Nuova vita per un castello

Nuova vita per un castello A Santena un programma ambizioso della Fondazione Cavour Nuova vita per un castello Per la salvaguardia del complesso lo si vorrebbe trasformare in un centro di studi storici e di ricerca - Un museo della vita e del ceto dirigente piemontese si affiancherebbe a quello già esistente, riaperto al pubblico tra mille difficoltà - Il finanziamento? «Tutto da privati» Un patrimonio inestimabile invidiato dagli stranieri, una pagina della nostra storia dimenticata e sulle cui sorti per tarato tempo si è temuto il peggio. Il castello Cavour di Santena, con il museo e archivio annesso dedicati alla figura e alla vita dello statista piemontese, sta per uscire dal limbo in cui l'hanno confinato le istituzioni pubbliche, per assumere quel ruolo che gli compete e degno delle memorie che custodisce. La Fondazione Cavour, l'ente privato che amministra dal 1955 con il Comune di Torino il monumento cavourlano, ha deliberato un programma per valorizzarlo e trasformarlo in un Centro di studi storici ad ampio respiro internazionale. Obiettivo ambizioso da raggiungere entro l'86, ma l'unico in grado di salvaguardare il complesso che comprende anche una villa e un meraviglioso parco. Dice il presidente della Fondazione Cavour, architetto Ippolito Calvi di Bergolo: «Vogliamo aprire il castello agli studi sul conte Cavour e sul Risorgimento per inserirlo nei circuiti di ricerca internazionali e nazionali. Perciò intendiamo riattivare e valorizzare il museo cavouriano, affiancando a quello già esistente il "Museo della vita e del ceto dirigente piemontese" utilizzando l'arredamento della villa, predisponendo locali idonei all'ospitalità di studiosi e alla consultazione degli archivi e della biblioteca, organizzando convegni, seminari, visite guidate e conferenze». E' un programma impegnativo che la fondazione conta di poter realizzare con il finanziamento di privati, ma che comprende anche altre Iniziative come -la ricognizione del materiale documentario esistente negli archivi, indagini storiche sul tempo di Cavour e ricerche sulla classe dirigente subalpina'. Una ricerca lunga, complessa. Spiega l'architetto che «si tratta di materiale inesplorato al 50 per cento» e che comprende numerosi 'Carteggi inediti dello statista piemontese con i governi europei e contatti epistolari con i Rothscliild e altre potenti famiglie». La visita al castello e al suo archivio equivale, infatti, ad un salto nell'800. Fascicoli ingialliti, volumi, appunti, raccontano attraverso il conte Benso di Cavour la storia europea di quegli anni e del nostro Risorgimento. Inoltre vi sono custoditi anche gli archivi del marchese Emilio Visconti Venosta, ministro degli Esteri; della famiglia Lascarls di Ventimiglia con preziose informazioni su diverse famiglie legate alla storia subalpina; della famiglia Cavour con carteggi e documenti dei parenti di Camillo: la nonna Philippine, Il padre Michele, il fratello Gustavo, le zie Clermont-Tonnerre e d'Auzers. L'architetto Calvi di Bergolo, nominato presidente della Fondazione due anni fa, parla con orgoglio del programma varato dal comitato scientifico. Aggiunge: «Ci siamo arrivati dopo avere sanato i debiti e tolto il complesso dal totale stato di abbandono in cui versava dopo gli entusiasmi della celebrazione dell'Unità d'Italia'. Il complesso cavouriano, che tra l'altro custodisce anche le spoglie dello statista, è la prova di quanto possono fare i privati per salvare i monumenti. La sua recente storia è infatti un simbolo dell'incapacità degli enti pubblici di amministrare i beni culturali. La burocrazia e l'indifferenza per anni sono stati i nemici principali del castello e delle memorie storiche custodite. Di proprietà del Comune di Torino che lo ha ricevuto nel '47 dalla famiglia Visconti Venosta (eredi del casato dei Benso di Cavour), non ha mai ricevuto dalle amministrazioni che si sono alternate a Palazzo Civico e in Regione le, cure necessarie. Solo promesse, ma pochi interventi per salvaguardarlo dal degrado. Se il patrimonio custodito non è andato disperso forse lo si deve alla fondazione voluta dai Venosta e costituita nel 1955. In questi anni è stato aperto al pubblico il museo Cavour che però è sempre sopravvissuto fra mille difficoltà di bilancio, con problemi di custodia (è tuttora affidato a due persone) e di conservazione dei documenti. Emblematica poi per l'intero complesso, che ha bisogno di pesanti lavori di ristrutturazione, è la storia del parco di 43 giornate, ricco di piante secolari. Dopo l'incidente del '78 (un albero cadde e uccise una madre con la sua figliola), per quattro anni è rimasto chiuso al pubblico perché nessun ente pubblico voleva sobbarcarsi l'onere della cura. Emanuele Monta I ;\ facciata interna dell'antico palazzo: l'intera costruzione ha bisogno urgente di restauri

Luoghi citati: Bergolo, Comune Di Torino, Santena, Ventimiglia