«Sì, l'ho ucciso con una pietra»
«Sì, l'ho U€€ÌSO €on una pietra» Confessa l'assassino di Uscio «Sì, l'ho U€€ÌSO €on una pietra» Ha ammesso di avere pensato al rapimento del giovane perché era pieno di debiti GENOVA — Mario Micozzl ha confessato, la scorsa notte, nell'interrogatorio davanti al sostituto procuratore della Repubblica Maria Rosaria D'Angelo, di aver sequestrato e ucciso Roberto Trebino, il giovane studente di Uscio che era scomparso il primo giugno e il cui cadavere, su indicazione dello stesso Micozzi, è stato ritrovato tre notti fa in una discarica dell'autostrada Genova-Livorno, nei pressi di La Spezia. Il magistrato ha quindi convalidato il fermo di Micozzi, operato dai carabinieri che già avevano raccolto la prima confessione dell'accusato. Il fermo è stato convalidato anche nei confronti di Isabella Cabona, moglie di Micozzi, nonostante che il marito abbia escluso una sua partecipazione al fatto e nonostante la donna, nel suo interrogatorio, abbia sostenuto di non aver mai saputo nulla di quanto compiuto dal marito. L'interrogatorio dei due co- niugi è cominciato mercoledì sera, dopo che nel pomeriggio Micozzi era stato portato dagli inquirenti a compiere un sopralluogo lungo l'autostrada, fermandosi nel punti in cui aveva colpito Roberto Trebino con una pietra, all'altezza di Rapallo, Questa la versione dell'assassino. Micozzi, piccolo imprenditore edile di Uscio, si trovava strangolato dai debiti: i creditori continuavano ad assillarlo per avere il loro denaro (in totale circa 300 milioni), e lui avrebbe perso la testa, non sapendo come far fronte alle loro richieste. Già da alcuni giorni, prima del primo giugno, aveva pensato al sequestro di Roberto Trebino, ma soltanto venerdì 31 maggio riuscì a fissargli un appuntamento all'uscita della scuola che il giovane frequentava a Genova. Micozzi, però, non avrebbe formulato il «piano operativo» del sequestro e, una volta raggiunto il magazzino, nel quartiere di Albaro, che gli serviva come sede di lavoro, tra i due vi sarebbero state parole grosse. Micozzl colpi quindi Trebino con un pugno, il giovane svenne, fu imbavagliato e legato, dopo essere stato cloroformizzato con una bomboletta spray. Micozzi caricò quindi il giovane nel portabagagli della sua automobile e si diresse sull'autostrada verso La Spezia. Nei pressi di Rapallo, essendosi aperto il cofano del portabagagli, (la scena sarebbe stata vista da un automobilista di passaggio che avrebbe avvertito i casellanti), raccolse una pietra e comincio a colpire Trebino alla testa con estrema violenza. Poi il viaggio fino alla discarica, dove gettò il cadavere, il ritorno a casa, verso le 13, e le prime telefonate con richieste di riscatto alla famiglia del giovane. Nella notte, Micozzi parti con la moglie e i figli per,T$rquinta^ dove, a suo dire, il padre avrebbe dovuto dargli del denaro per far fronte ai debiti. Alla moglie disse che era stato ricattato, che doveva portare un pacchetto, che avrebbe trovato sull'autostrada, a Massa, che forse conteneva stupefacenti. Durante 11 viaggio, quindi, la sosta per ritirare la busta con i 10 milioni che la famiglia Trebino aveva lasciato nel posto indicato sull'autostrada.
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