Berio la voce strumentata di Massimo Mila

Berio, la voce strumentata Maggio Musicale: entusiasmo per il concerto diretto dall'autore Berio, la voce strumentata «Voci», un titolo-paradosso dove di voci umane non c'è ombra, e «Coro», canzoni popolari alternate con versi DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — Fra i grandi compositori contemporanei Berlo è forse l'unico che abbia conservato buoni rapporti col canto popolare. Dopo la fiammata d'entusiasmo di clnquanta-sessant'anni fa, quando un celebre Panorama de la musique contemporaine poteva presentarsi «suos le signe du national* e la musica nuova pareva destinata a svolgersi sulla via indicata da Bartók, da Kodàly, da Janàcek e dallo stesso Strawinsky giovane, 11 rapiwrto si è Irrimediabilmente deteriorato dando luogo, anzi, a un senso di superbioso fastidio. Chi potrebbe immaginarsi Boulez o Petrassl chinarsi con affetto sui fiorellini rustici di stornelli popolari? Invece Berlo ha recentemente dato fuori una seconda serie di Folk Songs, per viola e due gruppi strumentali, dopo quella per canto e strumenti suggerita dalla personalità interpretativa di Cathy Berberlan. Quella accostava canti d'ogni paese, perché a Berlo non è l'aspetto nazionale del canto popolare che Interessi. Questa inceve elabora motivi popolari siciliani forniti al compositore da Aldo Bennici, il solista cui 11 lavoro è destinato. Il paradosso del titolo, Voci, per un lavoro strumentale dove di voci umane non c'è neanche l'ombra, spiega 11 tipo di rapporto che Berio Intrattiene col folclore. 6e nel primi Folk Songs c'era ancora un compiacimento reale per le movenze del canto popolare, quale avevano potuto provarlo Brahms e poi, sul plano della ricerca scientifica, Bartók e Kodàly, in Voci appare chiaro che l'interesse di Berlo va al mezzo fonico con cui 11 canto popolare si manifesta, la voce, qui negata e trasformata per una sorta di alchimia timbrica. In breve, 11 canto, popolare e no, fa parte dell'universale Interesse di Berlo per la natura sonoris, cioè per l'universo del suono In tutte le forme. Voci è una specie di Sinfonia con viola obbligata (non un Concerto), dove brandelli di canzoni' — talvolta parreb¬ bero perfino canzonette — sono amalgamati nel flutti e nelle varie avventure timbriche dell'orchestra (più esattamente, di due gruppi strumentali non tradizionalmente disposti). In un palo di importanti episodi tace 11 solista, che in sostanza è un po' il residuo e l'immagine di quella voce onnipresente e negata. Il lavoro ha avuto successo, e l'ottimo Bennici ha corrisposto agli applausi insistenti con l'esecuzione di un Confo popolare trascritto da Berio per viola sola, questo si, assaporato nella semplicità della sua formulazione melodica, senza alchimie né metamorfosi. A ben comprendere questa specie di passo estremo del rapporto di Berlo con la voce, che consiste nel suo annientamento e ricupero In seno all'espressione strumentale, è valsa poi l'esecuzione di quel capolavoro che è Coro, una trentina di canzoni popolari dei più disparati paesi, alternate con versi e frammenti d'una poesia di Neruda, 11 tutto affidato alle voci umane (In questo caso dell'abile coro della Radio di Vienna, diretto da Erwln Ortner), ognuna In coppia con uno strumento affine. In un certo senso, è una tappa precedente alla totale soppressione della voce umana, quale è consumata In Voci, ma come riuscita artistica è una vetta alla quale né Berio né altri potrà mai facilmente accostarsi ancora. Qui la voce sopravvive coi suol testi In varie lingue, e usata in tutti i modi possibili di emissione e d'impiego, non escluso il lungo ululato frantumato dai battiti della mano sulla bocca, alla maniera del Pellirosse. Come abbiamo avuto altra volta occasione d'affermare, Coro è una storia universale dell'uomo attraverso 1 suoi modi di cantare, è la riflessione antropologica di un musicista. • Una antologia di modi diversi di mettere in musica*: cosi definisce Coro l'autore. SI, un'antologia dei modi di cantare nel mondo e nel corso della storia, un'antologia attraverso la quale si delinea il destino dell'uomo e il significato, non negativo, della vita. Berlo non è di solito un autore allegro, o per lo meno, secondo me lo è, sta più dalla parte di Rossini che di Wagner, ma sopra un pessimismo di fondo (né si può dire che ne manchino 1 motivi). Perciò riderà alle mie spalle se dico che Coro, ogni volta che lo sento, mi rinnova l'impressione esaltante di un lavoro che lui certamente trova bruttissimo, i Préludes di Liszt sopra una trombonesca pagina di Lamartlne che esalta il progresso inarrestabile dell'umanità. Intendiamoci, non attribuisco a Coro una ingenua interpretazione rettilinea della civiltà. Coro non marcia avanti seconde una progressione rettilinea. Il suo contagioso ottimismo non si sviluppa in lunghezza ma in ampiezza, la gioia (la Freude) nasce dalla compresenza, dalla molteplicità, dalla bella famiglia, non d'erbe e d'animali, ma di creature umane che popola la terra, manifestandosi all'orecchio col loro vari modi di cantare e con le loro modificazioni nello spazio e nel tempo. Non per nulla Béjart, nel suo balletto sulla Nona Sinfonia, aveva affidato l'Inno alla Gioia a una ronda vorticosa di ballerini di tutte le razze e i colori; forse non ce n'erano due della stessa nazione in quel girotondo di giovani uomini e donne che si tenevano per mano vorticando. Questo è 11 senso benefico di Coro, consegnato nella realtà sonora di voci e linguaggi. Peccato che nella sua anomala distruzione topografica di strumenti e voci sia cosi difficile da eseguire: forse non l'ha ancor mal diretto nessun altro che l'autore. Altrimenti, dappertutto dove ci sia un'orchestra e un coro dovrebbe essere eseguito almeno una volta all'anno, magari a cura e per iniziativa dell'Onu. Anche al Comunale Coro ha destato entusiasmo. II. pubblico non si stancava di applaudire, e Berlo ringraziava compunto, facendo parte degli applausi all'orchestra del Maggio Musicale ed al coro austriaco. Ma chissà se si rendevano ben conto, lui di quello che aveva fatto e il pubblico del senso di ciò che applaudiva? Mt ■ Massimo Mila

Luoghi citati: Firenze, Vienna