Caso Palermo la sentenza non soddisfa la giustizia di Roberto Martinelli

Caso Palermo, la sentenza non soddisfa la giustizia Il giudice condannato dal Csm a sei mesi di perdita d'anzianità Caso Palermo, la sentenza non soddisfa la giustizia ROMA — La sanzione disciplinare inflitta al giudice Carlo Palermo offre lo spunto ad alcune riflessioni sul funzionamento della giustizia nel nostro Paese. Sono riflessioni che non riguardano le responsabilità del protagonista della vicenda, ma toccano i rapporti tra l'ordine giudiziario e gli altri soggetti giuridici e costituzionali. Cominciamo col dire che la sentenza sarà impugnata ed è probabile che il ccaso Palermo» tornerà davanti al Consiglio supcriore della magistratura. Se ciò accadrà, passeranno mesi ed il nuovo consiglio sarà stato ampiamente rinnovato nei suoi quadri e nelle sue logiche di potere. Già questo c un elemento che non giova alla certezza del diritto. La lunga discussione in camera di consiglio (la più lunga, pare, fatta eccezione per la P2) sta ad indicare che i nove componenti la sezione disciplinare non si sono trovati d'accordo nel ritenere colpevole il magistrato Carlo Palermo. Si può affermare con assoluta certezza che il collegio si e spaccato e non solo su questioni strettamente giuridiche. Il segreto del rito a porte chiuse non consente di sapere se nella contrapposizione tra i due fronti abbia giocato la matrice squisita- mente politica di alcuni dei «giudici», li solo un sospetto, sia pure legittimo, dal momento che il «caso Palermo)) e, a dispetto di quanti sostengono il contrario, anche una vicenda politica. Bd allora e legittimo chiedersi se sia ammissibile che, in uno stato di diritto, un organismo nominato con logiche di partito possa essere giudice imparziale dell'operato di altri giudici. Carlo Palermo c stato condannato a sci mesi di perdita di anzianità. Alcuni definiscono la pena sproporzionatamente afflittiva. Può darsi, ma tutto sommato essa appare squisitamente simbolica dal momento che aspettare centottanta giorni per diventare consigliere di cassazione non è la fine del mondo. Semmai e il verdetto di colpevolezza che toglie al giudice credibilità. Ma il problema è un altro. Infatti, delle due l'una: se Carlo Palermo c davvero colpevole degli addebiti che gli sono stati mossi (aver inquisito il presidente del Consiglio, un deputato della Repubblica senza esserne autorizzato, aver calpestato le più elementari norme di garanzia del diritto di difesa, aver violato principi costituzionali e deontologici di primaria importanza), ebbene, se tutto questo è vero, i sci mesi di fermo nella carriera professionale non sono una sanzione sufficiente. Un tale magistrato, colpevole di tali misfatti, va radiato dall'ordine giudiziario. E a sua discolpa non può invocare alcuna attenuante, neppure quella della infermità mentale che qualcuno, più volte in passato, aveva ipotizzato prima dell'inizio dell'azione disciplinare. Un giudice pazzo non può amministrare giustizia. Ce però un testimone a favore di Carlo Palermo, un testimone che non ha ancora un nome, ma che forse un giorno finirà per parlare in qualche aula di giustizia. E' il misterioso signor X clic la mattina del 2 aprile 1985, in località Pizzolungo, lungomare di Trapani, ha azionato il radiocomando che ha fatto esplodere l'autobomba che doveva uccidere il magistrato. La strage, nella quale persero la vita due bimbi di sci anni e la madre che li stava accompagnando a scuola, è un fatto reale che, al di là di qualsiasi disquisizione giuridica, sta ad indicare che Carlo Palermo non è quel folle visionario che qualcuno ha cercato di raffigurare. La sua tanto chiacchierata inchiesta sul traffico d'armi e di droga aveva evidentemente colpito nel segno, se la mafia siciliana pensò subito di eliminarlo non appena trasferito da Trento a Trapani. Ed allora, quando un giudice si espone a tal punto e mette a repentaglio la propria vita alla ricerca della verità, sci mesi di blocco nella carriera professionale costituiscono un compromesso umiliante non solo per chi li riceve, ma anche per chi c costretto ad infliggerli. L'augurio e che un ccaso Palermo» non s'abbia più a ripetere nella storia giudiziaria del nostro Paese c serva di monito a tutti, non escluso chi ne e stato, suo malgrado, protagonista. Roberto Martinelli 11 giudice Palermo

Persone citate: Carlo Palermo

Luoghi citati: Palermo, Pizzolungo, Roma, Trapani, Trento