Ma Pichetto ripete «Giusta la disdetta»

Ma Pichetto ripete «Giusta la disdetta» Presidente degli industriali torinesi Ma Pichetto ripete «Giusta la disdetta» TORINO — E' da oltre una settimana che avete disdettato la scala mobile. Continuate ad essere quasi gli unici. Non sentite il disagio di questo isolamento? Rivolgiamo la domanda a Giuseppe Pichetto, presidente degli industriali torinesi, cioè di una parte rilevante della Confindustria. «Crari ha chiesto a Gorio perché i conti con l'estero vanno sempre peggio. Una spiegazione l'abbiamo anche noi; l'industria italiana perde colpi rispetto a quella estera. Il che significa che esportiamo meno ed importiamo di piii. Il problema non è capire ma provvedere, cioè incidere sulle varie componenti del costo per tornare ad essere competitivi. In questa direzione la Confindustria poteva fare, in concreto, una sola cosa e l'ha fatta: chiamare in causa il costo del lavoro, Quindi disdire io scaia mobile». La vostra decisione è stata giudicata da quasi tutti I politici e dal sindacati un «gesto tracotante». «incoiare che si rimproveri a noi di aver fatto una cosa che tutti dicono si debba fare, cioè modificare la scala mobile. Comunque, non c'è niente di tracotante. Se avessimo avuto la speranza che le cose st sarebbero sistemate sema questo gesto impopolare non l'avremmo fatto*. Non crede che 1 «no», dopo aver vinto il referendum, abbiano vissuto la disdetta della scala mobile come uno schiaffo? «Per me la vittoria dei "no" è stata la vittoria di quelli che pensano che più soldi e più inflazione è ■come prima o peggio di prima. Il che corrisponde alle decisioni di politica economica prese dal governo nel febbraio dell'anno scorso. La disdetta della scala mobile è la stessa identica cosa: in Italia continuiamo ad avere una inflazione in¬ torno al 10 per cento e noi crediamo che si debba operare per ridurla, con i fatti e non con le parole. La contraddizione tra la vittoria dei "no" e la disdetta la sentono soltanto coloro che dai "no" volevano ricavare una vittoria politica. L'industria non può permettersi di fare politicar.. I «no» sono stati di approvazione della politica economica del governo. Come si concilia questo orientamento con il fatto che voi avete respinto la proposta di De Mlchelis, ministro di questo governo? •Scusi il bisticcio di parole, ma la proposta di De Mlchelis non era coerente con la politica che il governo ha fatto fino a ieri. De Mlchelis è venuto, infatti, a proporcl un aumento secco del costo del lavoro: sia attraverso un sistema di scala mobile più oneroso dell'attuale, anche se non di molto; sia con una riduzione dell'orario di Z ore la settimana*. Nel gennaio del 1983, quando ministro del Lavoro era Scotti, avete accettato una riduzione dell'orarlo di 40 ore l'anno. «Scotti ci impose una riduzione di 40 ore l'anno, meno di un'ora la settimana, ma a fronte di una contemporanea riduzione della scala mobile. In questo modo la politica di contenimento del costo del lavoro era parzialmente salvaguardata. Oggi, invece, il costo del lavoro aumenterebbe per la contingenza e per l'orarlo». Camiti non vuole trattare con la Confindustria Benza orarlo ed ha consigliato a Lucchini di «andate in ferie».' «£' una battuta spiritosa. Il pericolo è che accettando la proposta di Camiti noi perderemmo ancora competitività e saremmo costretti a mandare in ferie, per sempre, altri lavoratori'- Sergio Devecchi

Persone citate: Giuseppe Pichetto, Gorio, Lucchini, Pichetto, Sergio Devecchi

Luoghi citati: Italia, Torino