Agca non darò altre risposte non ho più nulla da inventare di Guido Rampoldi

Agcas non darò altre risposte non ho più nulla da inventare L'attentatore del Papa «crolla» alla quattordicesima udienza Agcas non darò altre risposte non ho più nulla da inventare II pm gli ha urlato; «Per due anni lei ha portato in giro la giustizia» - Soddisfazione dei legali dei bulgari ROMA — Incapace di orizzontarsi tra le tante versioni offerte, Ali Agca ha annunciato che non Intende più rispondere. Quattordici giorni di interrogatorio e Ieri, in chiusura del quattordicesimo round, ha dato forfait cosi: -Non ho da dare altre risposte, non è rimasto nulla, non posso inventare cose nuove... più do risposte più è complicato, non è possibile'. 81 è congedato, almeno per il momento, con una nuova ricostruzione dell'attentato al Papa: lo e gli altri due terroristi turchi, ha detto, dovevamo fuggire da San Pietro a bordo di un'auto nostra. In due anni di sopralluoghi, confronti, interrogatori, aveva sempre ribadito che la fuga doveva avvenire a bordo di una macchina guidata dal funzionarlo bulgaro Antonov. Ieri ha corretto: -Antonov era un'alternativa-. -Quante verità ci sono dentro di lei, Agca?-, gli ha obiettato allora il presidente della Corte. E il pubblico ministero ha gridato: «Per due anni lei ha portato in giro la giustieia'. Agca è rimasto muto. Il presidente della Corte ha insistito: c'era davvero Antonov, quel pomeriggio? Lungo silenzio, poi Agca mormora, e sembra sincero: «Per un attimo ho pensato die si voleva scaricare i bulgari-, cioè che mi si chiedesse di ritrattare le accuse agli imputati bulgari. Infine Agca conferma: si, Antonov c'era, -ma su questi fatti non voglio più rispondere-. La sua deposizione è una vittoria schiacciante per la difesa degli imputati bulgari: Agca, il teste dell'accusa, ha dimostrato d'essere del tutto inaffidabile. In ogni udienza ha offerto una verità diversa dalla precedente, troppo reticente nel parlare dei complici turchi, troppo zelante nell'accusare 1 bulgari. Ha inframmezzato deliri mistici con l'Intenzione duplice di evitare risposte imbarazzanti e tentare il ricatto, non insistete altrimenti faccio il matto. Ha Inviato messaggi a tutti, dunque n nessuno in particolare, dando l'Impressione di muoversi a tentoni in cerca di un interlocutore con il quale barattare bugie e verità. Infine si è perso in quel labirinto di invenzioni e realtà che era riuscito a vendere in blocco, per due anni, alla magistratura inquirente. Un frullato di astuzie levantine, avanspettacolo e millanteria. Il suo errore capitale è stato introdurre sulla scena dell'attentato un personaggio di troppo, il terzo uomo di piazza San Pietro: -Akif- nelle prime versioni, il turco Omer Ay nell'ultima. Da quel momento Agca è stato costretto a correggere l'intera trama della «pista bulgara» per ritagliare il ruolo di Ay-Akif. Lentamente i turchi sono diventati i protagonisti delle tre giornate fatali che culminarono nell'attentato, e 1 bul¬ gari delle comparse che si affacciano qua e là. Stando all'ultima versione, Agca, Ay e Celile, 1 tre terroristi dell'attentato, arrivarono a Roma da Milano con una Ford Taunus (nell'udienza precedente era una Ford Granata) 11 10 maggio. Il 13 andarono in macchina a piazza San Pietro e lasciarono la Taunus nelle vicinanze del Vaticano, di fronte all'ambasciata d'Egitto, con le chiavi inserite nel cruscotto. Era mezzogiorno. Alle sedici i tre incontrarono Antonov che attendeva in un altro posto, vicino all'ambasciata canadese. Il piano, dice Agca, era di fuggire con la Taunus, ma si poteva anche ricorrere ad Antonov, come soluzione di ripiego. Nel tentativo di districare in questa matassa qualche verità 11 presidente della Corte ha richiesto al ministero della Giustizia di sondare la disponibilità delle autorità di Ankara per l'eventuale trasferimento in Italia di Omer Ay, attualmente detenuto in Turchia. Si vuol capire se è davvero il terzo uomo dell'attentato. E se esistono altri complici turchi, come appare verosimile: è logico ritenere che un quarto terrorista abbia atteso sulla Taunus i sicari. Nell'economia del processo prende consistenza il versante turco e svapora l'accusa contro i tre imputati bulgari. Ma la «pista bulgara* resta un rompicapo. La propaganda dell'Est insiste sulla tesi di un Agca -costruito dai servisi segreti occidentali-, e se 11 sicario mente, certo qualcuno deve avergli suggerito quelle meticolose descrizioni di Antonov, Ayvazov e Vassilev che ha offerto al giudice Martella. A meno che tra Imputati e Lupi grigi non sia Intercorso qualche rapporto comunque Inconfessabile, legato In altra forma, o non legato affatto, all'attentato al Papa. Un rapporto segreto che ora è lo strumento di un ricatto. Agca ha sfidato 11 governo di Sofia a consegnare all'Italia Beklr Celenk, accusato di aver appaltato l'attentato per conto della Bulgaria, e quella è stata l'unica mossa efficace del piccolo turco. Il processo riprenderà giovedì, quando 11 presidente della Corte chiederà ad Agca se vuol mantenere fede alla promessa del silenzio, o se invece vuole rispondere. Guido Rampoldi

Luoghi citati: Ankara, Bulgaria, Egitto, Italia, Milano, Roma, Sofia, Turchia