Il giudice che fa la storia di Roberto Martinelli

il giudice che fa la storia Importanti scadenze per la magistratura italiana: congresso e rinnovo del Csm il giudice che fa la storia Caso Sme, processo Antonov e procedimento disciplinare contro Carlo Palermo - Tre vicende diverse che dimostrano il nuovo ruolo dei magistrati - L'indipendenza non può essere considerata privilegio di casta e non equivale a irresponsabilità - 11 pericolo del protagonismo ROMA — La storia del no-! .slro Paese sta entrando nelle aule di giustizia: non 6 solo lo' slogan coniato da una delle correnti della magistratura; per coinvolgere giudici e società in una giornata di ri-; flessione. E' l'amara realtà' che si è ormai radicata nel tessuto sociale e che gli altri' poteri dello Stato non fingono più di ignorare. Semmai ne fanno un uso indiscreto, fingendo ai quattro venti di volere una magistratura libera e indipendente. Tre esempi valgono per tutte le possibili variazioni sul tema: il «caso Sme» che ha partorito due inchieste sui vertici della pubblica accusa a Roma; il processo al bulgaro Antonov clie sta tentando la ricostruzione del più inquietante complotto politico di tutti i tempi; il procedimento disciplinare al giudice Carlo Palermo, scampato ad una strage ma incolpato di aver inquisito senza poteri il presidente del Consiglio. Tre vicende che non hanno nulla in comune, ma sono emblematiche del costume e del ruolo dei nostri giudici e di chi dovrebbe garantire la loro autonomia e indipendenza. Tre episodi che stanno a dire come la storia delle istituzioni rischia di essere scandita dalle sentenze dei magistrati. In questo scenarlo e alla vigilia di un congresso nel quale i giudici italiani hanno deciso di affrontare la scottante tematica dei loro rapporti con il potere politico abbiamo cercato di capire perché si è corso il rischio in questi ultimi tempi di una vera e propria resa dei conti. Nino Abbate, candidato per il nuovo Csm nella corrente di Unità per la Costituzione, sostiene che gli anni scorsi hanno 'individuato con forza la "centralità" della giustizia quale momento determinante per la tutela delle fondamentali libertà del cittadino». Il tema è proprio questo. «In tutti i campi — spiega Abbate — dal lavoro, alla salute, alla famiglia, alla difesa dell'ordine repubblicano, i magistrati hanno dovuto affrontare nonostante le carenze normative e strutturali, Quetionl di notevole complessità che finivano addirittura per incidere sulla credibilità delle istituzioni e sulla stessa stabilità dello Stato*. Tutto ciò ha provocato, però, fenomeni diversi. Non tutti i giudici si sono mostrati all'altezza dei loro compiti. «/ magistrati — risponde Abbate — nella stragrande maggioranza sanno bene che l'indipendenza non può essere considerata il privilegio di una casta intoccabile. E se all'esterno, nel rapporto con gli altri poteri dello Stato, il confronto deve rimanere ancorato al rispetto delle sfere di competenza disegnate dal costituente, all'interno occorre approfondire il discorso di una inversione di rotta per sostituire logiche di traspa¬ renza, di dovere, di efficienza a quelle del disimpegno, del clientelismo, dell'appiattimento ideologico, della de-responsabilizzazione*. Un obiettivo non indifferente, per raggiungere il quale occorre, secondo Abbate, che il Csm «recuperi sino in fondo la propria caratteristica di organo di garanzia di tutela e promozione dell'indipendenza della magistratura*. Enrico Ferri, segretario generale di Magistratura indipendente, sostiene che 11 «potere giurisdizionale» non può essere lasciato solo nel difendere Stato e società civile e nel garantire la libertà del cittadino. Dopo le stagioni della speranza (anni 60) e dell'emergenza (anni 70), stiamo vivendo — dice Ferri — la terza fase, lontani dalle grandi speranze ma anche dalle drammatiche paure. E' la fase della riflessione e della consapevolezza di essere maturi per rldeflnlre il contratto sociale: *E' tempo che la gente sappia e comprenda che le garanzie dei cittadini passano attraverso un potere giurisdizionale indipendente non solo nelle parole, ma anche nei fatti, laddove indipendenza non significa irresponsabilità, ma vuole dire esercizio autonomo e consapevole di un servizio fondamentale per la democrazia di un Paese*. Indipendenza esterna ed interna alla cui garanzia e tutela è chiamato il Csm, 11 cui ruolo — secondo Ferri — è cresciuto progressivamente e proporzionalmente negli ultimi anni ed oggi è lontano da quello di semplice governo di amministrazione. «£' per questo che la prossima scadenza del Consiglio ed il suo rinnovo sono importanti non solo per i magistrati ma anche per il Paese il quale deve capire che il giudice sta chiedendo delle regole per rendere più efficiente la giustizia*. Vincenzo Accattatis, vice presidente dell'associazione, rappresenta la corrente di sinistra di Magistratura Democratica. Il suo obiettivo è quello di stabilire se nel raccordo tra i vari poteri dello Stato, c'è davvero una sovraesposizione della magistratura e quindi la necessità di un rientro dei giudici nei loro ranghi. Ovvero se questa prevalenza viene avvertita perché c'è un sistema giudiziario che funziona sulla base di una società che è mutata. Nel distinguo di Accattatis c'è già la risposta: e cioè che 11 mutamento della realtà ha modificato il ruolo del giudice, ma allo stesso tempo esiste anche tra alcuni magi¬ strati una sorta di protagonismo che si riflette negativamente sull'amministrazione della giustizia. L'altro tema è quello delle garanzie giuridiche, sospese durante gli anni dell'emergenza e che ora debbono essere ripristinate Ecco 1 giudici italiani impegnati a ridisegnare quello che qualcuno definisce «11 nuovo contratto sociale», ma che in realtà vuole essere una sorta di codice di comportamento con 1 politici da un lato e con 1 cittadini dall'altro. Ha detto 11 presidente dell'associazione Alessandro Crlscuolo che si stava creando una situazione di incomprensione ed incoerenza. Ma sarà sufficiente un dibattito congressuale per risolvere una situazione tanto complessa? Se è vero che c'è stata e c'è grossa tensione tra il potere politico e quello giudiziario, troppi giudici hanno tuttavia mostrato eccessiva subordinazione al «Palazzo». Ed allora, se si vuole che la storia del Paese non venga raccontata solo nelle aule di giustizia, l'autocritica debbono farla tutti, giudici e politici e soprattutto faccendieri pubblici e privati. Roberto Martinelli

Persone citate: Abbate, Carlo Palermo, Enrico Ferri, Nino Abbate, Vincenzo Accattatis

Luoghi citati: Roma