La procura di Francoforte per noi il caso Mengele non è affatto chiuso di Mario Ciriello
il caso Mengele non è affatto chiuso Le ricerche continuano, polemiche per il lungo silenzio dei familiari il caso Mengele non è affatto chiuso DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Il «dossier Mengele» non è ancora chiuso. Le autorità tedesche hanno accolto, con interesse e soddisfazione, le parole di Rolf Mengele, il figlio del medico di Auschwitz (-Non hó alcun dubbio che il cadavere esumato in Brasile racchiude i resti mortali di wn'o padre-i, ma vogliono altre prove. Vogliono conoscere soprattutto l'esito degli esami medico-legali cominciati a San Paolo e che dovrebbero concludersi entro una decina di giorni. Fino ad allora, la curiosità della giustizia resterà vigile e viva. Lo ha dichiarato ieri ai giornalisti Hans-Eberhard Klein, il procuratore che, da Francoforte, coordina e dirige le indagini tedesche sul caso Mengele. -Fino a quando non si saprà concertezza assoluta, al cento, per cento, che il cadavere è quello di Josef Mengele, il nostro ufficio continuerà a seguire tutte le piste, a studiare tutti gli indi¬ zi-, E' questo anche il parere di due rappresentanti delle giustizia americana giunti a Francoforte per collaborare, in questa fase decisiva, con il tenace Klein. «Pier noi — hanno detto — la morte del "boia di Auschwitz" deve essere ancora provata in modo definitivo-. Il procuratore Klein ha confermato che Rplf Mengele. un avvocato di 42 anni, nonché altri membri della famiglia gli hanno promesso di assisterlo in ogni modo nelle indagini. Con documenti, lettere, informazioni. Uno dopo l'altro quasi tutti i membri del clan Mengele. proprietario di una prosperosa fabbrica di macchine agricole, tra le più importanti d'Europa, sfileranno, nei prossimi giorni, negli uffici della Procura. Sarà uno spettacolo nuovo. Fino a ieri, nessuno aveva mai parlato. Un silenzio mafioso aveva legato tutti. Un giornalista ha domandato a Klein: -Non può la Procura incriminare i Menge¬ le per non aver mai collaborato con la giustizia? Per non aver detto, già nel 79, che l'uomo morto in Brasile era probabilmente il criminale nazista?-. No, non si può fare nulla. Qui, come in altre nazioni, né le autorità né i magistrati possono costringere una persona a deporre contro un proprio familiare. La Procura ha invece messo sotto inchiesta Hans Sedlmeier, ex uomo di fiducia dei Mengele, per avere intralciato l'inchiesta, occultando alcune presunte lettere del medico dal Brasile. La condotta di Rolf Mengele- è però criticata apertamente da vari giornali. Il suo silenzio è stato troppo lungo, troppo caparbio, troppo arrogante; e. se prima poteva essere giustificato dall'ansia di proteggere il padre, è divenuto incomprensibile dopo il '79, dopo la presunta morte di Josef per annegamento. Oggi, Rolf dice: «17 cadavere è quello di mio padre. Nel 79, verificai personalmente, sul luogo, in Brasile, le circostanze della sua morte-. Perché non ha parlato prima? Per paura forse? Paura di chi? Lo stesso vale per tutti gli altri membri della famiglia. I 14 mila abitanti di GUnzburg. in Baviera, preferiscono non parlare dell'argomento, vogliono dimenticarlo. Ma non è facile. Karl Mengele si chiama l'azienda cui sono legatele fortune della cittadina, l'azienda fondata nel secolo scorso dal padre del criminale E' una ditta ricca, ricchissima, con 1600 dipendenti e un giro annuo d'affari di oltre 80 milioni di dollari, 160 miliardi di lire. La fabbrica è oggi diretta da KarlHeinz Mengele, 40 anni, e da Dieter Mengele, 34 anni. Karl-Heinz è nato dalle prime nozze di Marta, che. dopo aver sposato Karl Junior Mengele, ne sposò, nel '58, dopo la sua morte, il fratello Josef. Dieter è figlio di un aftro fratello di Josef. Alois, morto nel '74. Mario Ciriello
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