La Camera Usa chiedeva nuove barriere doganali di Ennio Caretto
La Camera Usa chiedeva nuove doganali La Camera Usa chiedeva nuove doganali NEW YORK — In una lettera al Congresso, firmata dal segretario di Stato Shultz, dal ministro del Tesoro Baker, da quello del Commerci Baldrlge, da quello del Lavoro Brock e dal negoziatore Smith, il presidente Reagan si è ieri recisamente opposto al contingentamento delle importazioni di tessili. Il presidente, che da dieci giorni ha sulla scrivania una richiesta della commissione internazionale di contingentare l'importazione delle scarpe, ha mosso due obiezioni alla mozione del Congresso per bloccare •l'invasione- dell'abbigliamento straniero. Nel clima di tensione internazionale causato dal contenzioso con la Cee sugli agrumi e sulla pasta, ha detto, un ulteriore provvedimento protezionistico scatenerebbe reazioni a catena; i prezzi dei prodotti tessili nazionali, non più contenuti dalla concorrenza, salirebbero inoltre a dismisura danneggiando i consumatori americani. E' la conferma che l'amministrazione repubblicana cerca una soluzione negoziale della crisi aperta dall'aumento del tassi sulla pasta — la «spaghetti-mar* — e che spera di impostarla a brevissimo termine durante le visite a Washington del vicepresidente della commissione di Bruxelles, Andrlessen, e del vicepresidente Bush in Europa, visite che incominceranno entrambe domani. L'obiettivo fondamentale degli Stati Uniti rimane l'avvio del «Reagan round-, non solo per la liberalizzazione dei commerci, ma anche per quella dei capitali. A parere del presidente, tramite esso la superpotenza può mantenere bassa la propria inflazione, grazie ai prezzi inferiori dei prodotti stranieri, e al tempo stesso può penetrare nel grandi mercati europeo e asiatico, espandendo le proprie esportazioni, e riducendo il proprio disavanzo commerciale. «Questo disavanzo — ha ammonito il direttore dell'Istituto di economia internazionale di Washington] Fred Bergsten — minaccia di trasformare il nostro Paese nel mega-debitore del mondo.. «Un sistema per arrivare al Reagan round, additato ad esempio dalla Francia, sarebbe stato quello della riforma del Sistema monetario — ha dichiarato Bergsten —. Ma le misure discusse nei giorni scorsi a Tokyo sono insufficienti». Bergsten, già sottosegretario al Tesoro sotto Carter, sostiene che neppure l'adozione di bande di oscillazione del dollaro come proponevano i francesi e gli interventi coordinati delle banclie centrali sui mercati dei cambi basterebbero a frenare il dollaro se, come sembra probabile, l'economia atnericana si troverà presto all'apice di una. seconda ripresa. Ma aggiunge die tali provvedimenti ,nl avrebbero ai>uto effetto qualora fossero stati accompagnati da un drastico taglio del deficit. «Un mix del genere avrebbe fatto scendere abbastanza in fretta e regolarmente i tassi di interesse, e quindi posto fine all'afflusso di capitali stranieri negli Stati Uniti, e all'apprezzamento del dollaro. A Tokyo invece si è scelta la strada del coordinamento delle politiche economiche del vari Paesi, degli interventi limitati sui mercati dei cambi, della sorveglianza da parte del Fondo monetario internazionale... E' una strategia che può dare frutti a lunga scadenza, ma che non risolve i problemi immediati.. Bergsten attribuisce l'impasse che a suo parere si è formato all'amministraziqrie repubblicana, di cui è fortemente critico. n-:«ii ai Come può l'aìnministrazione repubblicana deprezzare gradualmente il dollaro, in modo da rendere il *made in Usa» più concorrenziale, e realizzare l'obiettivo dell'aumento delle esportazioni? Dall'annuncio tre giorni fa che il prodotto nazionale lordo nel secondo trimestre di quest'anno sta crescendo del 3,1 per cento in termini reali, si sono rafforzate le prospettive che il dollaro anziché scendere torni a salire. Ieri, nel suo discorso radiofonico del sabato, il presidente ha detto apertamente che è l'unico sistema per riuscirci e risanare il disavanzo pubblico a costo di enormi sacrifici. Reagan ha sottolineato che il Senato ha approvato tagli di 56 miliardi di dollari alle spese del prossitno anno, ma che la Camera, che è dominata dai democratici, il partito all'opposizione, si oppone all'austerità. «Stiamo ipotecando 11 nostro futuro — ha ammonito il presidente —. Se lo Stato non saprà stringere la cinghia nei prossimi anni, il Paese non riuscirà più a ristrutturare la sua finanza.. Reagan ha però ribadito la propria avversione a qualsiasi aumento delle tasse. La proposta di riforma fiscale avanzata dal presidente il ìnese passato, e da lui propugnata con energia in una serie di comizi in tutti gli Stati Uniti in questa settimana, si dirige anzi a un alleggerimento delle imposte. Reagan parte dal presupposto che la produzione industriale l'ada ulteriormente incentivata attraverso gli investimenti, e mentre si appresta a esigere di più dalle grandi corporation che finora hanno pagato molto poco al fisco, agevola le piccole e medie imprese, e soprattutto i contribuenti della fascia mediobassa e alta. Attraverso il risparmio privato, ha spesso ripetuto, passa la strada dell'espansione, come indica l'esempio giapponese. In un caso del genere, per quanto riguarda l'Europa, si profilerebbe un'altra ascesa del dollaro, a meno che Reagan non innca la battaglia con il Congresso per la riduzione del disavanzo pubblico. Ennio Caretto Il presidente americano Ronald Reagan visto da Levine (Copyright N V Revicw of Boote. Opere Mundi c per l'Italia ilo SUmpa•)
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