Montedison verso il pareggio ora gioca la carta americana di Ugo Bertone
Montedison verso il pareggio ora gioca la carta americana Approvata la fusione tra TAusimont e la Compo Industries Montedison verso il pareggio ora gioca la carta americana MILANO — La nuova Montedison, dopo aver consolidato la sua struttura finanziaria, gioca ora la carta americana. Ieri mattina, poco prima dell'avvio dell'assemblea che ha sancito l'ingresso dei nuovi privati nel sindacato di blocco della holding di Foro Bonaparte, il comitato esecutivo ha approvato la fusione tra la Ausimont, la consociata attiva nell'area delle specialità chimiche e materiali ad alte prestazioni, con l'americana Compo Industries del Dclaware, una società quotata a New York all'American Stock Exchange. La società che nascerà dalla fusione (con una quota Montedison supcriore all'80%) verrà cosi quotata sul mercato americano e, grazie alla rete commerciale Compo (nel 1984 un fatturato di 132 milioni di dollari e un utile netto di 3.8 milioni), potrà avviare una presenza aggressiva sul mercato americano. A questo appuntamento la holding chimica arriva dopo aver risolto i nodi dell'assetto proprietario e migliorato in misura decisiva la situazione finanziaria. Ieri, infatti, è stato annunciato che il sindacato di blocco Montedison dispone ora di una quota pari al 34%. del capitale (contro il 26,6%. del passato). Entrano nuovi azionisti sia italiani che stranieri e muta la composizione del sindacato. Ai vertici della Montedison, oltre alla Gemina. Mediobanca. l'Interedec di Gaith Pharaon (il socio arabo uscito però dal consiglio c prossimo a un progressivo disimpegno dalla società), l'Italcementi e i gruppi Varasi e Schiatti, ci sono: il gruppo Ferruzzi, con una partecipazione vicina al 4% (inferiore per importanza solo alla Gemina e a Mediobanca); la Fondiaria, la Sai. le Generali e la Ras (ovvero i principali gruppi assicurativi con quote unitarie vicine all'1%); gli industriali Inghirami (tessile) e Maltauro (edile). La nuova compagine si riflette in un consiglio largamente rinnovato. Entrano: Raul Gardini (grande stratega del gruppo Ferruzzi); Enrico Pianta per la Sai c il presidente della Generali, Enrico Randone; Adene Maltauro e, in rappresentanza della Gemina. l'amministratore delegato Francois Preney. Escono dai vertici della Montedison, Gaith Pharaon e i consiglieri espressi dai maggiori azionisti Gemina: Francesco Paolo Mattioli, Cesare Bianconi, Giampiero Busi, Vincenzo Sozzani. Toccherà ai nuovi vertici consolidare la ripresa della Montedison che, a fine 1984, ha ampiamente ridimensio¬ nato il suo deficit: 36 miliardi di perdite (contro 83 a livello consolidato) contro i 393 dell'anno precedente e addirittura i 757 miliardi a fine 1982. La ripresa è stata favorita da un buon andamento del mercato della chimica ma, soprattutto, dalla ristrutturazione del gruppo che ha registrato, nei primi mesi del 1985, una crescita delle vendite pari al 14%.. Conforta, poi. il miglioramento della situazione finanziaria che si consoliderà ancora con l'aumento di capitale per 114 miliardi approvato ieri dall'assemblea. L'incidenza degli oneri finanziari, infatti, e scesa sotto il 6%. mentre il margine operativo lordo ha superato il 10%, a dimostrazione della miglior redditività industriale. Ora si tratta di proseguire su questa strada cercando di ottenere quattro obicttivi, annunciati da Schlmberni: raggiungere la leadership mondiale nella linea del fluoro; crescere nella chimica delle specialità elicila farmaceutica; rafforzare il settore energetico; sviluppare, infine, la presenza nel terziario. Ugo Bertone QUASI IN NERO (perdite nette del gruppo Montedison, In miliardi di lire). 1975 76 77 78 79 80 81 82 83 84 Fonte Bilanci Montedison
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