Le tante vittime di Calvi

Le tante vittime eli Calvi «Big» della finanza lombarda coinvolti nell'inchiesta sul crack Le tante vittime eli Calvi L'ultima è il presidente della Confindustria - Ma ricordiamo Angelo Terrazzi, il commissario di Borsa Aldo Ravelli, il gioielliere Pederzoli -1 casi di Giulia Maria Crespi, dei Rizzoli (Angelo e le sorelle) e di Bruno Tassati Din - Dalla banca di Nassau gli elementi per le comunicazioni giudiziarie su illeciti valutari MILANO — Qualche giorno fa è stata la volta dei professionisti di assemblea a restare invischiati nelle Indagini sul crack del Banco Ambrosiano; tre giorni dopo è toccato al presidente della Confindustria Luigi Lucchini e a un industriale tessile della Brianza, Giovanni Barzaghi, ricevere comunicazioni giudiziarie per costituzione di fondi all'estero (violazione della legge 159 del 1976), sempre in connessione con il fallimento della banca di Roberto Calvi. E già nei corridoi del palazzo di giustizia si fanno i nomi di altri Illustri personaggi, per lo più consulenti e avvocati che gravitavano intorno a Calvi e che potrebbero entrare prossimamente sulla scena. L'inchiesta sul crack bancario si dipana ormai da tre anni, dall'estate dell'82, a volte in sordina, a volte con fragore, coinvolgendo i big della finanza lombarda. L'elenco delle «vittime» di questo caso è ormai lungo, ma va detto che a subire sino a oggi gli strali della giustizia non ci sono stati solo 1 responsabili materiali del crack, cioè I consiglieri di amministrazione e i membri del collegio sindacale del vecchio Ambrosiano. Sulla buccia di banana dell'Infrazione valutaria, infatti, sono scivolati ad esempio il finanziere Angelo Guido Terrazzi e il commissario di Borsa Aldo Ravelli, il gioielliere Claudio Pederzoli e l'avvocato Gennaro Zanfagna, tutti e quattro incastrati da una «compensazione» organizzata da Bruno Tassan Din: dollari accreditati sui loro conti svizzeri in cambio di lire pagate in Italia alla Rizzoli. E ancora, per un mancato rientro di beni all'estero, sono caduti nella rete Giulia Maria Crespi e tutti i componenti della famiglia Rizzoli, da Angelo alle sorelle, a Giuseppina Rizzoli Carrara e Nicola Carrara. Nulla a che vedere con il crack dell'Ambrosiano, ma la legge 159 (attualmente in fase di rielaborazione) non lascia altra strada ai magistrati che seguono le indagini. Diverse invece le situazioni di Lieto Gelli, Bruno Tassan Din, Umberto Ortolani, Flavio Carboni e di quanti sono stati recentemente condannati a Milano per acquisto illegale di azioni del vecchio Ambrosiano. Ai primi quattro personaggi gli inquirenti hanno contestato il concorso in bancarotta fraudolenta e hanno messo sotto sequestro parecchi miliardi (circa 100 milioni di dollari nel caso di Gelli a Ginevra, e 30 milioni di dollari a Tassan Din a Dublino, 18 milioni di dollari a Carboni) mentre i protagonisti dell'acquisto di azioni proprie sono stati pesantemente condannati. Le indagini dunque procedono in modo parallelo: c'è il troncone centrale della ban¬ carotta, che tende a accertare le responsabilità del crack, e ci sono le inchieste «marginali» che emergono di tanto in tanto e che recentemente hanno tratto alimento da una visita dei magistrati inquirenti a Nassau. Qui, oltre a trovarsi l'ex centro operativo personale di Calvi fuori Italia (lo preferiva alla Svizzera) con tutta la documentazione contabile, risiede ancora la vedova del banchiere, che in passato ha collaborato con gli inquirenti. Probabilmente da Nassau è venuto l'elenco dei professionisti di assemblea pagati da Calvi all'estero, come pure dalle Bahamas sembrano giunti gli elementi che hanno spinto 11 sostituto procuratore Pierluigi Dell'Osso a emettere comunicazioni giudiziarie contro Lucchini e Barzaghi. Entrambi in passato sono stati azionisti del vecchio Ambrosiano; Lucchini possedeva circa l'uno per cetno della banca, mentre Barzaghi, un imprenditore tessile ammiratore di Calvi, aveva investito i propri risparmi in azioni Ambrosiano. Fonti vicine agli inquirenti fanno rilevare che le posizioni di Lucchini e Barzaghi potrebbero essere sostanzialmente analoghe, per cui 11 provvedimento giudiziario nei loro confronti è stato emesso contemporaneamente. Per Barzaghi si tratterebbe di movimenti valutari oltre frontiera e di intestazione estera delle azioni Ambrosiano, sulla falsariga di quanto è avvenuto per Enrico Miorini (l'imprenditore milanese che possedeva un pacco di titoli attraverso la holding estera Ecke). Per Lucchini o per sue società estere si ipotizzano movimenti di valuta che l'Ambrosiano Overseas poteva effettuare e non di titoli per importi da verificare. Come tento filone delle indagini resta infine l'azione di recupero di quanto sparito dalle casse dell'Ambrosiano: gli inquirenti sostengono che ormai si è recuperato il 90 per cento di quanto era materialmente acquisibile. Questo per l'Italia. All'estero la situazione si : evolve In modo soddisfacente; le banche creditrici dell'Ambrosiano holding del Lussemburgo hanno recuperato almeno il 70 per cento dei loro crediti, pari in tutto a circa 400 milioni di dollari. Gianfranco Mortolo