo volume su Bach, non spende molte parole: -Li ho totalmente ignorati; non per disprezzo o snobismo intellettuale, ma perché mi sono occupato di cose più importanti-. Nessun giudizio sulle loro canzoni? «Sono perfettamente inserite nel processo di eccessiva accentuazione ritmica che la musica ha subito nel dopoguerra-. Stesso discorso per Teodoro Celli, studioso di Wagner: «Dei Beatles non so assolutamente nulla. Se mi si chiedesse qualcosa sull'operetta o su Modugno saprei rispondere, ma sui Beatles no; non me ne sono mai occupato-. Naturalmente ci sono le eccezioni. Il musicista Luciano Berlo ha pubblicato nel '69 sulla «Nuova rivista musicale' italiana» un saggio sull'arte' dei Beatles, ha diretto spesso trascrizioni di loro canzoni. •E'certo che hanno rivoluzionato la storia della musica commerciale-. Mauro Anselmo