Così vive Herbert von Karajan l'ospite più misterioso di Roma
Così vive Herbert von Karajan l'ospite più misterioso di Roma Di giorno non esce, non incontra nessuno e pranza in albergo Così vive Herbert von Karajan l'ospite più misterioso di Roma ROMA — Il muro di riservatezza alzato intorno a Herbert von Karajan è diventato oggi piti alto e difficile da superare. Il Vaticano che gestisce Unterà operazione si scusa spiegando che quello di sabato pomeriggio in San Pietro non sarà un concerto ma una funzióne religiosa e perciò non c'è molto da dire. La Rai dichiara di non avere niente a che fare con l'avvenimento perché il suo compito è quello di prestare per alcune ore la prima rete alla televisione Vaticana e alla- Telemondial che, per conto della messicana Polivideo, si occupano di diffondere nel mondo intero la cerimonia. L'Accademia di Santa Cecilia dice che si è limitata a prestare, la sera di martedì, la sua piccola sala dell'Auditorio di via della Conciliazione perché il maestro potesse fare le prove: la grande, si giustificano, serviva per il Messia di Haendel che inaugura oggi la stagione estiva in Campidoglio. Perfino il segretario e amico di Von Karajan, che l'altro giorno era raggiungibile telefonicamente, è stato completamente isolato dal centralino dell'albergo Hassler Villa Medici dove Karajan, come faceva abitualmente fino a quindici anni fa, ha deciso di alloggia¬ re anche questa volta. Le prove in San Pietro, cominciate soltanto ieri sera, dopo le diciannove, quando la basilica si chiude a fedeli e turisti, sono assolutamente vietate ai non addetti ai lavori. «Non c'è niente da vedere — avrebbe detto Von Karajan —, stiamo solo lavorando». A Roma il maestro è arrivato in compagnia della terza moglie, Eliette Mouret, un'ex mannequin che della sua passata professione conserva ancora il gusto dell'eleganza: ieri pomeriggio, per esempio, passeggiava per via Gregoriana, la strada dell'alta moda romana, in giacca di gabardine e pantaloni neri straordinariamente chic. Con lei una sola delle due figlie, Arabelle, la più piccola, bionda e scattante come la madre. Von Karajan, dice chi l'ha incontrato in questi giorni, è molto invecchiato: quel ciuffo di capelli bianchi che da giovane era la sua fierezza si è spento in un indifferenziato grigio; il cipiglio orgoglioso con cui guardava la gente si è mutato in burbera indifferenza; ma soprattutto le due operazioni che ha subito alla colonna vertebrale gli rendono penoso perfino camminare. Herbert von Karajan passa l'intera giornata chiuso nella suite che ha preso all'Hotel Hassler: consuma i pasti in stanza, riposa, studia la regia della trasmissione televisiva che porterà, anch'essa, la sua firma; si affaccia alla terrazza di via Sistina dove passano, una dietro l'altra, carrozzelle piene di giapponesi, i soli tra i turisti che ancora possano permettersi di pagarle. Esce soltanto la sera, in automobile, verso le sei, per arrivare con molto anticipo alle prove. Solo domani, per la generale della Kronungmesse di Mozart, sarà a Roma la Philharmoniker di Vienna con il coro dei Singverein. La sera di martedì ha incontrato il maestro Francesco Siciliani che conosce da sempre e con il quale ha passato qualche ora. Del resto, da quindici anni e polemicamente, Karajan si rifiutava di venire in Italia: la rottura era stata causata da una questione di diritti per l'esclusiva del Don Carlo alla Scala, l'opera che Grassi, allora sovrintendente, voleva fosse trasmessa in televisione e che Von Karajan aveva invece ceduto, come fa sempre, alla Polytel. Questa cerimonia di sabato in San Pietro potrebbe essere il segno di una riconciliazione. si. ro.
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