Rispunta il terrore made in Japan

Rispunta 81 terrore umile in Japan Dopo anni di tregua il Giappone ritrova un'eversione fanatizzata e teme che dai fuochi si passi al grande incendio Rispunta 81 terrore umile in Japan Obbiettivo degli ultimi attentati, l'aeroporto internazionale di Tokyo - Si teme che l'Armata Rossa giapponese, galvanizzata dal rilascio del suo leader Okamoto, dopo 12 anni di carcere in Israele, organizzi nuovi attacchi clamorosi - D gruppo conterebbe anche su una ventina di militanti all'estero • Le sanguinose faide interne e un codice che, più che le Br o la Rote Armee, ricalca quello dei «kamikaze» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — Due bombe a orologeria scoppiate a Chiba, a una sessantina di chilometri da Tokyo, e nelle vicinanze dell'aereoporto internazionale di Narita. quattro giorni fa. Gravi danni, distrutto un edificio a due piani di una ditta che ha in appalto i lavori di ampliamento dell'aerostazione, ma nessun ferito. Malgrado la stampa non abbia dato grande rilievo alla notizia, il ministero della Giustizia teme che i terroristi giapponesi — alla fine degli Anni Sessanta impegnati tra l'altro nella battaglia per impedire l'edificazione dell'aereoporto di Narita — intensifichino la loro attività dopo la liberazione dalle carceri israeliane di Okamoto, unico superstite dei tre che nel 1973 compirono una strage all'aeroporto di Tel Aviv. Che Okamoto possa essere considerato un «eroe» o un «modello» anche dai più esaltati guerriglieri dell'ex Armata Rossa giapponese, è improbabile. Pochi mesi fa. quando ancora non si sospettava che sarebbe stato liberato su richiesta dei palestinesi — o forse proprio perché questa voce era stata messa in circolazione — un giornalista del Mainicìn era stato a visitarlo. Chiuso In cella di isolamento dà dodici anni, Okamoto veniva descritto come un animale, incapace di parlare, al massimo di grugnire. Come un cane mangiava dalla ciotola messa per terra, affondando 11 viso nel cibo, senza usare le mani. Quando il giornalista gli chiese se voleva mandare una lettera in Oiappone. si mise a ridere e a sbavare. Questo si è saputo di lui in Giappone, prima. Invece le foto pubblicate dopo la sua liberazione, scattate in un Paese non identificato del Medio Oriente, specie quella in cui lo si vede ab- bracciare Fusako Shigenobu. la donna che è ancora considerata leader indiscusso dell'Armata Rossa giapponese, da anni combattente con i palestinesi, hanno suscitato a Tokyo timori di un rilancio dell'estremismo. Fusako ha dichiarato a un giornalista libanese che il suo gruppo ha Intenzione di «riprendere quanto prima la lotta armaUt' e che il compagno Okamoto è in pieno possesso delle sue facoltà fisiche e mentali. Ha aggiunto che spera che questo «ricongiungimento- incoraggi e dia nuovo vigore ai combattenti clandestini che vivono in Giappone. Cosi l'altro ieri il ministro della Giustizia Hitoshl Shimasaki ha rivolto un appello alle forze di polizia affinché intensifichino l'azione di sorveglianza e repressione dei gruppi estremisti la cui attività per il momento si concentra contro l'attuazione dei progetti di ampliamento della zona aeroportuale. Ma c'è davvero in Giappone, oggi, un clima sia pure vagamente favorevole a un revival dell'estremismo e della guerriglia urbana quale si era avuto negli anni Sessanta e Settanta? Completamente avulsi da un movimento operaio e da un movimento studentesco, entrambi inesistenti o per lo meno in letargo, oggi i guerriglieri di «sinistra.., o «radicali» secondo una definizione più anglosassone ma meno corrispondente alle premesse ideologiche dell'Armata Rossa giapponese, appaiono come fantasmi del passato, sia pure- di un passato recente. Si è notato che soltanto i tre Paesi che hanno fatto parte dell'Asse, Germania, Giappone e Italia, hanno conosciuto 20-30 anni dopo la fine della guerra ondate di estremismo giovanile di portata tanto vasta, non rigurgiti di fascismo — c'è anche da registrare questo fenomeno che ha tuttavia connotati diversi — ma di ansiosa, quasi genetica insopportabilità per la borghese imposizione del¬ l'ordine, per una coercizione che non è tale ma si risolve in una pragmatica e fatalmente vincente necessità di «adeguamento.. Ognuna delle tre società civili, culturalmente assai diverse anche se effimeramente assimilate in un'avventura militare, cioè incivile, hanno reagito in modo diverso agli estremismi dei loro giovani. L'Italia sappiamo come. La Germania con la «soluzione finale» di quei «suicidi» nelle carceri di isolamento. Il Giappone, alla sua maniera. Non c'è un solo membro dell'Armata Rossa giapponese in carcere in Giappone. Okamoto era l'unico che fosse detenuto, ma non in patria. Il governo giapponese ha sempre «ceduto» ai ricatti dei suoi estremisti. Come mai? Si dice, qui, che nessuno meglio dei giapponesi stessi conosce il fanatismo dei suoi estremisti. Il governo nipponico per due volte ha accettato incondizionatamente i loro ultimatum: nel 1975 a Kuala Lumpur un gruppo dell'Armata Rossa giapponese chiese e ottenne la liberazione dalle carceri nazionali di cinque suol affiliati. In caso contrario avrebbero ucciso tutti gli ostaggi dell'ambasciala americana e svedese che avevano occupato simultaneamente. Altri sette terroristi vennero rilasciati nel 1977. quando una squadra di guerriglieri • rossi, giapponesi si impadronì di un aereo della Jal. Oltre alla liberazione dei loro compagni ottennero anche un riscatto pari a 6 milioni di dollari. Come si spiega questo atteggiamento «debole» del governo giapponese? «A?oi sappiamo che i nostri terroristi non avrebbero esitato un attimo a fare quello che minacciavano. Che avrebbero ucciso e torturato gli ostaggi, uno a uno, e poi si sarebbero suicidati. Tirare per le lunghe i negoziati non avrebbe avuto nessun senso- ha dichiarato un funzionario del ministero degli Esteri. Quanti sono i combattenti dell'Armata Rossa giapponese oggi in giro per il mondo, ovvero nel Paesi che danno loro asilo? Al massimo una ventina. E gli altri? .Non li abbiamo 'suicidati' noi- dice un giudice, «si sono distrutti tra loro in lotte intestine. Nel 1972, in un casolare di campagna, abbiamo trovato venti corpi di giovani uomini e donne, una incinta di sei mesi, sottoposti a torture efferate, la pelle tagliuzzata come stoffa, i volti sfigurati dal fuoco, sventrati, legati con corde a tronchi di alberi, lasciati morire dissanguati al gelo. Se ora ci preoccupiamo della liberazione di Okamoto è perché sappiamo di che tempra sono i nostri terroristi. Si uccidono tra di loro per diivrgenze di opinione. Non conoscono pietà, non conoscono compromesso-. Cosi anche i giapponesi, per spiegare il fenomeno del terrorismo, sfogliano il loro album di famiglia. Si fa per dire, perché pochi «kamikaze, morti a vent'anni hanno avuto modo di diventare pa dri: però sono di certo onora ti zìi. Renata Pisu Tokyo. 1" il mar/o 1980: migliaia di estremisti di sinistra marciano sull'aeroporto di Narita per contestare i Ijuiri di ampliamento. A distanza di 5 anni una nuova serie di attentati hanno interessato lo scalo facendo temere una ripresa in grande stile del terrorismo giapponese