Finita la guerra dei campi di Tito Sansa

Finita la guerra dei campi Finita la guerra dei campi La vicenda degli ostaggi ha paradossalmente calmato la situazione sugli altri «fronti» del Libano - Dalla terrazza dell'aeroporto centinaia di persone osservano con curiosità il Boeing Twa sul piazzale -1 jet della Mea partono e arrivano senza interruzione, con voli al completo (Segue dalla 1* pagina) non sono gravi. Li hanno portati all'Università americana di Beirut (presidiata dagli sciiti) e hanno fatto loro un accurato check-up. Il risultato — secondo 11 portavoce di Amai, Akef Haidar — è stato che -possono continuare a rimanere in prigionia*. A Palmer, malato di cuore, sono state date le medicine mandategli dalla famiglia in America, di Grossmayer il portavoce ha detto: «Ha un cancro, da tempo vive con un polmone solo, non ha bisogno di venire ricoverato in ospedale». La voce che i due dirottatori di Atene e sette ostaggi ebrei sarebbero scomparsi (nella Valle della Bekaa) non ha trovato conferma. Sembra invece che nella Bekaa, vicino a Baalbek, si trovino altri sette americani, quelli rapiti a Beirut nell'ultimo anno e mezzo. Sarebbero nelle mani degli ìiezbollahi, i «soldati di Dio» filoiraniani, assai meno concilianti di Amai, la quale da diversi giorni emette comunicati con inviti alla disciplina. Ad Amai ha fatto eco*) lo sceicco Fadlallah, il quale ha detto: -Faro pressione sui sequestratori affinché i prigionieri vengano liberati*, esprimendo addirittura l'opinione che se Israele libererà a sua volta i detenuti sciiti «si porrebbero avere sviluppi favorevoli per la pace*. Sempre assente nella crisi degli ostaggi è il governo libanese, i cui soldati, tanto all'aeroporto quanto intorno ai campi palestinesi finalmente ritornati tranquilli, fungono da comparse e obbediscono agli ordini dei miliziani. Venerdì i soldati hanno assistito impotenti all'invasione della pista dell'aeroporto da parte di migliaia di dimostranti khomelnisti e alle imprese di squadracce di armati che minacciavano 1 negozianti aderenti a una serrata di protesta contro gli «abusi» delle milizie. Ci sono stati del sit-in nelle moschee, ad uno di essi ha partecipato anche Rachid Karamé, 11 primo ministro (sunnita) dell'Inesistente governo libanese. La protesta popolare è stata spontanea, ad essa hanno partecipato non solo i sunniti ma anche diversi sciiti, tutti stanchi di questa guerra civile che dura da oltre dieci anni. E' la prima volta — si fa notare — che il popolo si rivolta e dice basta. Finita la «guerra dei campi» (grazie all'intervento del siriani) sono cominciate ieri la distribuzione del viveri e la raccolta delle armi pesanti a BourJ-el-Barajneh, oggi sarà la volta di Sabra e di Chatyla. Al palestinesi verranno lasciate soltanto le armi leggere. A Beirut ieri non sono caduti proiettili di artiglieria, lungo la linea "verde e nel centro non si è sparato. C'è tregua perché l'attenzione di tutti è concentrata sull'aereo e sul quaranta ostaggi, per 1 quali si spera di trovare una soluzione. Ma c'è apprensione, perché a Beirut si ricordano le minacce americane della settimana scorsa, soprattutto le parole dei due ex segretari di Stato Brzezlnski e Kisslnger, secondo i quali l'atto di pirateria aerea «non potrà rimanere impunito*. La portaerei Nimitz incrocia sempre al largo e molti — a cominciare da Berri — temono una spedizione punitiva. La paura è per il «dopo». Tito Sansa

Persone citate: Akef Haidar, Berri, Fadlallah, Palmer, Rachid Karamé, Sabra

Luoghi citati: America, Atene, Beirut, Israele, Libano