Rai 15 mandati di comparizione per «tangenti» e appalti truccati
Rai, 15 mandati di comparizione per «tangenti» e appalti truccati inchiesta, per la gestione '81-'84, dirigenti, funzionari e privati Rai, 15 mandati di comparizione per «tangenti» e appalti truccati DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — L'inchiesta sugli appalti concessi dalla Rai è riemersa da lunghi mesi di silenzio (e di polemiche fra magistrati) con provvedimenti che sono destinati a provocare clamore: il consigliere istruttore Ernesto Cudillo ha formalmente incriminato ieri, attraverso quindici mandati di comparizione, alcuni dei più noti direttori di rete, amministratori e giornalisti dell'ente televisivo di Stato. Le accuse l'anno dall'interesse privato alla corruzione, al peculato: riguardano la produzione del «Marco Polo», Il più grande sceneggiato che la Rai abbia prodotto, alcuni contatti con ditte esterne, ed i «favori., che, da viale Mazzini, qualcuno avrebbe chiesto per facilitare assegnazioni di lavoro, o interventi. Le accuse coinvolgono Picrantonio Berte, già direttore generale dell'ente; Mimmo Scorano, già direttore della Rete Uno; il suo successore, Emanuele Milano; Brando Giordani, che nella stessa Rete riveste il ruolo di capostruttura; il fratello di questo, Sergio, regista, e la sorella, Bonizza Arangio Giordani; il giornalista Emilio Fede, suo fratello Giuseppe; il direttore della Terza Rete, Luca Di Schiena; Massimo e Sebastiano Rendina; Giuseppe Dall'Angelo; il responsabile di una società «esterna» di produzione, Sante Antonnicola, ed infine Francesco Basso e Grazia Mottes. che nei provvedimenti vengono indicati come «organizzatori» di manifestazioni. Le accuse vanno divise per gruppi. La più rilevante è forse quella che deriva dalla produzione del «Marco Polo». Scorano e Giordani sono accusati di aver «distratto» o favore della società di Anton- ntcola (la «Skj S.p.A.) ben dodici miliardi e mezzo «quale corrispettivo del contratto d'appalto stipulato nel giugno '80». Un contratto, fra l'altro, mai preceduto da una gara d'appalto, e concesso senza che la società esterna possedesse — almeno, secondo il giudice — i necessari requisiti. L'accusa di interesse privato è quella che tocca il gruppo più nutrito: Giordani e Milano, Rendina e Fede, Dall'Angelo, secondo il giudice avrebbero peccato di nepotismo: Alcuni contratti per la realizzazione «esterna» di programmi (come quello con lo «Studio D» per la produzione di «Italia Sera-) sarebbero stati subordinati all'impiego nello staff del figlio di Rendina e del fratello di Emilio Fede. Terza vicenda, quella die i>ede coinvolto Luca Di Schiena. Il consigliere Cudillo lo accusa di corruzione: fra il giugno dell'82 e la prima metà dell'anno successivo, l'attuale direttore della terza rete avrebbe chiesto a Francesco Basso e Grazia Mottes alcuni milioni (poi ottenuti) per autorizzare la partecipazione di alcuni presentatori della Rai a manifestazioni organizzate dai due. Per la Rai, è di nuovo bufera, anche se queste incriminazioni non giungono del tutto inattese. Giancarlo Armati, pubblico ministero nell'inchiesta (e già autore, un anno fa, di una serie di avvisi di reato per l'intero Consiglio d'amministrazione dell'Ente) le ai>eva sollecitate più di due mesi fa: l'ufficio istruzione, in questo caso impersonato proprio dal suo capo (è il consigliere Cudillo a gestire direttamente l'inchiesta) aveva tardato ad esprìmere le conclusioni.
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