Spatola ospitai Sindona latitante per contraccambiare una gentilezza
Spatola: ospitai Sindona latitante per contraccambiare una gentilezza Parla il costruttore siciliano, il processo Ambrosoli riprenderà a settembre Spatola: ospitai Sindona latitante per contraccambiare una gentilezza MILANO — 'Cuccia, e chi è, chi l'ha mai visto, dove abita, dove lavora. Io facevo il costruttore, lavoravo, stavo bene, non avevo bisogno di nessuno, tanto meno di rischiare tutto per minacciare questo Cuccia ette neppure conosco. No, signor presidente, qui abbiamo sbagliato persona. Io non so nulla, sono innocente». Ieri mattina sembrava quasi che il processo contro Michele Sindona si tenesse a Palermo: gli Imputati, 1 fratelli Rosario e Vincenzo Spatola, rispondevano alle domande del presidente della corte, del pm e degli avvocati di parte civile con declamazioni, gesti e ammiccamenti che ricordavano più le immagini de 'Il giorno della civetta» e di altri film di mafia che la sobrietà del palazzo di giustizia di Milano. Nel processo i due Spatola, già inquisiti dal giudice palermitano Falcone per associazione a delinquere di stampo mafioso e commercio di sostanze stupefacenti, non hanno un ruolo di rilievo, ma la loro presenza è ugualmen- %• — - ■ - f/y— te molto significativa: rappresentano il legame tra Sindona e gli amici siciliani che si sono attivati per il viaggio in Italia e per realizzare le pressioni su chi si opponeva al piano di salvataggio della Banca Privata. Il fratello minore, Vincenzo, è il «postino» arrestato a Roma nel settembre del 1979 mentre consegnava una lettera proveniente dal presunti rapitori di Sindona all'avvocato Rodolfo Guzzi: è accusato di favoreggiamento, vio¬ lenza e tentata estorsione ai danni di Enrico Cuccia. Il maggiore, Rosario, è un ex costruttore. 'Allevo — ha detto — 700 operai, sei cantieri, sei miliardi di fatturato all'anno, ero il più onesto e virtuoso cittadino italiano», ma oggi deve circolare in un auto corazzata con due guardie del corpo. In più, i fratelli Spatola vantano un pedigree e? "ceczione: un loro cugino si chiama John Ga m bino, in odore dì mafia presso gli inquirenti italiani ed americani, anch'egli imputato in questo processo. I due Spatola non hanno ammesso al 'ino dei reati contestati: Vincenzo ha detto di non sapere nulla, di essere andato a Roma dietro consiglio di suo fratello, di avere ricevuto a Lugano 'Una busticina» con 100 mila dollari (»Non sapevo che c'erano dentro i soldi»), ma di non conoscere il misterioso donatore. A Ginevra, dove si è incontrato con Gambino, c'era andato per 'motivi turistici». Rosario ha detto di aver r * fatto amicizia con Sindona perché il finanziere gli prometteva importanti agganci politici indispensabili per le sue fortune di costruttore. Ha ammesso di aver ospitato tra l'agosto e l'ottobre del '79 Michele Sindona, all'epoca latitante, nella villetta di suo suocero »per ricambiare le gentilezze che l'avvocato mi aveva fatto a New York». 'Tutti hanno bisogno di un appoggio — ha detto Spatola — e Stridono era un grande personaggio, non c'è nulla di male in quello che ho fatto. Anche a lei, signor presidente, farebbe piacere poter contare sulla protezione di un ministro, di un uomo politico, di un onorevole. Questa è stata l'unica mia colpa in tutta la storia di Sindona». Tra il pubblico persino la vedova di Giorgio Ambrosoli non è riuscita a trattenere le risa. Dopo gli interrogatori 11 pm Viola ha chiesto che venissero ammessi come testimoni i due procuratori distrettuali di Manhattan, Tendy e Berry. e l'avvocato Freeman. g.m.
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