L'Accademia drammatica cerca un direttore Non importa se è bravo purché sia giovane di Simonetta Robiony

L'Accademia drammatica cerca un direttore Non importa se è bravo, purché sia giovane Bandito il concorso, ma i candidati non devono superare i quarantanni L'Accademia drammatica cerca un direttore Non importa se è bravo, purché sia giovane ROMA — Sulla Gazzetta ufficiale del 15 giugno, tra le tante notizie di bandi e di concorsi, è uscita anche quella che riguarda la nomina del nuovo direttore dell'Accademia d'arte drammatica «Silvio D'Amico». Il bando, emanato dal ministero della Pubblica Istruzione da cui dipende l'Accademia, prevede che a partecipare al concorso stano ammessi soltanto cittadini italiani di età compresa tra i diciotto e i quarant'anni o, in deroga, dipendenti dell'amministrazione statale per i quali questo limite d'età non esiste, trattandosi per loro di un semplice cambio di funzióni. In altre parole, se la senatrice Palcucci, attuale ministro della Pubblica Istruzione, decidesse di affidare l'incarico di direttore artistico a Vittorio Oassman, che dirige la scuola di recitazione a Firenze, non lo potrebbe fare perché Oassman ha più di. quarant'anni e non è un professore statale. 'Anche il ministro — spiegano all'ufficio stampa della Pubblica Istruzione — non può modificare una legge, anzi, se la legge esiste, deve essere il primo a rispettarla». Attualmente però a reggere l'Accademia d'arte drammatica c'è Aldo Trionfo, un signore che ha più di quarant'anni e non ha fatto carriera nello Stato ma deve la sua notorietà soltanto alle sue regie teatrali. Com'è che per lui si è fatta un'eccezione? La spiegazione la fornisce Luigi Mazzella commissario governativo dell'Accademia da sei anni, da quando all'Accademia, cioè, non c'è più neanche il consiglio d'amministrazione. Ncll'80, in attesa che il ministero bandisse 11 concorso per sostituire Renzo Tian, direttore uscente, nel tentativo di ridare prestigio all'Accademia, l'incarico fu affidato a Trionfo, ricorrendo a un espediente previsto dallo statuto dell'Accademia e voluto addirittura da Silvio D'Amico. .E' grazie a questo — dice Mazzella — che in questi anni l'Accademia ha potuto vivere un nuovo momento di splendore tornando a godere della fama che le compete*. Ma perché per fare un bando di concorso il ministero della Pubblica Istruzione ci ha messo tanto tempo? Le ragioni sono infinite: un primo bando non aveva dato risultati soddisfacenti, un secondo dovette essere modifi¬ cato per la sopravvenuta legge 270 nell'82, e poi è intervenuto il Consiglio di Stato che ha dovuto fornire il suo parere e via dicendo. SI è arrivati cosi, un anno dopo l'altro, a questo mese di giugno quando la Gazzetta, revocati 1 passati bandi, ha emanato il nuovo. Ma dati i requisiti richiesti per 11 possibile futuro candidato paradossalmente c'è da augurarsi che anche questa volta il concorso vada deserto. Abbiamo chiesto un commento a due illustri uomini dello spettacolo che. per la legge italiana, non potrebbero mal diventare direttori dell'Accademia d'arte drammatica: il regista Luigi Squarzina e l'attore Alberto Sordi. Squarzina, che, In quanto direttore dello Stabile di Genova prima e di Roma poi, ha perfino fatto parte di una fallita commissione per 11 rinnovamento dello statuto dell'Accademia, non può che preconizzare un futuro difficile per questo istituto se al più presto la legge che lo governa non verrà adeguata ai tempi. Ma aggiunge una parola di ottimismo. •// teatro italiano — dice — spera molto nell'opera del commissario Mazzella al quale questa scuola sta moltissimo a cuore e che vorrebbe vederla rinnovata nell'ambito della prossima legge sul teatro di prosa*. Più scettico Alberto Sordi che, assicura, non accetterebbe mal l'incarico di direttore perché, una volta finito di recitare, il suo unico desiderio è mettersi al sole su un'isola delle Antllle. .Perché stupirsi se il direttore dell'Accademia viene scelto in base all'età e non in base alla competenza? Il nostro Parlamento è fatto da uomini vecchiovvio quindi che le leggi rispecchino la loro età e siano perciò perennemente inadeguate ai bisogni*. Simonetta Robiony

Luoghi citati: Firenze, Genova, Roma