Karajan grandissimo all'ombra del Papa di Giorgio Pestelli

Karajan grandissimo all'ombra del Papa Il mondo ha assistito in diretta alla splendida «Kronungmesse» di Mozart Karajan grandissimo all'ombra del Papa DAL NOSTRO INVIATO CITTA' DEL VATICANO — «Nach Rom, nach Romt». A Roma, come uno dei pellegrini del «Tannhàuser*: così i giornali di mezzo mondo avelìano presentato il ritorno di Herbert t'on Karajan in Italia dopo quindici anni di assenza e dopo la rottura con Paolo Grassi per questioni di diritti televisivi. La curiosità, l'interesse erano tutti per lui, e per la Filarmonica di Vienna, e per la Kronungmesse di Mozart. Ma dopo che molti illustri maestri in questi ultimi anni avevano già diretto concerti per il Papa davanti alle telecamere. Karajan doveva fare qualcosa di diverso, di irrepetibile; e, sarò astuzia di regista o empito di fede, con «sprezzatura» di gentiluomo cinquecentesco ha deciso di nascondere la sua arte fra le pieghe della grandiosa liturgia cattolica romana. E' stata lei la protagonista; si è cominciato a capirlo dalla carta d'invito che. senza neppure menzionare il suo nome, comunicava che Sua Santità Giovanni Paolo II avrebbe celebrato la Santa Messa per gli apostoli Pietro e Paolo. Nella basilica una voce avvertiva il pubblico che non a un concerto si trovava ma a una celebrazione eucaristica; invitandolo a non applaudire. Sarà stata questa numinosd imposizione di sacralità, ma quando ho visto la testa di Karajan, lontanissima, in quell'enorme spazio ho provato un senso di affettuosa tenerezza: una testa fine, immobile, un colorito avorio cui un raggio di riflettore conferiva un opaco splendore; è rimasto così parecchi minuti, finché torrenti di luce e il coro della Cappella Sistina hanno annunciato l'arrivo di Giovanni Paolo II scortato da un imponente seguito di prelati dal fondo della navata centrale. Lento e solenne comincia il rito, con salmi e antifone gregoriani e palestriniani intonati dal coro della Sistina e dal Pontificio Istituto di Musica sacra. Karajan, i Filarmonici di Vienna i solisti vocali (credo di riconoscere Trudeliese Schmidt, il sublime «compositore* nc/f'Arianna di Strauss a Salisburgo) soìw disposti alla destra del baldacchino berniniano; attacca il .Kyrie» con gesto targo, incoraggiante; poi, secondo la pratica secolare, il Papa dall'altare maggiore intona il • Gloria- gregoriano e Karajan risponde muovendo le masse polifoniche, in realtà la sobria polifonia del Mozart salisburghese. Fino a questo punto, impossibile dire qualcosa dell'esecuzione; c'è nell'enorme spazio una risonanza di quattro-cinque secondi, per cui ogni precisione sonora è annullata. Intanto il rito continua: imposizione del palio a dodici metropoliti, un po' di Palestrita (che. c'è poco da dire, qui funziona meglio di Mozart) e poi, momento di emozione altissima, un cantore sconosciuto, bravissimo, attacca («In ìlio tempore.^ la lettura intonata del Vangelo: assapora ogni sillaba, lascia che ogni parola si riposi dal suo significato: nessuno ha mai spiegato così bene la funzione dello «storico» nell'oratorio del Seicento. Karajan aspetta paziente; molti si sono alzali in piedi, ma il suo profilo si disegna sempre sul fondo, accanto ai riccioloni barocchi dei contrabbassi e alle teste quadre delle camere televisive. E il grande direttore prende il sopravvento quando il livello poetico della Messa mozartiana sale: già nel «cruciflxus- del .Credo» il tempo staccato ai>eva una misteriosa solennità: e più ancora il ■ Sanctus.', dove la polifonia è lasciata da parte per l'assorta serie degli accordi. Poi. come una linfa serena c freschissima, è arrivata la frase dei primi violini (che Dio li rimeriti) nel .Benedictus-; e le dimensioni imponenti, le risonanze non contavano «più nulla quando il soprano Kathleen Battle ha attaccatol'«Agnus». ormai si era creato un clima di soffusa intimità più forte di ogni distanza: la voce sembrava di averla li a due passi, e così l'afflitto timbro dell'oboe e i periati rintocchi dei violoncelli. Durante la comunione, il coro viennese del Singverein ha dato un'esecuzione da brivido dcll'-Avc veruni» di Afo-, zart; concludendo cosi una cerimonia unica, in cui la liturgia romana nella sua rigorosa grandiosità si è sposata alla tenerezza della voce di Mozart, evocata in San Pietro dalla genialità interpretativa di Karajan. Giorgio Pestelli

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, Italia, Roma, Salisburgo, Vienna