Lo spazio conteso di Roberto Martinelli
Lo spazio conteso Lo spazio conteso I tentativi di limitarne la discrezionalità e i pericoli di condizionamento Al dibattito e alle polemiche segue il momento della riflessione. Dopo la pubblica autocritica, i messaggi trasmessi agli altri poteri c le assicurazioni ricevute dal guardasigilli, i giudici congressisti tornano nel loro microcosmo istituzionale. La stragrande maggioranza riprende il lavoro silenzioso e riservato nelle desolate aule di giustizia. Altri si rituffano sotto il cono di luce inquinante del protagonismo c del sensazionalismo. Altri ancora tornano a svolgere l'ingrato c spesso non gratificante compito di essere arbitri di problemi più grandi di loro. E la giustizia, l'eterna ammalata dell'azienda Italia continua il suo corso. Le tematiche di oggi sono con qualche variante quelle di ieri, quando Giuseppe Maranini introdusse in un dibattito di magistrati il teorema allora futuribile del potere-dovere attribuito ai giudici di attingere direttamente alla Costituzione repubblicana per svolgere una funzione di indirizzo politico. Oggi, come ieri, si discute di garanzie di libertà, di capacità giurisdizionale, di equilibri tra i poteri, di riforme, di democrazia, di rispetto dei valori costituzionali, di pulizia morale. Giustamente, Galante Garrone sulle colonne di questo giornale ha osservato come la Costituzione, nell'assicurarc alla magistratura indipendenza da ogni altro potere dello Stato, afferma clic essa è potere non meno degli altri..;. Ed' allora perché mai tic ne discute? Perché l'ordine giu¬ diziario s'interroga sul ruolo che negli equilibri istituzionali esso deve esercitare? Perché dibatte sulla centralità della giustizia quale momento determinante nella tutela delle libertà fondamentali? Perché si pone il problema della supplenza che la magistratura, volente o nolente, ha dovuto affrontare per le carenze degli altri poteri? E' difficile sintetizzare una risposta: intanto c'è da dire che la scelta di questa tematica e stata forse detcrminata dalle minacce rivolte all'indipendenza dell'ordine giudiziario. Sono anni che si disserta sull'opportunità di sottoporre il pubblico ministero al controllo del potere politico. Sono state proposte tante variazioni sul tema, ma al fondo c'è solo l'esigenza di ridurre gli spazi di discrezionalità nell'esercizio dell'azione penale. Quell'azione penale che fa paura a corrotti e corruttori, a portaborse c a faccendieri di Stato, agli abitanti del sottobosco politico che indossando gli abiti dcll'insospcttabilità si preoccupano solo di scovare il sistema legale per violare la legalità. In questi ultimi anni la pressione del potere politico per appropriarsi di questi spazi di autonomia si è fatta più forte ed eccessiva. Ma il progetto non è riuscito; l'ordine giudiziario non ha subito limitazioni né condizionamenti. Sconfitto sul terreno delle riforme, il (palazzo», ovvero quella parte di esso che più avverte l'esigenza di un controllo della giuri¬ sdizione, ha aggirato l'ostacolo. 1 sistemi usati per assicurare la benevolenza della giustizia sono stati diversi. Si è cominciato col dire che i giudici hanno troppi poteri, che sono degli irresponsabili, che vogliono sovrapporsi a tutti, che vogliono instaurare una sorta di dittatura giudiziaria. E infine è stato detto che sono corrotti c disonesti. Molte volte il bersaglio è stato centrato. Ma solo perché alcuni giudici, per fortuna una misera minoranza, si sono lasciati irretire dalla ricchezza e dal potere. O perché altri, più numerosi ma non tanti da compromettere ancora la credibilità della giustizia, si sono lasciati attrarre dàlie lusinghe della politica intesa come adesione ideologica ad un partito. Gli uni e gli altri, dando in misura diversa pretesto alle critiche, non hanno reso un buon servizio a quella <-maggioranza silenziosa» che crede ancora nel principio morale del giudice soggetto solo alla legge. Abbia il coraggio questa maggioranza di onesti di espellere dall'ordine giudiziario i faccendieri della giustizia, i giudici con tessera di partito e i corrotti. Nessun politico allora avrà più l'ardire di alzare la voce, di criticare, o peggio ancora di minacciare indiscriminatamente un .potere istituzionale. Ed i giudici, consapevoli delle responsabilità, capiranno di essere i soli garanti delle libertà individuali c della sopravvivenza dello Stato di diritto. Roberto Martinelli
Persone citate: Galante Garrone, Giuseppe Maranini
Luoghi citati: Italia
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