Da Liverpool a Torino sul jet della pace

Da Liverpool a Torino sul jet della pace Con la delegazione che vuole ricostruire l'amicizia umiliata dalla tragedia di Bruxelles Da Liverpool a Torino sul jet della pace TORINO — A Liverpool l'aereo rulla puntuale sulla pista, alle 3 del pomeriggio, sotto la pioggia. In un attimo il porto e le villette brune della periferia spariscono dietro le nuvole. Il viaggio della riconciliazione a Torino è cominciato. E' dal giorno successivo alla strage nello stadio Heysel di Bruxelles che gli amministratori della città inglese, i dirigenti della squadra dei «reds», il vescovo cattolico e quello protestante, hanno lavorato per arrivare a questo giorno. Hanno scelto la delegazione (28 persone), hanno preso contatti, preparato discorsi. Adesso che il jet è in volo sono tutti tesi. Sperano di essere capiti ma l'esame da superare è duro. «Quei trentotto morti pesano a Liverpool e in Inghilterra come in Italia», dice Derek Hatton, il vicesindaco che è stato uno dei più convinti sostenitori del viaggio. « Voglia¬ mo scongiurare una guerra tra città, tra italiani e inglesi. A Torino speriamo di incontrare anche i familiari di qualcuna delle vittime di Bruxelles per testimoniare il nostro cordoglio sincero. Non cerchiamo scuse ma comprensione. Dobbiamo lavorare insieme per ricostruire l'amicizia, per eliminare dubbi assurdi: la violenza di un gruppo di teppisti non può condannare un Paese». Anche gli altri rappresentanti del consiglio comunale di Liverpool insistono su questo tema: la violenza di una minoranza va isolata. Per una volta, sono d'accordo i laborlsti (che governano la città). 1 conservatori e i liberali, tutti presenti nella delegazione. Raccontano i mille episodi di solidarietà, cercano di descrivere lo sgomento che la città continua a vivere. Hanno portato centinaia di lettere che gente comune ha scritto al municipio e ai gior¬ nali, i disegni che i bambini di una scuola — la St. Brlgids's — hanno realizzato in classe. Due funzionari li tengono arrotolati su una delle poltrone dell'aereo: si intravedono volti che piangono e scritte di pace. «Li regalere- mo ad una scuola di Torino», dicono. Hatton parla anche di iniziative concrete. Mostra un documento che vuole sottoporre, oggi, alle autorità di Torino e ai dirigenti della Juventus. E' una relazione dell'ufficio tecnico del Comune di Liverpool: l'ha realizzata un perito che, cinque giorni fa, è stato a Bruxelles. Nove fogli che dimostrerebbero l'inadeguatezza delle strutture dello stadio Heysel. Nel discorso riemerge la polemica inglese contro l'Uefa. «La follia degli hooligans è la prima responsabile, certo, ma in quello stadio non si doveva giocare una partita così». Secondo Hatton sarebbe venuto il momento di ragionare su tutte le responsabilità «perché tragedie simili non si ripetano». Una critica dura è rivolta anche al governo di Margaret Thatcher. Il tono si accende, il confronto politico a Liverpool, bastione laborlsta, è forte. «Ci hanno già regalato là guerra delle Falkland — dice Derek Hatton — ora la disoccupazione. I fenomeni di violenza, gli sbandati sono soprattutto colpa di una certa politica». Ma sull'aereo della riconciliazione prevalgono voci più pacate, anche se a Londra le dichiarazioni di Hatton avranno un seguito. Sono i due vescovi di Liverpool, che siedono uno accanto all'altro, a insistere sul messaggio di fratellanza che la delegazione vuole portare in Italia. Ricordano che quando il Papa visitò la città inglese, tre anni fa, entrò e si fermò in preghiera sia nella cattedrale cattolica che in quella anglicana: «Oggi siamo qui insieme per esprimere i sentimenti più profondi della nostra popolazione, delle Enrico Singer . (Continua a pagina 2 In prima colonna)

Persone citate: Derek Hatton, Enrico Singer, Hatton, Margaret Thatcher