Anche vino e gioielli nel mirino di Reagan

Anche vino e gioielli nel mirino di Reagan Anche vino e gioielli nel mirino di Reagan MILANO — «La pasta? £' solo la punta dell'iceberg, un problema di portata limitata che ci porteremo dietro almeno per un anno. Adesso le nostre preoccupazioni sono legate ad altri settori: il vino, ad esempio, che sarà oggetto di contesa tra un mese e il comparto tessile'. James Lundquist, presidente della Camera dt commercio italoamericana di New York, non si fa Illusioni sul prossimo futuro della guerra commerciale tra Europa e Stati Uniti. •Occorre distinguere i vari problemi — spiega Lundquist — e capire che occorre affrontare il ventaglio delle questioni che si porranno in futuro'. Quali? «La prossima offensiva riguarderà il vino. Nel 19S4 l'Italia, che ha messo a segno una crescita pari al 33 per cento delle proprie esportazioni in questo settore, ha ottenuto una grande conquista: La spiegazione è complessa: in sostanza, il trattato del 1948 che ha dato vita al Oatt, concede ai vari Paesi la possibilità di alutare con sussidi l'agricoltura. Ma che si intende per agricoltura? -Per gli Stati Uniti — spiega Lundquist — è legittimo l'aiuto ai produttori di grano e di farina, non agli industriali della pasta». E per 11 vino? •Il Congresso, nel 1984, ha assimilato — risponde Lundquist — i produttori di vino ai coltivatori de//a vite, accettando la tesi europea che Ta crescita dell'export italiano e francese non comprometteva i coltivatori della California. Ma attenzione: proprio la California di Reagan sta rimettendo in questione la materia e mi aspetto, nel prossimo luglio, un'offensiva in questo settore nel prossimo mese». E qui Lundquist ci svela un particolare Inedito della guerra commerciale In atto: l'Europa si accinge a replicare con un aumento dei dazi sulle noci americane. Perché? 'Perché le noci si producono in California — sorride Lundquist — che è la terra di Reagan. Cosi si ottiene un duplice scopo: si solleva un grosso problema politico con una minima incidenza economica. Un po' come è successo con la pasta. Reagan poteva scegliere tra cento prodotti e ha preferito calcare la mano su un settore modesto, in quanto a valore economico, così come in passato, di fronte al problemi del pollame di origine tedesca che metteva in crisi gli agricoltori del Wisconsin, si sono alzate le barriere doganali sul cognac francese». In questo caso, la partita si svolge in questi termini: c'è un grosso disagio del produttori americani di succo d'arancia (a causa della concorrenza brasiliana). La reazione è stata diretta contro la Cee, accusata di «drogare» i prezzi agricoli. La conseguenza è stata una misura che colpisce esclusivamente gii italiani. 'D'altronde — replica Lundquist — non ci si può lamentare». In effetti, grazie al caro dollaro, l'export italiano negli Usa viaggia su livelli notevoli: +21% nel primo trimestre dell'anno in corso rispetto al boom del 1984 (saldo attivo di 4000 miliardi di lire) e ciò, ha spiegato Ieri a Milano 11 presidente dell'istituto per 11 commercio estero Giuseppe Ratti, è stato di grande aluto per la bilancia dei pagamenti. Ora, però, dopo acciaio e pasta, la guerra tocca i tessili, le scarpe, 1 gioielli. Possiamo replicare? L'aiuto all'export, da parte dell'Ice, non supera verso gli Usa 110 miliardi di lire... Ugo Bertone Cinque anni di scambi Italia-Usa Esport. Italiane verso gli S.U. (milioni di dollari) 4325 S191 5301 5455 7935 Import, italiane dagli 8.U. Saldo per (milioni di dollari) | l'Italia 5511 5360 4616 3908 4375