La maga di Apuleio di Oreste Del Buono

La maga di Apuleio C«ASINO D'ORO» SECONDO JUNG La maga di Apuleio «Come Jung ha mostralo, la "madre" simhleggia anche su un piano più profondo tutto l'inconscio di un uomo. Quando aio quindi alla fine del romanzo si manifesta nella forma archetipica della grande Dea madre, ciò rappresenta la personificazione di un mondo intcriore che supera di gran lunga i limiti della personalità conscia. E' questo il mondo che Jung ha definito "la realtà dell'anima". Da questo punto di vista il romanzo di Apuleio si situa accanto ai grandi capolavori della letteratura mondiale come il Faust o la Divina Commedia. la descrizione di processi che si svolgono negli strati profondi dell'inconscio collettivo; anticipando la questione, si tratta del problema dell'incarnazione del principio femminile e del suo "riconoscimento" in tutto il mondo patriarcale occidentale. Perciò sono convinta che il romanzo di Apuleio contenga ancora oggi un messaggio essenziale per noi...». Così la vecchia junghiana Marie-Louise von Franz, preziosa quanto faziosa interprete al femminile delle fiabe e del femminile nella fiaba, dei miti dell'alchimia e del mito del suo stesso maestro Cari Gustav Jung, giustifica il suo saggio L'Asino d'oro dedicato al capolavoro omonimo di Apuleio di Madaura (125 dopo Cristo, Madaura - 170 o 180, forse a Cartagine). La traduzione italiana di Fabrizia Ramondino, pubblicata in questi giorni da Boringhieri, giustifica a sua volta il nostro ritorno alla lettura di uno dei maggiori romanzi d'evasione di tutti i tempi. Grande c impagabile letteratura latina, anche se lo sbadato Adso da Mclk, la voce narrante de // nome della rosa, nella prima edizione del capolavoro di Umberto Eco ha attribuito L'Asino d'oro alla letteratura greca per ignoranza di quella lingua, comunque, il filosofo di Alessandria di Piemonte lo haeosVfettó a rettificare al più presto in edizioni successive. Greco d'origine, si dice il protagonista de L'Asino d'oro, ma latino è senz'altro l'autore. ★ * Latino, anche se africano, essendo nato a Madaura al confine tra la Numidia e la Gctulia. Africano, ma biondo e di colore chiaro, secondo una descrizione pervenutaci a documentare la presenza nelle sue vene del sangue degli in vasori nordici. Apuleio compì Mudi grammaticali e retorici in Cartagine, la città più importante nella sua regione, poi andò a perfezionarsi ad Atene tornata agli antichi splendori con la riscoperta dell'ellenismo. Lì si occupò di poesia, geometria, musica, dialettica e soprattutto filosofia, in special modo platonica, si ritrovo dotto nella tuttologia di allora. Ma vi immise una particolare dedizione alle aspettative mistiche c misticheggianti, un maggior desiderio di iniziarsi ai misteri di qualche culto esclusivo, forse a quelli di F.lcusi, forse ad altri molti in Asia e a Roma, a quelli di Iside e Osiride. ' A trent'anni si stabilì a Cartagine, ma continuò a viaggiare soprattutto per far conferenze su tutto; e a Ocea (Tripoli) gli capitò di dar retta, lui soprattutto e forse soltanto omosessuale come tanti romani e greci nella giovinezza, alle insistenze del suo compagno di studi Ponziano che gli offriva in moglie la madre Emilia Pudcntilla da troppi anni vedova. Alla morte di Ponziano, i parenti di Pudcntilla intentarono causa ad Apuleio, accusandolo di aver sedotto la vedova con sortilegi per depredar loro dei beni. Il processo fu celebrato a Sabratha davanti al proconsole romano Claudio Massimo, e Apuleio che, come ogni tuttologo che si rispetti, era anche avvocato, si difese con una famosa apologia poi pubblicata. Dovette essere assolto, ma la fama di mago gli restò appiccicata addosso, anche quando diventò sacerdote della provincia di Cartagine, ovvero ebbe l'incarico di sovrintcnderc ai pubblici spettacoli e di amministrarc i fondi per le sacre cerimonie. ' E' proprio basandosi sugli scarsi dati disponibili della vjta di Apuleio che MarieLouise von Franz sviluppa la sua interpretazione de L'Asino d'oro, o Le Metamorfosi come si chiamava dapprima. L'Asino d'oro è tutto un ribollire di disavventure vissute o ascoltate dal protagonista Lucio, di stili diversi e a volte contrastanti, di favole c controfavolc, ma Marie-Louise von Franz non si lascia distrarre dalle divagazioni incidentali, si attiene alla sua idea fissa. Lucio narra in prima persona di essersene andato per ansia di novità e di esperienze magiche in Tessaglia, terra di sua madre e della magia. Avendo preso dimora presso l'usuraio Milone, scopre che Panfila, moglie di costui, è appunto una maga. La servotta Fótidc, con cui ha una tresca, lo lascia spiare attraverso le fessure di una porta i riti di Panfila. Lucio scorge la maga spalmarsi con un unguento, diventare uccello e volar via dalla finestra. Lucio smania di ripetere l'esperimento, insiste con Fótide. che gli procura il vasetto dell'unguento. Il vasetto sbagliato, però. Perché, per quanto la radice latina del nome Lucio, sia lux luce, e la radice greca del nome Fótide sia phot ovvero e sempre luce, tra tutt'e due combinano un pasticcio peggio che se fossero ciechi, e Lucio si trasforma in asino, invece che in uccello. Di qui le sue piccanti e concitate disavVWW <t- tn» -t. v MV . . Marie-Louise von Franz as> serfscé'''c'nc°Apuicìò'y,avevà un complesso materno. Insomma aveva avuto un buon rapporto con la madre e una tendenza a vivere al riparo della figura materna, tanto è vero che, sposando Pudentilla, non badò, anzi badò moltissimo, alla differenza d'età, unendo i suoi trent'anni ai cinquantanni di lei. Apuleio, dunque, non riuscendo a liberarsi del complesso materno e a sfogare all'esterno il suo desiderio di avventure, evase con Lucio, il protagonista de L'Asino d'oro, così desideroso di conoscere i misteri del lato oscuro del principio femminile ovvero la magia, la stregoneria e così via. Quando un uomo è troppo ■p influenzato dalla madre, o per colpa di questa o per sua naturale disposizione, l'immagine della genitrice disturba il suo contatto con la realtà e più in particolare con le donne. Apuleio, passato da una madre-moglie a una mogliemadre, tentò di compensare nel suo romanzo quel che gli mancava nella vita, affidando a Lucio il compito di condurre a termine la lotta con il complesso materno in tutti i suoi aspetti negativi e positivi. Lucio vorrebbe esplorare il mondo oscuro della femminilità senza compromettersi. Il che non gli sarà proprio possibile, e lui rischierà di essere distrutto. Il suo riscatto dalla degradazione asinina avverrà solo alla fine, dopo il suo incontro o meglio la sua resa alla Grande Dea. * ★ «Ciò corrisponde a una verità psicologica universa/e e molto profonda: spesso s'incontra il divino anzitutto negli stali patologici e morbosi; proprio lì è il "dio", l'esperienza divina, e questo rendi più difficile accettarlo...», dice Marie-Louise von Franz che, comunque, rimprovera molto nel corso dell'analisi il povero Lucio per il tono ironico e autoironico che spesso esibisce per narrare le sue disavventure: «Egli è affetto da un eccesso di ironia intellettuale, con la ■quale riesce ad allontanare da sé ogni reazione del sentimento... Il riso e il senso dell'umorismo, che egli evidentemente possiede, sono ambigui. Come molte persone usa ricorrervi a volte per tenersi lontano dalla vita. E' tipico della personalità nevrotica volgere tutto in scherzo, ricorrere a una bai tu-' ta brillante se si saite minacciata emotivamente, infatti così si può tirare di nuovo indietro...». Il primo «egli» si riferisce a Lucio, il secondo «egli» ad Apuleio. Marie-Louise von Franz ce l'ha con l'autore ancor più che con il personaggio. Comunque, L'Asino d'oro per altri lettori, tra cui noi, è soprattutto un libro divertente. Divertentissimo, come lo voleva l'autore. Oreste del Buono Illustrazione per «L'asino d'oro» da un'edizione veneziana del 1567

Persone citate: Fabrizia Ramondino, Faust, Greco, Gustav Jung, Iside, Jung, Milone, Osiride, Umberto Eco

Luoghi citati: Alessandria, Apuleio, Asia, Atene, Emilia, Ocea, Piemonte, Roma, Tripoli