Un Buco Nero gigante ci sovrasta

Un Buco Nero gigante ci sovrasta COSI' GLI SCIENZIATI DEL CIELO HANNO SVELATO UN MISTERO Un Buco Nero gigante ci sovrasta Pesa quanto 4 milioni di stelle come il Sole e occupa il centro della nostra galassia - L'hanno scoperto i ricercatori dell'Università di Berkeley guidati dal premio Nobel Charles Townes - Hanno usato due telescopi all'infrarosso collocati su un vulcano e su un aereo in volo ad altissima quota -1 primi indizi erano venuti da osservazioni nei raggi X fatte dall'astrofisico Riccardo Giacconi SAN FRANCISCO — Gli scienziati del cielo hanno regalato al genere umano un'altra stupefacente visione nello scenario delle meraviglie dell'universo: al centro di quel carosello di centinaia di miliardi di astri, che è la galassia di cui fa parte il nehslro Sistema Solare, c'è un gigantesco Buco Nero. La scoperta, di enorme portata scientifica, è stata annunciata nei giorni scorsi dagli stessi studiosi che l'hanno compiuta all'Università, di Berkeley, dopo dieci anni di lavoro. SI tratta di un gruppo di scienziati die hanno lavorato con il premio Nobel Charles Townes eseguendo una serie innumerevole di osservazioni, di misure, di analisi senza precedenti. Essenzialmente hanno impiegato due speciali telescopi all'infrarosso: uno sistemato a bordo di un aereo che ha compiuto un gran numero di voli ad altissima quota; l'altro piazzato in un osservatorio in cima al monte vulcanico Mauna Kea nelle isole Hawaii. Con pazienza i ricercatori di Berkeley (il cut programma è stato finanziato dalla National Science Foundation e dall'ente spaziale Nasa) hanno collezionato un dato dopo l'altro per migliaia di pagine; contemporaneatliente hanno messo in atto un complesso marchingegno matematico fatto di calcoli, correlazioni, equazioni, analisi statistiche a risolile i quali non sarebbe bastato un secolo di lavoro a un esercito di matematici. Ma qui sono venuti in soccorso l ptU avanzati sistemi di elaborazione elettronica. Solo l'intervento dei computer ha potuto dare un senso logico all'immensa quantità dei dati raccolti. r, Girandola, „ £cco come è stato squarciato il velo^dimlatero<oTie copriva ti tcuore- della Galassia. Tutto era cominciato circa un decennio fa, quando, con il perfezionamento degli strumenti d'osservazione e l'affinamento delle metodologie analitiche, gli astrofisici avevano constatato una serte di fenomeni strani e allora inspiegabili, riguardanti la zona centrale della fantastica girandola sptraliforme di stelle, di gas, particelle, pianeti (in una spira c'è anche la Terra con' noi sopra) chiamata Via Lattea. Si erano misurati notevoli scompensi nella distribuzione delle masse di materia in giuoco; si erano osservati fatti misteriosi con le prime indagini sulle emissioni di raggi X e di raggi gamma; perturbazioni gravitazionali e grosse discrepanze nelle valutazioni delle velocità degli ammassi gassosi e degli og- getti inrotazlone. Insomma gli scienziati erano di fronte a un puzzle incomponibile, i cui pezzi non combaciavano mai. Fra l'altro va ricordalo che le prime misure sistematiche delle emissioni di raggi X furono iniziate dal fisico di oriSline italiana Riccardo Giacconi, che ora dirige l'Istituto dello Space Telescope, creato dalla Nasa a Baltimora e che allora si era servito anche del satelliti lanciati- dalla nostra piattaforma spaziale San Marco ancorata sull'Oceano Indiano. Inoltre, sempre per mezzo dei satelliti, erano stati registrati intensi fasci di raggi gamma (oltreché raggi X provenienti dalle stesse regioni al centro della galassia). E tali radiazioni sarebbero le sole a poter sfuggire al laccio gravitaHoiialedei Buchi Neri. Questi eccezionali corpi celesti sono oggetti che non si possono vedere, die risucchiano nell'apocalittico mulinello delle loro forze gravitazionali tutto quello che si trova d'intorno. Hanno rappresentato una delle più difficili sfide della storia dell astrofisica. I Black Holes, secondo le teorie correnti, sono quanto rimane di enormi stelle, che dopo aver esaurito il loro .combustibile- nucleare sono scoppiate violentemente. In tali esplosioni la parte periferica dell'astro si disperde all'esterno; la parte intèrna, invece, .implode- condensandosi. Ne risultano oggetti piccoli (sintende rispetto ai parametri cosmici/, ma il cui campo gravitazionale è così potente da non lasciare uscire all'esterno nemmeno la radiazione luminosa. Restano perciò oggetti invisibili. Ecco il perché .del loro nome. La materia cosi come noi la vediamo e di cui noi stessi siamo fatti è costituita da particelle distanziate l'una dall'altra da vastissimi spazi vuoti. Per esempio, gli atomi — che come è noto sono formati da nuclei in cut risiede praticamente tutta la massa atomica e da involucri dt elettroni che ruotano intorno — sono essenzialmente entità fatte di vuoto. Infatti se si ingigantisse un nucleo atomico alle dimensioni di una palla da tennis, rispettando le proporzioni, l'involucro degli elettroni st troverebbe a una distanza di 50 metri: avremmo una enorme sfera vuota. Ma spazi vuoti esistono anche all'interno del nuclei. Ora, si immagini di elimi nare tutti i vuoti che ci sono fra le particelle componenti il nòstro plar-cta; esso si ridurrebbe alle dimensioni di una palla da biliardo; ma, attenzione, in quella sferetta ci sarebbe tutta la massa del globo terracqueo. Tuttavia il / ■> nostro pianeta, pur ridotto alle dimensioni che si è detto, non diventerebbe certo un buco nero, poiché le quantità di materia e le relative forze gravitazionali, enormi per i nostri parametri umani ma minime a livello cosmico, sarebbero assolutamente insufficienti. Alla fine della sua carriera nemmeno il nostro Sole potrà diventare un buco nero trattandosi di una stella di media grandezza. Lo possono invece le stelle di enormi dimensioni. Nel caso del Buco Nero scoperto al centro della galassia si è valutato che esso contenga una quantità di materia quattro milioni di volte superiore a quella solare. Per spiegare i fenomeni osservati nella regione centrale della Via Lattea c'erano due possibilità: o si trattava di un copioso ammasso dt stelle, oppure del Buco Nero. Alla prima ipotesi,'però, seguiva una contraddizione. Se ci fosse stato un ammasso di stelle, le nubi di gas fatte di particelle cariche avrebbero dovuto ruotare alla stessa velocità, indipendentemente dalla loro distanza dal centro. Al contrarlo, le misure eseguite hanno rivelato che gli ammassi più vicini al centro girano a velocità di 400 mila miglia orarie, mentre quelli plh lontani sono animati da velocità via via decrescenti: proprio come avviene nel nostro sistema planetario per i vari oggetti che ruotano a diverse distanze dal Sole. Sono queste le misure che gli scienziati di Berkeley hanno fatto coi telescopi all'infrarosso e che hanno portato alla conclusione sull'esistenza del grande Buco Nero. A complicare il problema per gli astrofisici c'era e resta il fatto che il Sole (e la Terra con esso) si trova in un braccio della spirale galattica a una distanza di circa trentamila anni luce dalla zona centrale e in una situazione per la quale l'osservazione è annebbiata dall'intermezzo di stelle, di nubi di particelle, pulviscolo, eccetera. Ecco perché è sempre stato più facile osservare le altre galassie che non la nostra. Ora la difficoltà è stata superata. Secondo le valutazioni degli studiosi di Berkeley la presenza del Buco Nero al centro galattico dà la risposta a tanti quesiti rimasti finora insoluti e riguardanti fenomeni e meccanismi fondamentali per la comprensione dell'architettura del cosmo e della sua evoluzione. Fra l'altro si è giunti alla conclusione die nell'ultimo milione di anni II Buco Nero abbia risucchiato nel suo campo gravitazionale enormi quantità di materiali stellari. Con Einstein Poco dopo l'annuncio di Berkeley, un altro gruppo di ricercatori che fa capo al California Institute of Technology di Pasadena e all'Harvard-Smithsonian Center di Cambridge (Massachusetts) ha riferito di poter confermare la scoperta. Questi scienziati avevano collegato in osservazioni congiunte e simultanee sei radiotelescopi opportunamente disposti nel territorio americano, in modo da avere una specie di .lente, elettromagnetica di tremila chilometri di diame¬ tro. Con questa si è potuta valutare la dimensione e la forma dell'invisibile enorme ammasso di materia condensata presente nel centro galattico. Un'ulteriore dimostrazione si attende ora dalle misure che verranno eseguite nelle bande spettrali dei raggi X con un apposito telescopio sistemato a bordo di una delle prossime Space Shuttles. Afa c'è, infine, un'altra considerazione: i buchi neri — se sono quello die hanno mostrato di essere — costituiscono la più severa delle dimostrazioni delle intuizioni di Einstein, cioè il fatto che l'attrazione gravitazionale modifica lo spazio-tempo tanto da far ripiegare anche le traiettorie del raggi luminosi, così come il tempo si allunga o si restringe rispetto alle velocità. E qui le conclusioni scientifiche si confondono con le immaginazioni più ardue della fantasia: oggetti invisibili che risucchiano tutto ciò che sta loro dintorno e che influenzano anche quello che sta più lontano, vengono identificati, ridisegnati, misurati, analizzati dall'uomo, il quale ha imparato a captare radiazioni altrettanto impercettibili ai suoi sensi. C'è da giurare — poiché ogni tessera del mosaico cosmico si incastra perfettamente con le altre — che avesse ragione il padre della relatività quando scrisse che «Dio nella creazione dell'Universo non aveva giocato ai dadi» e aggiunse che se le cose non stessero come le fa capire la relatività, gli sarebbe dispiaciuto molto per il Creatore.. Giancarlo Masini NU'lii lill l NcU'apocaliltico mulinello delle sue forze gravitazionali, un Buco Nero risucchia anche il gas di una stella vicina (Da «Frontiere della scienza». Gruppo Editoriale Fabbri)

Persone citate: Charles Townes, Einstein, Giancarlo Masini, Riccardo Giacconi, Space