Schiaffo al super-io di Luciano Gallino

Schiaffo al super-io QUANDO IL CERVELLO SI ROMPE Schiaffo al super-io Lo studio del comportamento umano procede, si può dire da secoli, come una sorta di dialogo tra sordi, che per di più parlano linguaggi differenti. Pur divergendo su questioni di fondo, le cui ragioni restano pressoché incomprensibili all'altro, i due maggiori gruppi che partecipano al dialogo usano come argomento principe, e talvolta come clava, una medesima proposizione, la quale suona null'altro che. Da un lato della barriera acustica e linguistica che li divide stanno coloro per i quali il comportamento umano, e il cervello che lo controlla, sono null'altro che un insieme di processi biologici o biochimici. Sul lato opposto sono invece schierati coloro per i quali il comportamento e il cervello (ma da questa parte si preferisce parlare di «mente»), sono null'altro che il riflesso delle esperienze compiute, dall'ambiente in cui si c vissuti, della cultura. A seconda dell'epoca e dei paesi, uno dei due gruppi è parso avere la meglio, o si è illuso d'averla. Per gran pa \ dell'Ottocento, soprattutto in Europa, gli argomenti di tipo biologico sono stati presentati, nell'ambito della cultura positivistica, come la spiegazione definitiva del comportamento. Il Novecento, per contro, è stato contrassegnato dal predominio degli ambientalisti, ovvero dell'idea che la mente umana viene plasmata per intero dalla cultura e dalle relazioni sociali. Si sono ovviamente registrate delle variazioni locali: in Italia, ad esempio, il paradigma biologico ha influenzato la psicologia e la psichiatria molto più a lungo che altrove. Lo stesso sviluppo del movimento antipsichiatrico degli Anni 60 e 70, con la sua accentuazione delle componenti sociali e culturali dei disturbi del comportamento, può essere visto come un adeguamento relativamente tardo all'ambientalismo già predominante anche in Italia in altre scienze come la psicologia sociale, la sociologia, l'antropologia culturale, e, in Usa, nella stessa psichiatria. * * ' Questo sfondo va tenuto presente per attribuire il giusto peso a opere come // cervello rotto (Longanesi), di Nancy C Andrcasen, presidente della Società americana per la ricerca psichiatrica, che ripropone su nuove basi un'interpretazione strettamente biologica del comportamento umano e dei suoi disturbi. 11 suo riferimento polemico sono gli studiosi ed i terapeuti che affrontano il problema delle malattie mentali esclusivamente in termini psicologici, vedendo in esse la manifestazione di stati soggettivi che si possono descrivere con espressioni quali «un io schiacciato dal super-io», oppure «derivazione affettiva» o «mancanza di stima di sé». L'autrice ritiene che le scienze del cervello abbiano ormai prodotto conoscenze sufficienti per con-' sentire tanto al ricercatore quanto allo psichiatra praticante di lasciare da parte questi «costrutti teorici», per cercare invece le ragioni del comportamento delle persone guardando direttamente ciò che accade nel cervello. Dal punto di vista biologico, ciò che accade nel cervello consiste essenzialmente in uno scambio di sostanze chimiche v tra i dieci miliardi e passa di cellule nervose, o neuroni, che 10 compongono. (Nel cervello vi sono altre decine di miliardi di cellule, le cellule gliali.l ma queste non sembrano partecipare direttamente all'attività nervosa). I neuroni non sono in contatto tra loro, come le altre cellule del corpo, ma sono separati 'da una fìssura sottilissima, la sinapsi. Quando un neurone viene eccitato da altri neuroni o, attraverso meccanismi intermedi, da variazioni dell'ambiente esterno, esso scarica in tale fìssura un migliaio di molecole d'una sostanza che i neuroni adiacenti sono in grado di riconoscere come un messaggio specifico, 11 quale dice se il neurone ricevente deve a sua volta eccitirsi oppure no. Il regolare funzionamento del cervello, c la totalità del comportamento umano, si fondano quindi sui miliardi di messaggi chimici che i neuroni di continuo si scambiano, operando su una scala temporale di pochi millisecondi. La ricerca sui neurotrasmettitori, come si chiamano tali sostanze per sottolineare la loro funzione di trasmettere messaggi da una cellula nervosa all'altra, ha permesso in anni recenti di capire che nella genesi e nella sintomatologia di molte malattie mentali e spesso presente qualche forma di squilibro della produzione e della distribuzione di questi messaggeri chimici. Se un neurotrasmettitore arriva ai recettori delle cellule cui è destinato in misura eccessiva, oppure in misura insufficiente, vi saranno gruppi di neuroni che non funzionano in modo appropriato, e tale disfunzione, al di sopra d'una certa soglia, si manifesterà in stati soggettivi sgradevoli, e in disturbi più o meno marcati del comportamento. Si sa, ad esempio, che in una delle malattie mentali più gravi, la schizofrenia, è regolarmente presente nel cervello di coloro che ne sono colpiti una quantità eccessiva del neurotrasmettitore dopammina, o di recettori ad esso sensibili. E' a questi processi biologici che si riferisce la Andreasen quando parla di «cervello che si rompe». La validità di queste conoscenze d'ordine biologico sembra tuttavia una base impropria per dare un fondamento indiscutibile all'affermazione che le categorie psicologiche, e l'ipotesi dell'influenza ambientale sulle malattie mentali, siano delle semplici metafore da mettere finalmente da parte ora che si conosce la verità circa il modo di funzionare del cervello. Per compiere un passo davvero rivoluzionario nella comprensione del comportamento umano dovremmo forse pensare, piuttosto che a spingere nuovamen¬ te verso il primo polo il pendolo spiegazione biologica spiegazione psicologica, come fa la Andreasen, a sostituirlo con modelli volti a individuare i meccanismi specifici di interazione tra i processi biologici e i processi simbolici o rappresentazionali attivi nel cervello. * * Non c'è dubbio, per dire, che l'ansia implichi una variazione del flusso di neurotrasmettitori entro il cervello, ma pur in presenza di questo stesso fenomeno fisico occorre distinguere tra casi del tutto differenti. Se si potesse guardare direttamente nel cervello di vari individui in grave stato di ansia, come propone la Andreasen, si potrebbe osservare un identico squilibrio nella distribuzione d'un certo neurotrasmettitore; salvo poi stabilire che Tizio è in ansia perché è nato con neuroni che eccedono nella produzione di quel neurotrasmettitore, Caio perché teme di non avere le energie e le competenze necessarie per far fronte agli impegni d'un nuovo lavoro, e Sempronio perché è stato minacciato dal racket dei negozi. Solo nel primo caso si potrebbe parlare di processi biologici come cause del comportamento e dello stato soggettivo; negli altri due casi, per contro, si tratta di situazioni individuali e sociali che, in quanto sono rappresentate entro il cervello, causano certi processi biologici, soggettivamente percepiti come ansia. A tutt'e tre gli individui gioverebbe forse null'altro che qualche goccia di Valium; ma agli ultimi due gioverebbe anche un programma di riconversione professionale, o la eliminazione del racket dei negozi. Luciano Gallino

Persone citate: Andreasen, Longanesi

Luoghi citati: Andrcasen, Europa, Italia, Nancy, Usa