Il ministro-pirata Berri Burattinaio o burattino? di Tito Sansa
Il ministro-pirata Beni Burattinaio o burattino? Chi è il capo di Amai, protagonista del dramma Il ministro-pirata Beni Burattinaio o burattino? Avvocato, elegante, raffinato, cordiale, aveva fama di moderato cSono assolutamente contrario ai sequestri di persona'). Così disse, non più di una settimana fa, l'avvocato Nabih Berri, il capo delle milizie sciite di Amai che ha osato sfidare il presidente americano Reagan. E, afferrandomi più volte il polso per dare maggior peso alle sue parole, aggiunse: «Mi creda, sto lavorando per la liberazione delle persone rapite. Ma ci vorrà del tempo». Berri, che è anche ministro della Giustizia nel governo libanese (praticamente inesistente), e che si è autonominato «ministro per la Resistenza Nazionale», fece in sostanza capire, senza peraltro dirlo esplicitamente, che lui, personalmente, non ci poteva fare nulla, perché forze estremiste che sfuggono al suo controllo sono i veri padroni di Beirut. Berri, 54 anni, sempre elegantissimo e profumato, tiene in modo particolare aHa sua fama dì moderato, di uomo del compromesso. Dotato di un'oratoria raffinata, poliglotta, esprime con toni suadenti idee rivoluzionarie ereditate dall'/mani Mussa Sadr, guida spirituale degli sciiti, misteriosamente scomparso durante un viaggio in Libia. Riesce difficile credere che quest'uomo cosi raffinato, cosi cordiale, che ricorda più un principe del foro napoletano che un politico, possa essere a capo di un partito che ha la base tra le masse urbane della periferia e che si chiama «dei diseredali'). Del capopopolo, il distinto avvocato non ha nulla. Le ambizioni di Berri sono ben altre. «Se nel 1982 fossi stato pianila del corpo degli israeliani, come altri, ora sarei presidente della Repubbli- cw>, mi ha detto. «Ora — ha aggiunto, dimentico che nell'agosto 1982 baciò pubblicamente Arafat — l'unica cosa che voglio è liberare il Libano dalla presenza dei palestinesi». Per questo, con il consenso della Siria, il 19 maggio ha scatenato l'attacco contro i campi palestinesi di Sabra, Chatyla c Borj cl-Barajneh (che si e risolto in un fallimento); per questo incita alla liberazione del Libano meridionale «da lutti gli stranieri •>. Agli sciiti (che sono circa il 40 per cento della popolazione libanese), benché «discredati», non mancano armi e munizioni. Qualcosa è stato fornito loro dalla Siria, ina la loro grande risorsa è la coltivazione dell'hashish nella valle della Bckaa; i proventi vengono divisi fraternamente con i protettori e occupanti siriani. Problemi ci sono per gli arrivi di armi, che il porto di Beirut e impraticabile a causa di continui agguati e combattimenti, e un nuovo porticciolo a Khaldé, a Sud della capitale, e slato occupato dai socialisti drusi di Jumblatt ai quali non piace che Amai si rinforzi troppo. All'estero, benché Nabih Berri sia poco conosciuto, molti possono avere l'impressione che l'awocato-ministro sia un condottiero. Chi lo ha avvicinato, ha sentito i suoi discorsi e i suoi comizi, ne ha ricavato un'impressione diversa. Senza essere proprio un apprendista stregone, l'avvocato che il presidente libico Gheddafi considera un «traditore della causa araba», uno «Sharon numero duo che «sarebbe giusto uccidere», è forse uno che si è trovato a cavalcare la tigre scatenata di Amai e non sa più come frenarla. . E' piuttosto presumibile che qualcuno più potente di lui (ma chi?) gli abbia imposto il clamoroso gesto per avvertire gli Stati Uniti e Israele che con Hussein e con Arafat non si tratta per la pace, che il terrorismo è vivo c cercherà di impedirlo. Per Nabih" Berri, sconfitto militarmente, sconfessato dai protettori, il sequestro degli ostaggi è forse l'ultima spiaggia. Ma per conto di chi agisce? Tito Sansa Beirut. 11 leader sciita Nabih Berri (Telefoto)
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