Oggi certe vetture vanno come i bolidi di 30 anni fa
Oggi certe vetture vanno come i bolidi di 30 anni fa Il Circuito del Valentino e il progresso tecnico Oggi certe vetture vanno come i bolidi di 30 anni fa La rievocazione storica del Gran Premio del Valentino, domenica scorsa (un'allegra sarabanda di automobili da corsa del passato, con parecchi degli slessi piloti di allora, e tanto, tantissimo pubblico: forse 100 mila persone), ha significato molte cose, a parte lo scopo primario che si erano prefissati gli organizzatori. Anzitutto, sul piano umano, il ricordo pungente di Alberto Ascari, grandissimo campione scomparso trent'anni fa, poclie settimane dopo aver portato alla prima vittoria la Lancia F. 1, proprio sul circuito del Valentino (e il sito grande amico Gigi Villoresi lo ha ricordalo con accenti commossi); poi una specie di 'rivisitazione, di alcune macchine famose e ricette di allori; e ancora l'incontro fra protagonisti di vicende sportive del passato, velato dal pensiero degli scomparsi che alle gare disputate lungo il Po tante emozioni avevano saputo dare: da coloro che, oltre ad Ascari, vi ìianno vinto, come i leggendari Nuvolari e Varzi, Wimille, Pietro Dusio, ad altri die a vincere avrebbero tenuto più di tutti, in primo luogo il generoso, brillante, combattivo Nino Farina — primo campione del mondo nel 1950 —, erede della grande tradizione dei piloti torinesi Nazzaro, Bordino, Salamano, Giaccone, Lampiano. Nostalgie a parte, almeno per cht ha i capelli bianchi, la giornata del Valentino Ita suggerito, agli appassionati di automobilismo agonistico e ai non pochi tecnici e progettisti di ieri che non hanno voluto perdere l'inconsueto appuntamento, considerazioni e riflessioni sugli enormi progressi raggiunti dall'automobile, e in particolare da quelle da corsa, nell'arco di mezzo secolo, cioè da quel lontano 1935 in cui venne disputato il primo Circuito del Valentino. Progressi che in fondo sono nell'ordine naturale delle cose, ma die tuttavia, nel raffronto, fanno apparire quasi miracolosi i risultati tecnici già conseguiti da certe 'antenate-. Nel 1935 —prima edizione della gara torinese — T'alio Nuvolari si impose alla media di poco più di 115 km/h al volante dell'Alfa Romeo -P 3-: probabilmente, un buon pilota otterrebbe oggi la stessa media con la Fiat Uno Turbo, che auto da corsa non è. Ma la .P 3-, progettata da Vittorio Jano, aveva il motore a 8 cilindri di 2900 ce, sovralimentato da compressore volumetrico, che rendeva oltre 260 cavalli e aveva la ve¬ locità massima di oltre 260 orari. La Uno Turbo, di 1300 ce, turbocompressore, iniezione elettronica e 105 Cv, raggiunge i 200, però è infinitamente meglio frenata, più maneggevole, facile da guidare. Undici anni dopo era ancora un'Alfa Romeo a dominare: la leggendaria -158. o -Alletta, di Achille Varzi, una macchina costruita già nell'anteguerra a Modena, sotto la supervisione di Enzo Ferrari, su progetto di Gioacchino Colombo e successivamente sviluppata all'Alfa da un altro grande tecnico: Orazio Satta Pullga, Bene, nella versione postbellica, con motore 8 cilindri di un litro e mezzo e due compressori, la .158. disponeva di 275 Cv e possedeva un'affidabilità a tutta prova. Pochi anni dopo diventerà .159.. sovralimentata da un volumetrico a doppio stadio che permetterà di raggiungere ben 425 Cv (cioè più di 280 cavalli per litro). Oggi i motori di F. 1, con il loro 'Selvaggio- turbocompressore erogano una potenza doppia. Da qui la necessità di trasferire questa enorme potenza alle ruote e di utilizzarla attraverso telai, sospensioni, soluzioni aerodinamiche estremamente complesse e sofisticate. Eppure, se osserviamo certe monoposto degli Anni 50, come l'Alfetta, la Lancia, la Maserati di Formula 1 (presenti, e perfettamente conservate e funzionanti, alla manifestazione di domenica scorsa) non possiamo non convenire che la loro immagine, oltre che più vicina all'automobile in senso generico, era di una incomparabile bellezza meccanica e formale. E sentire i loro motori girare procurava una sensazione irripetibile di armonia e di potenza. Ci diceva uno dei piloti di allora, Gino Valenzano, che ha girato al Valentino con una Lancia 'Correrà, del 1953: «E' ancora un motore eccezionale, con un'accelerazione incredibile». E che dire della piccola Cisitalia 1100 costruita nell'immediato dopoguerra da Pietro Dusio (e guidata l'altro giorno dal figlio Carlo)? Era un progetto dell'ing. Dante Giacosa, bellissimo nella semplicità del disegno meccanico e nella carrozzria, con una novità assoluta rappresentata dal geniale cambio semiautomatico con comando meccanico a preselezione. Sono pagine di storia forse utili, certo istruttive da ripassare, oggi che il progresso dell'automobile ci ha abituati a tutto. Ferruccio Bernabò Kcco nel Grcuito del Valentino una Cisitalia, splendido esempio di vettura da corsa
Luoghi citati: Modena
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