Serena e la lesina di Gian Paolo Ormezzano

Serena e la lesina Così per sport di Gian Paolo Ormezzano Serena e la lesina Nell'anno che precede lo svincolo generale, il mondo del calcio è percorso da fermenti di schiavismo, con subdole divagazioni alla zio Tom. Mai cosi poco importanti i calciatori, mai così tanto importar! fi i dirigenti. E sei vero che i calciatori guadagnano tanti soldi, è anche vero che in cambio devono davvero cedere tutto di se stessi. Si prenda il caso Serena. La conclusione, qui, non interessa assolutamente. E' venuto comunque fuori, in pieno 1985, die un calciatore può avere sino a quattro padroni, che esistono opzioni segrete sul suo cartellino e sono anche opzioni palesi sul suo destino, che operazioni che lo riguardano passano ben sopra la sua testa, anche se lui è assai alto. E almeno il caso Serena è stato pubblicizzato. Altri casi sono magari più gravi, però meno vistosi. Il calciatore guadagna sempre di più, conta sempre di meno: è cosi anestetizzato dal denaro, che quando reagisce subito, cioè quasi mai, sembra uno Spartaco. Come Serena, appunto. Calzolaio figlio di calzolaio, si è detto frastornato dal grande movimento intorno a lui. Ha ancora sulle dita i segni della lesina, intesa come ferro del mestiere, ma nel calcio ha dovuto imparare che la lesina è un'altra cosa, è la cautela del Torino di fronte ai miliardi chiesti dall'Inter; e la non lesina non significa il non uso di quel certo ferro da calzolaio, ma significa fare le scarpe. La nuova schedina. Chissà se nel mondo del calcio hanno pensato al pericolo che stanno correndo, con queste schedine di automobilismo e ciclismo, e poi — pare — motociclismo e rugby, podismo e basket. Perché se la gente gioca, e gioca molto, finisce la sicurezza del calcio di essere lo sport che mantiene tutti gli altri, decadono i suoi presunti diritti speciali, morali e no, il Totocalcio retrocede a lotteria per gente che chiede soltanto di puntare su qualcosa. Le cifre basse della schedina di B quando la A non c'è, o della schedina senza calcio, sono indicative sino ad un certo punto: bisognerebbe portare avanti l'esperimento per più volte consecutive, permettere ai sistemisti di costituire la loro banca dei dati, cosi da intervenire con i molti milioni anclie su previsioni di tipo nuovo (chi è questo Bauer nella prossima schedina sul Tour?), e intanto permettere alla gente di farsi il gusto. In Danimarca si gioca quando ci sono rinvìi per il maltempo, tenendo buono un segno — uno, ics, due — sorteggiato e assegnato al match non disputato: e alla gente interessa che ci sia un montepremi e un vincitore, non che vengano giocate tutte le partite. Al limite, va anche bene un pronostico sulla bandiera del primo battello cfte aiijràcca^a Copenaghen o mezzodì di un "glorilo dì pioggia. Ma può anche darsi che il Totocalcio, cioè il calcio, abbia già previsto, valutato tutto, e che questo esperimento sia in realtà una trappola. E cioè poche giocate e poi subito il messaggio al resto dello sport: vedete che non portate soldi, non contate poi molto? Ringraziate il calcio che porta i miliardi, sema di lui sareste barboni. E l'inizio di una dittatura esplicita, non cammuffata come quella attuale. La schedina di questi giorni è anche una schedatura di idee, progetti, ribellioni, rassegnazioni. Moser fia chieso soldi, come -attore-: visto che li prendono le squadre di calcio... Inconsciamente o no, ha capito il problema -vero- della novità. E sta tirando la i>olata agli altri: persino, in bici, alle auto di formula uno. Dirsene quattro Che belle le verità di questi giorni: personaggi che ancora ieri si abbracciavano ora se ne dicono quattro, e anche otto. Marangon nel Verona era un impasto fra Dorian Grap e Casanoi'a, con un po'di Trimalcione e un po' di Petronio. Chissà come soffriva Rossi nella Juventus, Garello con Bagnoli, Giordano nella Lazio. Un desiderio: che uno del trasferimenti -sicuri- vada a monte, e che si debba reinventare un rapporto, un amore sulle vecchie basi, sperando nella memoria corta dei lettori, nella distruzione degli architi, nell'abbondanza di bronzo per facce. Serena conteso da molti (visto da Franco Bruna)

Persone citate: Bauer, Calzolaio, Dorian Grap, Franco Bruna, Garello, Marangon, Moser, Rossi

Luoghi citati: Copenaghen, Danimarca, Lazio