Restano sigillati in busta i voti sul traffico a Roma

Restano sigillati in busta i voti sul traffico a Roma Nuove complicazioni per il referendum sul centro storico Restano sigillati in busta i voti sul traffico a Roma De, psi, psdi e pli disertano il comitato dei garanti, che deve dare il via allo spoglio delle schede DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Rischia di restare senza effetto il voto referendario espresso dai romani a favore o contro la chiusura del centro storico della capitale. Il sindaco Ugo Vetere ha nuovamente convocato per domattina nel locali dell'ex mattatoio la riunione del comitato dei garanti, composto da tutti i partiti del Consiglio comunale uscente. Ma sembra scontato che anche questa volta la seduta subirà un rinvio, perché sinora la de, il psi, il psdi e il pli non hanno raccolto i ripetuti inviti del sindaco comunista. Questa situazione di stallo potrebbe trascinarsi fino all'insediamento della nuova giunta capitolina, che dovrebbe essere composta da consiglieri del pentapartito. Di conseguenza potrebbe restare a lungo «congelato" il risultato della consultazione popolare del 12 maggio scorso. Nella migliore delle ipotesi, l'esito del voto dei romani sull'eventuale chiusura del centro storico potrebbe conoscersi tra qualche mese. Motivo: occorre innanzitutto avviare le operazioni di numerazione delle schede spedite per posta o consegnate a mano presso le varie circoscrizioni comunali. Per superare questa prima fase è necessario un numero sufficiente di rappresentanti del comitato dei garanti, che dovrebbero dettare le regole per l'apertura delle buste, Ma, come abbiamo detto, si prevedono tempi assai lunghi proprio in considerazione del fatto che difficilmente si potrà riunire il comitato dei garanti, che funge da seggio elettorale. Se ciò avvenisse, si dovrebbe decidere la procedura per lo spoglio delle schede: anche questo presenta ostacoli. Chi dovrà effettuare l'analisi tecnica delle cinque domande, poste ai cittadini residenti nella capitale ed abilitati al voto? E quanto tempo essa richiederà? Preliminarmente si dovreb¬ bero conteggiare le schede valide. Se tale numero fosse limitato, lo spoglio sarebbe affidato al Ceu (Centro elettronico unificato) del Comune. In caso contrario, l'indagine — a quanto si è appreso negli ambienti capitolini — dovrebbe essere invece affidata ad una ditta specializzata. Insomma, si profila un vero e proprio «pasticcio» all'italiana. Gli esperti della materia sono concordi nel ritenere che due elementi si sono rivelati determinanti per compli- care l'iter del referendum romano. Innanzitutto la decisione del Tar del Lazio (poi confermata a tempo di record dal Consiglio di Stato) di impedire l'abbinamento de) voto fra le elezioni amministrative e la consultazione popolare sulla chiusura al traffico del centro storico della capitale. Infatti i romani, anziché depositare la scheda ai seggi già predisposti (com'era avvenuto in passato per analoghi referendum a Milano e a Livorno), hanno avuto l'alternativa di spedire le schede in busta chiusa al Comune, con spesa postale a carico del destinatario, oppure di depositarle nelle urne presso le varie circoscrizioni. Risultato: sono giunte decine dì migliaia di buste tuttora sigillate — come d'altronde le urne — e l'esito del risultato è rimasto segreto. Per di più il Comune dovrà pagare alle Poste svariati milioni di lire per il costo dell'affrancatura. Il secondo elemento che ha di fatto paralizzato lo spoglio è strettamente legato all'esito delle elezioni amministrative, che hanno registrato il successo della de, tornata ad essere il primo partito della capitale, e la contestuale sconfitta del partito comunista. Nel nuovo quadro politico il referendum sul centro storico è considerato una specie di «mina vagante» che nessuno vorrebbe far esplodere.

Persone citate: Ugo Vetere

Luoghi citati: Lazio, Livorno, Milano, Roma